Gli 'Ecomori' di Porta Palazzo: storie di viaggi, lavoro e integrazione
Andrea Guerrini giornalista freelance, ha passato una giornata con i ragazzi richiedenti asilo che partecipano al progetto di recupero cibo al mercato di torino: "una sorta di prova per l'ingresso in società, un minuscolo ascensore sociale in seno ad un'associazione per svincolarsi dalla rete della burocrazia e provare a rendersi utili"
23 July, 2018
Con lo sviluppo di un punto di raccolta per le eccedenze alimentari gestito da richiedenti asilo, si è aperto un nuovo scenario al mercato di Porta Palazzo a Torino. Dal lunedì al venerdì i volontari si spargono per il mercato ordinando in cassette la frutta e la verdura rimasta invenduta e gettando nella raccolta differenziata rifiuti organici o contenitori e involucri. Dalle 14 i “recuperatori” si avvicinano al banco su cui campeggia la scritta “Ecomori” per servirsi gratuitamente di ciò che andrebbe altrimenti sprecato e dopo una presentazione preventiva si dà il via alla concitazione. Si scambiano battute e motti di spirito, mentre il banco si alleggerisce e in pochi minuti, perché la quasi totalità delle eccedenze viene ridistribuita a uomini e donne di ogni età e provenienza.
Se prima la “ricicla”, il passare dai banchi o dai cassonetti per raccogliere frutta e verdura, veniva svolta in autonomia adesso si è data una nuova dignità al riuso delle eccedenze. Un'attività individuale è diventata collettiva, una base per uno scambio solidale e per raccontarsi in un luogo multiforme come il mercato. Un appuntamento fisso che può anche far sentire meno solo chi si trova in difficoltà. Per chi vi partecipa come volontario è una sorta di prova per l'ingresso in società, un minuscolo ascensore sociale in seno ad un'associazione per svincolarsi dalla rete della burocrazia e provare a rendersi utili; entrare in un contesto di impegno verso la comunità, nel tessuto cittadino e
Gli Ecomori sono invece organizzati da un'associazione, Eco dalle Città, che ha visto in questo semplice progetto una possibilità per attivare dei richiedenti asilo, trovando dei finanziamenti per l'attività con sponsorizzazioni che vanno a coprire qualche tirocinio e delle collaborazioni retribuite. Un servizio alla comunità che impegna ragazzi e ragazze di cui raccogliamo alcune testimonianze.
Moussa era elettricista e magazziniere in Mali, costretto a fuggire per il conflitto iniziato nel 2012 ha fatto un stage come elettrotecnico a Torino che non ha portato a un inserimento lavorativo e ha trovato un impiego come aiuto cuoco. Poi per problemi con il rinnovo dei documenti ha dovuto lasciare il lavoro, adesso presso il Progetto Raccolta Organico smista le cassette di verdura mentre ripete come una cantilena “non leticate!”. È contento di poter aiutare anche senza percepire alcun compenso ma da poco è riuscito a regolamentarsi attraverso un tirocinio attivato dal Progetto.
Anche Alou è maliano, la propria famiglia in patria non lo riconosce e fin da quando ha dieci anni è costretto a vivere da solo spostandosi nella capitale del paese e dormendo in stazione. Con l'inizio della guerra vede arrivare i camion dell'esercito rastrellare e far sparire centinaia di persone e fugge in Costa d'Avorio. Qui lavora come coltivatore nelle piantagioni di cacao, poi in un negozio di scarpe, con i suoi risparmi compra un carrello con cui lavorare come trasportatore e allora prova a tornare nella sua terra natia, a Timbuktu, dove tenta senza risultato di ottenere i documenti per diventare ufficialmente cittadino maliano. Alla ricerca di uno stato civile ufficiale si sposta in Algeria dove
Nell'interminabile tempo di attesa dei documenti scopre durante una manifestazione per i diritti dei migranti la realtà del volontariato al mercato, già in Mali da bambino andava ad aiutare gli anziani a portare a casa la spesa e a Torino riprende a far pratica.I venditori di ortofrutta hanno pareri discordi sull'iniziativa ma la quasi totalità vede questo sforzo di buon occhio, sono pochi quelli che lamentano di veder gente attendere di prendere gratis la loro