Riuso: prospettive per i recuperatori informali a Torino
Il futuro delle persone che raccolgono materiali post-consumo dai cassonetti e li rimettono in circolo, è stato al centro della seduta congiunta delle Commissioni consiliari Ambiente, Commercio e Servizi di venerdì 27 luglio 2018 a Palazzo Civico
30 July, 2018
Quali prospettive per i recuperatori informali? Il futuro delle persone che raccolgono materiali post-consumo dai cassonetti e li rimettono in circolo, è stato al centro della seduta congiunta delle Commissioni consiliari Ambiente, Commercio e Servizi di venerdì 27 luglio 2018 a Palazzo Civico. Alla riunione hanno preso parte, in rappresentanza di Rete ONU, Alessandro Stillo (presidente) e Pietro Luppi (portavoce), che hanno tracciato il quadro della situazione in Italia: “Nel 2001 - ha spiegato Stillo - il provvedimento di liberalizzazione di Bersani ha fatto sparire i cosiddetti 'centoventunisti', coloro che raccoglievano e rivendevano. Prima erano autorizzati, oggi non più”. Il riutilizzo non sembra essere stato al centro dell’agenda politica negli ultimi anni. Questo nonostante le chiare indicazioni di priorità arrivate 10 anni fa dalla direttiva europea 98/2008, nonostante l’applicazione in Italia di questa direttiva mediante la legge 205/10, nonostante un recente pacchetto dell’economia circolare che ancora una volta mette il riutilizzo al centro dell’agenda. Ma c’è sempre speranza. “Una proposta di legge sulle figure dei raccoglitori, presentata dal deputato Stefano Vignaroli, è attualmente all’esame della commissione Ambiente della Camera dei Deputati e speriamo - è l’auspicio di Alessandro Stello - che presto venga esaminata”. Ma negli altri Paesi cosa accade ai recuperatori informali? “ Si è cercato di regolamentare questo fenomeno e non di reprimerlo” ha evidenziato Pietro Luppi. “In America Latina sono abituati a queste situazioni. Ci sono città che hanno tra l’1 e il 2% della popolazione che si occupano di queste attività. Ci sono Paesi, dal Brasile alle Filippine, dove c’è un approccio al rovistaggio diverso da quello italiano, che vanno nella direzione opposta alla repressione. Con piccoli interventi di sostegno - ha aggiunto il portavoce di Rete ONU - sono riusciti ad avere risultati positivi che non avrebbero avuto pagando l’intero ciclo di gestione del rifiuto”. Tornando all’Italia, Torino è ritenuta una delle città dove il fenomeno dei recuperatori informali è più presente. Lo testimonia la storia dell’associazione Vivibalon che sotto la Mole organizza e gestisce i mercati del libero scambio attraverso il progetto Barattolo, gli unici mercati ufficiali in Italia che permettono ai recuperatori informali di proporre al pubblico beni e oggetti attivando un circuito virtuoso di economia circolare. A popolare questi mercati ci sono anche i cosiddetti “svuotacantine”, altre figure che rimettono in circolo materiale e su cui si è concentrata l’attenzione della Commissione consiliare. Su queste attività di recupero, tuttavia, c’è la questione aperta del destino delle cose che non vengono rimesse in circolo. Cosa accade al materiale avanzato? Come ha sottolineato il presidente della Commissione, Federico Mensio, “o se ne sbarazzano nei bidoni stradali oppure attraverso altre forme non legali. Perché gli svuotacantine, per regolamento, non possono portare le cose avanzate all’ecocentro”. Infatti, per legge, i recuperatori non possono entrare nei centri di raccolta. "Bisognerebbe - ha spiegato Marco Rossi di Amiat - fare dei veri impianti dove la gente entra e paga. Con la discarica (Basse di Stura NdA) si potevano fare dei conferimenti occasionali. Questi possono avvenire solo in impianti autorizzati per lo smaltimento. Tuttavia - è il suggerimento di Rossi - lavorando sul regolamento si potrebbe ragionare sull’assilimilazione a titolo gratuito e non oneroso”. Si potrebbe far così rientrare nei rifiuti del singolo svuotacantine anche il frutto della sua attività che potrebbe poi portare al centro di raccolta. Una strada che il Comune di Torino intende perseguire come ha spiegato in conclusione Federico Mensio: "Valuteremo ogni modifica regolamentare per far uscire da una zona grigia coloro che oggi, spesso per necessità, effettuano un 'recupero' di beni sia da ambiti privati sia dai cassonetti stradali. Agiremo anche a livelli superiori affinché si dia concretezza ad atti normativi che vadano nella stessa direzione. Quella dei recuperatori informali è una realtà che esiste e che non può più essere ignorata".