Ilva, manifestazione contro l'accordo raggiunto: 'Condannati ad almeno altri 10 anni di inquinamento, malattia e morte'
Nel giorno dell'accordo tra governo e Arcelor-Mittal sul rilancio dell'Ilva, decine di cittadini, comitati e associazioni sono scesi in piazza a Taranto per rivendicare il diritto alla salute e per chiedere la chiusura del sito e la successiva bonifica ad opera degli attuali lavoratori Ilva
07 September, 2018
Nel giorno dell'accordo tra governo e ArcelorMittal sull'Ilva, decine di cittadini, comitati e associazioni sono scesi in piazza a Taranto per rivendicare il diritto alla salute e per chiedere la chiusura del sito e la successiva bonifica ad opera degli attuali lavoratori Ilva.
Ventiquattro ore di manifestazione con dibattiti, interventi e approfondimenti in cui si è ricordato a gran voce agli esponenti Cinque Stelle che le promesse elettorali “sottoscritte nel 'Contratto di governo con la Lega' prevedevano la chiusura delle fonti inquinanti”. Invece “questo governo in piena continuità con i precedenti cede Ilva al gruppo ArcelorMittal condannando, di fatto, Taranto ad almeno altri 10 anni di inquinamento, malattia e morte” dicono i manifestanti.
“L'Ilva di Taranto è una discarica a cielo aperto di scorie cancerogene che vengono trattate e movimentate con la stessa sicurezza utilizzata per raccogliere sabbia e farne castelli sulla spiaggia – scrive Luciano Manna di Peacelink su Facebook, postando l'ennesimo video realizzato all'interno del siderurgico - I fumi sprigionati da queste movimentazioni si disperdono in aria e vengono immediatamente respirati da operai e dalle abitazioni più vicine. La situazione attuale dello stabilimento è grave. Stiamo depositando in Procura diversi video e prove di attentato alla salute pubblica. La lista dei nomi dei responsabili di questo scempio inesorabilmente si allunga”.
I cittadini di Taranto sostengono che la loro città possiede "risorse naturali e storiche sufficienti per il rilancio economico dell’intera provincia: turismo ed agricoltura possono essere i cardini di uno sviluppo sostenibile e ad impatto zero”. Non è di questo avviso il Governo, che rivendica orgogliosamente l'accordo raggiunto con la multinazionale franco indiana. Altro che piano B e riconversione dell'acciaieria: "Abbiamo lavorato ventre a terra – dice il ministro dell'Ambiente Sergio Costa - per strappare ad ArcelorMittal le migliori garanzie ambientali. E abbiamo ottenuto i migliori risultati con le peggiori situazioni. La più importante novità – sostiene Costa - riguarda il livello di produzione di acciaio. L'aumento della produzione oltre sei milioni di tonnellate annue è condizionato alla dimostrazione che le emissioni complessive di polveri dell'impianto non superino i livelli collegati alla produzione a 6 milioni. Per la copertura dei parchi minerali invece “abbiamo ottenuto l'anticipo alla fine dell'ultimo trimestre 2019". Il ministro assicura: "staremo col fiato sul collo" alla proprietà dell'Ilva "per la tutela ambientale e della salute".
Su entrambi i fronti le criticità sono palesi, ci sono decenni di devastazione ambientale e immobilismo a dimostrarlo. Peacelink lo ha spiegato più volte dati alla mano: “Dai risultati delle analisi ottenuti a seguito della caratterizzazione dei parchi minerali Ilva – scriveva l'anno scoso Luciano Manna - , caratterizzazione effettuata da Ilva e da Arpa Puglia nel 2015 e nel 2016, si evince contaminazione dei terreni, della falda superficiale e della falda profonda, pertanto in virtù di questa documentazione, oggi, non potremmo piantare neanche il gazebo per farci il barbecue della pasquetta, figuriamoci un'opera mastodondica come quella della copertura dei parchi. Ma c'è un'alternativa, quale? Violare la legge, oggi pratica diffusa e quasi normale in ambito ambientale, ignorare lo stato grave in cui versa la falda, che ricordiamo raggiunge Mar Piccolo e Mar Grande, e realizzare questa bella e grande opera, un progetto tanto bello e grande quanto qualunquista, anzi, ambiental-qualunquista”. (In questo articolo è pubblicato il dossier dell'associazione relativo ai parchi minerali)
Per quanto riguarda le emissioni invece, Peacelink ripete da tempo che assicurare l'impegno a vigilare su di esse e sui danni che sono in grado di provocare è sbagliato. “Quello che chiedevamo era una valutazione preventiva dei danni sanitari che potrebbe provocare Arcelor Mittal con il suo piano ambientale - ha ribadito qualche giorno fa Alessandro Marescotti alla ministra della Salute Giulia Grillo - Senza una valutazione preventiva non è possibile fare prevenzione e non è possibile fare una scelta informata e consapevole sull'efficacia del piano ambientale. Vigilare dopo significa venir meno all'impegno per la salute che è basato sulla prevenzione. Occorre invece vigilare prima applicando gli strumenti preventivi”.