Produttori europei di bevande analcoliche: entro il 2025 bottiglie al 25% in PET riciclato ma non solo
I produttori di bevande analcoliche, di cui fa parte anche l'italiana Assobibe, puntano a utilizzare negli imballi il 25% di PET riciclato entro il 2025 e ad avere etichette e confezioni interamente riciclabili entro la stessa data
13 September, 2018
Entro il 2025 solo bottiglie plastica con un contenuto di PET riciclato di almeno il 25%, ma anche bottiglie, chiusure ed etichette in plastica interamente riciclabili e inoltre miglioramento della raccolta degli imballaggi utilizzati, rafforzando la collaborazione con i soggetti coinvolti e incremento del riutilizzo, dove questa soluzione offre particolari benefici a livello ambientale ed economico. Sono questi in sintesi i punti del programma europeo di Unesda, associazione europea dei produttori di bevande analcoliche (soft drink), che ha annunciato oggi l’impegno preso dai propri associati. In Italia l'iniziativa è stata rilanciata da Assobibe, l'associazione di Confindustria federata Unesda.
"L'obiettivo del settore, i cui imballaggi sono i più raccolti nell'UE - afferma David Dabiankov, direttore generale Assobibe - è quello di contribuire alla creazione di un modello circolare per gli imballaggi in plastica migliorandone la riciclabilità, il contenuto riciclato, la raccolta e il riutilizzo. E' un messaggio davvero importante che questi impegni vengano estesi a tutta Europa: le imprese vogliono che i loro imballaggi, comprese le materie plastiche, siano raccolti e riciclati e non vengano gettati nelle strade, negli oceani e nei corsi d'acqua". Secondo Dabiankov infine "una migliore raccolta e riciclo degli imballaggi, insieme a una maggiore consapevolezza da parte dei consumatori, sono elementi fondamentali per questi obiettivi e per aumentare quantità e qualità di materie plastiche riciclate da poter usare". Assobibe ricorda infine che in Italia, l'83,5% degli imballaggi in plastica è già raccolto e recuperato, anche grazie al sistema Conai-Corepla per cui le imprese pagano per ogni tonnellata di materiale immesso in consumo.