Forum QualeMobilità: 'L'auto di proprietà non è più sinonimo di libertà di movimento'
Si è svolto a Milano l’appuntamento annuale del network di imprese, istituzioni, professionisti e associazioni che intende promuovere l’affermazione della nuova mobilità sostenibile in Italia. Pese diviso in due: un terzo si muove sempre di più e usa fino a 7 mezzi diversi a settimana e chi è condannato all'auto o rimane a casa
14 September, 2018
Venerdì 14 settembre, presso la Fiera CityTech alla Fabbrica del Vapore a Milano, si è svolto l’appuntamento annuale del Forum QualeMobilità di Legambiente e Lorien Consulting, il network di una trentina di imprese, istituzioni, professionisti e associazioni che intende promuovere l’affermazione della nuova mobilità sostenibile in Italia. Erano presenti e sono intervenuti esperti del settore, le istituzioni cittadine che stanno dando vita ai piani più interessanti di uscita dalla mobilità fossile, come Milano e Bologna, società di consulenza (come RWA Consulting, mobilità come parte del welfare nelle imprese), i distributori di energia elettrica (come EnelX e A2A) e alcune delle aziende più innovative del settore come Pirelli, Share'ngo, BMW e la lussemburghese Ujet, una start-up che presenta per la prima volta a Milano un avveniristico e leggerissimo scooter elettrico in fibra di carbonio.
Dai dati dell’Osservatorio Mobilità degli Italiani, curato semestralmente per il Forum QualeMobilità da Lorien Consulting, “emerge come i livelli di mobilità nazionali siano sempre più elevati e multiformi – ha osservato Elena Melchioni, A D di Lorien Consulting –. Se, da un lato, a livello nazionale cresce ancora l’uso quotidiano del mezzo privato, dall’altro cresce anche quello saltuario della sharing mobility, complementare con gli altri mezzi”.
In media gli italiani utilizzano tre mezzi differenti, ma i più “multi-modali” - quelli che usano la sharing mobility, la condivisione dei viaggi o dei mezzi - sono ricorsi questa estate a più di sette mezzi diversi alla settimana (più 2, in media, rispetto ai dati di 6 mesi fa, all’inizio della primavera).
L’Italia è sempre più spaccata in due anche sul fronte della mobilità. E la distinzione in termini di abitudini di mobilità è netta anche dal punto di vista sociale: da un lato, cresce il numero dei multi-mobili (che si spostano molto e con molti mezzi) che appartengono alle fasce alte, più ricche e istruite della popolazione; dall’altro lato, diminuisce la quota di stanziali composti da persone ai margini, pensionati e disoccupati o a basso reddito e di mono-mobili (che utilizzano solo l’auto privata), che fanno parte del ceto medio attivo e dei piccoli centri. C'è una parte d’Italia condannata a potersi muovere solo con l'auto privata, sempre più cara, e un 20% della popolazione che non esce più di casa: la proprietà dell'auto non è più sinonimo di libertà di movimento.
Inoltre, per la prima volta l’Osservatorio ha messo a fuoco i comportamenti di mobilità a Milano, città laboratorio della nuova mobilità: “Secondo i milanesi essere una smart city comporta soprattutto avere un sistema di mobilità efficiente e moderno e una gestione sostenibile delle risorse ambientali, anche grazie all’uso delle tecnologie. In questo servizi di mobility as a service (disponibili quando servono), integrati con il trasporto pubblico sono molto utili e usati soprattutto dai city users”. E’ così che Milano ha perso 100 mila auto e aggiunto 100 mila nuovi abitanti nel corso degli ultimi vent’anni.
“La mobilità sostenibile è già una realtà in molte città italiane - ha spiegato Andrea Poggio, responsabile mobilità sostenibile di Legambiente - per vederla non basta, però, guardare il numero, esiguo, delle auto elettriche in circolazione, né le ancor più rare colonnine di ricarica; E’ la mobilità pubblica elettrica con metropolitane, treni urbani, tram, autobus e filobus, ma persino scale mobili, tapis roulant, funivie e cremagliere. Il 73% degli spostamenti con il trasporto pubblico a Milano, per esempio, oggi è già elettrico”.
L'elettrico cresce rapidamente nella sharing mobility: le auto elettriche in condivisione sono 49% a Firenze, 26% a Roma. I taxi elettrici sono già 70 a Firenze. L'anno scorso sono state immatricolate solo 1.879 auto elettriche (0,1%), ma già a fine agosto 2018 eravamo a 3.098. E soprattutto, sono state vendute nel 2017 ben 148.000 e-bike (10%) e 1.374 moto e scooter elettrici (1%).
Ecco perché è proprio nelle città che la mobilità del prossimo futuro potrà diventare non solo elettrica, quindi a zero emissioni, ma anche connessa - individuabile con lo smartphone, dalla bici all'autobus- e condivisa, e i viaggi diventeranno sempre più plurimodali. Useremo cioè più mezzi di locomozione per compiere lo stesso spostamento: per esempio bici più treno, metropolitana più monopattino, aereo e auto a noleggio o in sharing, auto più treno, ecc.
Queste nuove opportunità di spostamento, già pienamente sfruttate dai giovani digitali italiani, offrono occasioni uniche alle città, che si stanno ridisegnando oggi con i Piani Urbani per la Mobilità Sostenibile (i così detti PUMS) in corso di elaborazione in ben 97 città italiane. Come sta avvenendo a Milano, vorremmo che i PUMS fossero l’occasione per pianificare l’uscita dalla mobilità inquinante e fossile. Milano nel 2025 sarà “gasolio free”, grazie alla nuova AreaB, e nel 2030 i mezzi pubblici saranno tutti elettrici.
Ai PUMS è stato dedicato l’ultimo panel di discussione del Forum QualeMobilità: un confronto di esperienze nazionali per comprendere quanto i nuovi PUMS siano l'occasione per ridisegnare non solo la mobilità ma anche lo spazio pubblico , togliendo spazio alle auto in sosta o alla careggiata stradale, come si sta facendo a Parigi, e i Piani di risanamento della qualità dell'aria, per limitare progressivamente i veicoli a combustione, facendo delle città europee la frontiera più avanzata di cambiamento della mobilità. Sullo sfondo le nuove politiche governative che si preannunciano, come applicare il bonus - malus per favorire davvero la nuova mobilità sostenibile, a emissioni zero, accessibili a tutti. Presente anche l’esperienza di Bologna, dove la pianificazione si propone di influenzare anche la mobilità pedonale, riorganizzando le strade e lo spazio pubblico e sfruttando, per mappare gli spostamenti e adattando l'offerta dei mezzi pubblici gli “open data”. Anche il cittadino, il pedone, come i mezzi di trasporto sono sempre più connessi.