Sistema delle Ciclovie Turistiche nazionali al palo: proposte per farlo decollare | Doc
"Il contributo può arrivare delle strade extraurbane a basso traffico in promisco con i veicoli a motore". La proposta di Claudio Pedroni, già responsabile del progetto di rete ciclabile Bicitalia e già referente italiano della rete ciclabile europea EuroVelo, da oltre trent'anni impegnato in attività di studio sulla ciclabilità
28 September, 2018
Era il 2016 quando l'allora Ministro ai Trasporti, Graziano Delrio, e il suo collega ai Beni e alle Attività Culturali, Dario Franceschini, annunciavano la nascita del Sistema delle Ciclovie Turistiche nazionali: tre protocolli d’intesa, firmati con i rappresentanti delle Regioni interessate, per la progettazione e la realizzazione delle prime quattro di dieci ciclovie turistiche nazionali previste dalla Legge di Stabilità 2016.
Il problema è che, nonostante le grandi aspettative maturate da parte di Istituzioni, operatori economici e opinione pubblica, il sistema rischia di non riuscire a decollare pienamente. A sostenerlo è Claudio Pedroni, già responsabile del progetto di rete ciclabile Bicitalia e già referente italiano della rete ciclabile europea EuroVelo, da oltre trent'anni impegnato in attività di studio, pubblicazioni ed elaborazione di proposte tecnico-giuridiche in materia di ciclabilità.
Pedroni sostiene che manchino in primis le risorse pubbliche necessarie per realizzare gli oltre 5000 chilometri previsti: “I finanziamenti statali stanziati fino ad oggi consentiranno di pagare soltanto le progettazioni di fattibilità tecnico-economiche e realizzare un solo lotto di 40-50 Km per Regione – spiega – inoltre nulla si dice rispetto a come la recente legge nazionale sulla mobilità ciclistica finanzierà non solo le ciclovie nazionali ma tutta la legge stessa.”
Numerose le criticità anche sul fronte del codice della strada: “Mancano norme tecniche e giuridiche adeguate, aggiornate e di livello europeo per governare tutta la materia. Manca una definizione e una disciplina della "ciclovia" come infrastruttura ciclabile”.
A tutto ciò vanno aggiunte anche “le croniche carenze degli enti proprietari delle strade in materia di pianificazione del traffico urbano ed extraurbano, a partire dalla classificazione gerarchico-funzionale delle strade, di cui pochi enti si sono dotati negli anni, ed invece essenziale per la pianificazione ciclabile”.
Allora, cosa fare? Pedroni propone di utilizzare in parte le strade extraurbane già esistenti e lo fa in un approfondito dossier appena inviato al al Ministero delle Infrastrutture, alle Regioni e al vice presidente della Commissione Trasporti della Camera. “Tale segmento stradale, si pensi alle strade provinciali a basso traffico e alle complanari ANAS con traffico limitato ai frontisti o di carattere stagionale, ha enormi potenzialità per lo sviluppo del Sistema Nazionale delle Ciclovie Turistiche e più in generale per le reti ciclabili di media-lunga percorrenza: pur in carenza di norme adeguate, ma utilizzando quanto la normativa attuale consente di fare, le strade già esistenti a basso traffico potrebbero diventare una risorsa essenziale per garantire la continuità del corridoio ciclabile: sarebbero sufficienti, oltre alla volontà dell'ente proprietario delle stade, interventi di moderazione del traffico, provvedimenti amministrativi di disciplina della circolazione e attività di vigilanza e controllo.
Come dice Pedroni, occorre cambiare punto di vista: va cambiata la prospettiva immaginando strade a priorità ciclabile dove l'auto è ospite.
In allegato il documento inviato alle istituzioni.