'Roghi, rifiuti e cosche: attacco al Nord', l’inchiesta degli allievi del MasterX dell’Università di Milano
Sono 216 i roghi dei rifiuti che si sono verificati in Italia tra il 2014 e il 2017; nel 2018 19 solo in Lombardia. Partendo da questi dati gli studenti del Master in giornalismo Iulm hanno realizzato una video inchiesta che il 20 novembre sarà presentata a Roma alla Camera dei Deputati
29 October, 2018
di Tiziana Giacalone
“Una volta quando si parlava di incendi nelle discariche la mente correva al sud, la terra dei fuochi per antonomasia”, dice Tiziana Siciliano, procuratore del dipartimento Tutela Ambiente presso il tribunale di Milano, nella video inchiesta realizzata dagli aspiranti giornalisti del MasterX Iulm, ma gli ultimi dati raccontano che la situazione è cambiata: dal 2014 al 2017 il 46% dei 216 incendi di discariche e depositi rifiuti in Italia sono divampati al nord. Nel 2018 sono già 19 gli incendi che si sono registrati in Lombardia, l’ultimo a Milano solo due settimane fa. Il lavoro degli studenti dell'Università Iulm, intitolato "Roghi, rifiuti e cosche: attacco al Nord”, si concentra in particolare sugli incendi avvenuti in Lombardia, nell’area di Pavia e Brescia, mettendo in evidenza come il fenomeno abbia ormai raggiunto anche il settentrione.
Tra gli intervistati, oltre ai magistrati impegnati nella lotta contro la gestione illecita dei rifiuti e alle forze dell’ordine, ci sono anche i rappresentati dei maggiori consorzi per il riciclo degli imballaggi e il Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, che ribadisce un concetto noto: "La criminalità organizzata va sempre dove c’è il business”. E in effetti l’inchiesta degli studenti mostra come imprenditori senza scrupoli e criminalità organizzata, in particolare la ‘ndrangheta, si accordino tra di loro per far “sparire”, guadagnando molto e rischiando poco, i rifiuti che continuiamo a produrre in modo esponenziale e che i depositi non riescono più a contenere.
Questione settentrionale
Gli incendi in Lombardia sono più frequenti nella provincia di Pavia, mentre nel bresciano sono stati collocati nel tempo 85 milioni di metri cubi di rifiuti, al punto da considerare la provincia di Brescia come il distretto italiano dei rifiuti. È la situazione che Chiara Braga, ex presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti, definisce come “questione settentrionale”. Quantità sempre maggiori di rifiuti "vengono trasferite verso gli impianti del nord che sono riempiti oltre la loro capacità di accoglimento. A questo si aggiunge anche la chiusura delle frontiere da parte della Cina che non importa più rifiuti plastici”.
Indagini
Roberto Pennisi, Direzione Nazionale Antimafia, afferma: “Noi oggi potremmo essere in condizione di dire quali saranno i prossimi depositi di rifiuti che prenderanno fuoco. Un incendio che abbia a che vedere con i rifiuti è da considerarsi come un segnale di un qualcosa di diverso che sta a monte e che a valle ha visto scatenarsi l’incendio. Il fenomeno che sta a monte è il traffico illecito di rifiuti.” A questo proposito Alessandra Dolci, della direzione distrettuale antimafia di Milano, chiarisce che “le indagini aperte sono molteplici e in ognuna delle nostre indagini ex 416 bis (Associazione di tipo mafioso) abbiamo o un traffico di rifiuti in atto o un progetto di traffico di rifiuti e di solito gli indagati sono appartenenti alla ‘ndrangheta”.
Più guadagni e meno rischi
Per Dolci l'attività illecita nella gestione rifiuti è “la saldatura di un certo tipo di imprenditorialità borderline disponibile a collaborare con il crimine di stampo mafioso”. In particolare, continua il magistrato, “la ‘ndrangheta ha capito che quello dei rifiuti è un grosso business, si guadagna molto e si rischia meno rispetto per esempio al traffico di stupefacenti”.
Indagini e pene come costi d’esercizio
“Se vieni individuato ma hai pene molto basse o poco aggressive, queste diventano solo un costo d’esercizio”. La pensa così il ministro Costa che propone pene più severe, come l’allontanamento da un dato territorio di chi sarà ritenuto responsabile della gestione illecita dei rifiuti, oltre all’impossibilità, per chi ha la partita iva, di avere rapporti di lavoro con la pubblica amministrazione.
Prevenire è difficile
“Gli incendi si sviluppano nei capannoni abbandonati ma anche nei centri regolari che se non vengono segnalati con un esposto mirato difficilmente l’Arpa e gli altri enti di controllo intervengono perché queste realtà a noi non sono note”. A parlare è Fabio Cambielli, Arpa Lombardia. Sulle difficoltà di prevenire gli incendi si esprime Attilio Visconti, Prefetto di Pavia: “La provincia è veramente grande con 188 comuni mentre gli organici delle forze di polizia sono in sofferenza da anni e gli organici quasi inesistenti delle polizie locali che non sono granché presenti”. A confermare le difficoltà nei controlli c’è anche l’intervento del presidente della provincia: “Se prima negli impianti autorizzati era previsto un controllo all’anno, dal 2011 ad oggi abbiamo allentato il periodo di verifica fra un controllo e l’altro. Controlli che in alcuni casi vengono fatti in condizioni di potenziale pericolo e quindi al tecnico bisogna affiancare anche un rappresentante delle forze dell’ordine che lo possa tutelare”
Brescia, dal tondino al rifiuto
Per reagire alla crisi economica molti imprenditori del bresciano che un tempo operavano nella siderurgia si sono buttati nei rifiuti. E intanto nel territorio si moltiplicano le discariche di rifiuti, soprattutto speciali e tossico nocivi, che assicurano “guadagni sicuri e importanti”. L’inceneritore più grande d’Italia brucia fino a 750 mila tonnellate all’anno di rifiuti, mentre si stima che in discarica siano stati collocati negli anni 85 milioni di metri cubi di rifiuti (nella terra dei fuochi la valutazione è 10 milioni di tonnellate secondo Legambiente e Tavolo basta veleni). Il titolo di distretto italiano dei rifiuti è quindi più che meritato.