Palermo riparte dai mercati: pedonalizzazione di Ballarò e creazione di un’area di libero scambio ispirata al Balon di Torino
Da alcuni anni le storiche bancarelle di ortofrutta stanno subendo un processo di marginalizzazione e ridimensionamento così come i mercati dell'usato. Ma da un po’ di tempo sono cominciati ad arrivare segnali di resistenza, ispirati anche dal capoluogo torinese
03 January, 2019
di Lory Strano
Dal nono secolo Palermo è la culla mediterranea dei mercati all’aperto, tradizione millenaria che dona alla città il fascino caotico che la contraddistingue. Da alcuni anni però le storiche bancarelle di ortofrutta stanno subendo un drastico calo delle vendite e un processo di marginalizzazione e ridimensionamento che sta portando al soffocamento di quest’attività. Allo stesso modo da un po’ di tempo, sono cominciati ad arrivare segnali di resistenza. “Ci siamo ritrovati nel 2018 con un mercato storico di Ballarò svolto su strada non pedonale, quindi inesistente sulla carta e con la maggior parte delle bancarelle non regolari – commenta Massimo Castiglia, Presidente della prima circoscrizione del comune di Palermo - un luogo che fa parte della nostra storia ma che le istituzioni hanno ignorato per anni. Siamo riusciti a pedonalizzare le vie del mercato grazie ad un processo decisionale collettivo che ha avuto avvio con le assemblee pubbliche fatte da commercianti, associazioni e istituzioni che si è dato il nome di SOS Ballarò”.
A differenza degli altri mercati che hanno storie e dinamiche differenti, Ballarò è il più grande mercato della città che è riuscito a creare un dibattito su se stesso e che sta costruendo dal basso una resistenza ai grandi progetti economici che potrebbero spazzare via le storiche bancarelle. Questo è possibile solo grazie ad un coinvolgimento a tutti i livelli, associazioni, comune, circoscrizione che portano avanti giorno dopo giorno, un dialogo con chi Ballarò lo vive quotidianamente. Uno di questi dialoghi è stato appunto sulla pedonalizzazione. Il fatto che si sia pedonalizzata sul piano della viabilità un’area che già era di fatto pedonale non è una follia né cosa di poco conto. Rendere visibile su documenti ufficiali, riconoscere che quelle strade sono pezzi di storia fatta di mercato significa creare i precedenti per riaffermare l’identità del quartiere e rilanciare il fulcro della sua economia.
“Ad un certo punto in queste battaglie, c’è stato bisogno di creare un soggetto che potesse mettere insieme tutti i commercianti e gestire la valorizzazione del mercato e la mediazione con gli attori politici - continua Massimo – così che è nata l’Associazione Mercato Storico Ballarò, un tentativo di strutturare un processo di rinascita e organizzazione che possa riportare la gente a comprare tra le vie del quartiere, a riscoprire la bellezza delle nostre tradizioni”. Il piano per il futuro è riuscire a far approvare un regolamento unico per bottega e banco storico che preveda l’abbattimento delle tasse, riconosca il valore dei mercati e passi il messaggio che mettersi in regola conviene. Non si tratta di dare semplicemente una veste di legalità ma di sostenere chi viene lasciato indietro, di posizionarsi rispetto alle difficoltà, di creare dei percorsi di sviluppo pensati collettivamente.
La stessa urgenza di ridare dignità a questo luogo vale per il mercato dell’usato che si sviluppa non a caso all’Albergheria è ed in continuità con l’ortofrutta. L’unico luogo d’Italia in cui tutti i giorni si trovano oggetti di ogni genere, in cui convivono fianco a fianco persone di diversa nazionalità, un processo che parla di povertà ma anche dello straordinario sforzo di trovare risposte. Ridare vita agli oggetti è un messaggio politico forte che dà al riuso un valore sociale importante. L’ingegno delle fasce più deboli e marginalizzate nel creare spontaneamente una soluzione all’abbandono deve essere accompagnata da una precisa volontà istituzionale di organizzare l’area nel rispetto della dignità di tutti.
Non sono state poche le difficoltà a tal proposito dal momento che molti residenti lamentano la presenza costante del mercato, il mancato smaltimento di rifiuti, il chiasso notturno, la vendita di merce rubata. Tutti aspetti che hanno portato varie volte all’ipotesi di una chiusura del mercato che si è poi riusciti ad evitare. Quale soluzione si prospetta quindi?
Palermo si sta impegnando nel creare, sulla scorta dell’esperienza del mercato torinese Balon, un’area di libero scambio regolamentata.
In giorni in cui il mercato del Barattolo viene cacciato dalla sede storica, in direzione nettamente contraria ai processi tracciati dall’Associazione Vivi Balon, il mercato dell’usato di Palermo si ispira al percorso del mercato torinese. “Il Balon è stato fonte d’ispirazione, conclude Massimo, presidente della prima circoscrizione di Palermo, ho studiato la sua formula, ho invitato chi l’ha creato a dare un workshop qui a piazza Colajanni, perché sono processi che passano per la trasmissione di conoscenze”. Adesso l’obiettivo è la creazione di spazi regolari di commercializzazione con giorni e orari definiti che possa organizzare il mercato, renderlo attrattivo e ordinato. Già dal 14 gennaio comincerà l’operazione di restringimento dell’area dove si potranno posizionare le bancarelle che quindi resteranno nel quartiere, con un piano che prevede l’apertura di spazi per l’usato nei mercatini rionali in caso di esaurimento dei posti e con la possibilità di un’associazione che possa nell’interesse di tutti stabilire un limite alle postazioni e ai giorni di vendita.
Sarà un processo complicato con il quale si cercherà di dar vita a delle regole comuni, a un patto che possa far sì che il quartiere non solo conviva con il mercato ma lo respiri, lo viva, lo difenda.