Roma Salvacibo, comincia un nuovo anno all’insegna del recupero: ‘Non solo frutta e verdura. Anche pane, pizza e giochi per i bambini’
Nato a settembre 2017 al mercato rionale dell’Alberone, il progetto di recupero e distribuzione gratuita delle eccedenze alimentari Roma Salvacibo è sbarcato a ottobre 2018 anche all’ex mercato di Piazza Vittorio. Abbiamo contattato telefonicamente Viola, la coordinatrice del progetto, per farci raccontare le novità del 2019
16 January, 2019
Nato a settembre 2017 al mercato rionale dell’Alberone, il progetto di recupero e distribuzione gratuita delle eccedenze alimentari Roma Salvacibo è sbarcato a ottobre 2018 anche all’ex mercato di Piazza Vittorio (il Nuovo Mercato dell’Esquilino, ndr). Abbiamo contattato telefonicamente Viola, la coordinatrice del progetto, per farci raccontare le novità del 2019.
Come è cominciato il 2019 per Roma Salvacibo?
Ci stiamo trasformando, ora non abbiamo più solo frutta e verdura ma anche giochi per i bambini, pane, pizza e un banchetto conviviale dove c’è sempre qualcosina da mangiare e da bere coinvolgendo anche i donatori. In questo periodo ci vengono donati tantissimi panettoni e quindi c’è sempre la possibilità di stuzzicare qualcosa durante i pomeriggi al mercato dell’Esquilino.
Hai detto che ci sono anche dei giochi? Come ci sono arrivati?
Due sabati fa era la vigilia della Befana e ho pensato di raccogliere dei giochi. Ho allertato le mie mamme amiche che, a loro volta, hanno avvertito le loro mamme amiche e grazie al passaparola i giochi sono arrivati al mercato. In più ci ha aiutato l’Associazione “L’Armadio Senza Chiavi” di San Lorenzo che raccoglie vestisti e giochi per bambini. Senza dimenticare chi ha portato i giochi perché ha visto gli appelli sui social.
Al vostro banchetto ci sono anche
prodotti da forno come pane e pizza,
come vengono recuperati?
C’è il panificio Roscioli che dallo scorso sabato ha cominciato a darci del pane. Poi c’è il Panis, un altro panificio del quartiere, che in questo periodo post festività ha donato panettoni e dolciumi artigianali. Perlopiù arrivano al banchetto pane e pizza al taglio ancora buoni che altrimenti finirebbero nei rifiuti.
Con l’arrivo del nuovo anno i recuperatori sono rimasti
sempre li stessi?
Ironizzando posso dire che abbiamo una clientela fissa, ma nuove persone cominciano ad avvicinarsi al banchetto. Dal prossimo sabato (19 gennaio, ndr) ci affiancherà un nuovo banchetto, una specie di sportello, un info point per parlare con le persone che si avvicinano e che normalmente chiedono informazioni sul sistema dell’accoglienza, sui permessi, sulla disoccupazione e sul sistema sanitario italiano. Crediamo sia il modo migliore per dare informazioni sui problemi concreti delle persone così da indirizzarli agli sportelli giusti del municipio e della città.
Che tipo di persone vengono a recuperare il cibo che
raccogliete?
Donne e mamme per lo più non europee, pensionati italiani, disoccupati e qualche studente universitario. Parliamo di più di cinquanta persone che tutti i sabati vengono al mercato dell’Esquilino. Mentre al mercato dell’Alberone l’utenza è diversa ci sono molte donne dell’Europa dell’est che normalmente svolgono attività lavorative come badanti e donne delle pulizie. Sono due mercati diversi anche nelle dimensioni.
Cinquanta persone? Ma
quanto cibo viene recuperato?
Al mercato dell’Esquilino recuperiamo addirittura fino a 800 kg di frutta e verdura mentre all’Alberone la media è di 100 kg. La parte del leone la fa la verdura però si recupera molta frutta esotica come mango, avocado e papaia sopratutto all’Esquilino perché sia gli ambulanti che la clientela sono composti perlopiù da pakistani, indiani, cinesi e cittadini del Bangladesh.
Nelle ultime settimane stiamo recuperando tantissime banane, così tante che abbiamo pensato di preparare dei dolci e proporli in un mercatino che ci sarà dalle 17 di domenica 20 gennaio allo Scup.
In contemporanea abbiamo lanciato una raccolta di ricette da tutto il mondo per riutilizzare queste banane e ne sperimenteremo una suggeritaci da una signora del Bangladesh. Ovviamente ci sarà un cuoco pasticcere che ci aiuterà nella preparazione e saranno i ragazzi richiedenti asilo e rifugiati a prepararli. L’obiettivo è quello di ripetere l’esperienza nei mesi successivi compatibilmente con il tempo che da volontari possiamo dedicare a questa attività.
L’attività all’Esquilino dura già da qualche mese, che
tipo di rapporto si è instaurato con gli ambulanti?
È un rapporto fluido e variegato. Alcuni ambulanti non vogliono partecipare, non donano nulla e preferiscono conferire nei rifiuti il cibo ancora edibile. La maggior parte invece sono contenti e ci sostengono.
Gli ambulanti sono tutti italiani?
No, all’Esquilino c’è tutto il mondo. La maggioranza degli ambulanti sono stranieri, in primis bengalesi, pakistani, africani e cinesi. Per esempio il grosso delle macellerie è halal e quindi gli ambulanti sono tutti nord africani eccetto uno che è italiano ed tra i primi sostenitori del progetto.
In quanti siete a portare avanti il progetto e come vi
sostenete?
Siamo una decina di persone, metà migranti e metà italiani. Tutte queste attività si autosostengono. Abbiamo attivato una raccolta fondi su Buona Causa e fatto una cena a dicembre per finanziare il progetto. Tutto quello che è stato raccolto serve a ripagare le spese vive e dare un contributo alle persone che ci lavorano, parlo dei migranti perché per noi italiani è volontariato puro. L’obiettivo, attraverso le attività di recupero cibo e le future uscite domenicali, è anche quello di inserire i migranti in un circuito di relazioni che spinga i ragazzi verso una buona integrazione così da crearsi una propria rete sociale e cogliere tutte le possibilità che una rete può offrire, dal lavoro ai rapporti sociali.
Perché parlare e confrontarsi tra persone di nazionalità diversa è importante, anche la raccolta delle ricette che abbiamo lanciato è un modo per stimolare il dialogo e lo scambio culturale. Se la signora cinese da un consiglio a una italiana o indiana su come si cucina un determinato ingrediente e poi la donna africana si inserisce nella conversazione con la sua esperienza, è forse il modo più semplice ed efficace per la buona integrazione e dare alle diversità la giusta connotazione positiva.