Le emissioni in atmosfera delle navi influenzano la qualità dell’aria in Emilia-Romagna
Dall’analisi chimica delle polveri in aria (PM2,5) rilevate nelle stazioni di monitoraggio di Bologna, Parma, San Pietro Capofiume (BO) e Rimini emergerebbe l’influenza delle emissioni in atmosfera delle navi che solcano i mari adiacenti alle coste italiane, non solo nell’Adriatico
21 January, 2019
Da una prima lettura dei dati delle linee di studio del progetto Supersito, voluto dalla Regione Emilia-Romagna per studiare i rapporti fra l’inquinamento atmosferico e la salute delle persone, emergerebbe l’influenza delle emissioni in atmosfera delle navi che solcano i mari adiacenti alle coste italiane, non solo nell’Adriatico. Dall’analisi chimica è stata fatta sulle polveri in aria (PM2,5) rilevate nelle stazioni di monitoraggio di Bologna, Parma, San Pietro Capofiume (BO) e Rimini.
Le emissioni in atmosfera provenienti dalle navi quindi, in particolari condizioni climatiche, si propagano nelle masse d’aria e arrivano a depositarsi anche in pianura Padana: per questo motivo sono state rilevate nelle quattro stazioni citate prima. I laboratori Arpae hanno riscontrato la loro presenza all’interno delle polveri del PM2,5.
È importante però sottolineare che l’impatto che la combustione di questi oli combustibili ha sulla quantità di polveri rinvenute in pianura Padana è minimo: pochi punti percentuali rispetto al totale. Tale contributo può sembrare trascurabile se comparato alle emissioni locali in aria derivanti da traffico o dalla combustione di legna, ma è comunque presente e identificabile con chiarezza, e costituisce un interessante esempio di apporto di origine certamente non-locale.
Bisogna poi evidenziare che, sebbene questa sorgente emissiva contribuisca in minima parte alle polveri del PM2,5, essa è però responsabile nei siti considerati di almeno 3/4 del vanadio e di almeno 1/3 del nichel presenti. Tra l’altro, il nichel è uno dei metalli pesanti per cui la legge prevede che venga rispettato un valore limite annuale per la protezione della salute umana (secondo il Dlgs 155/2010 la media annuale non deve superare i 20 ng/m3), limite che è in ogni caso rispettato nei quattro punti di misura considerati.
Come arrivano nell’entroterra? A questo ha anche risposto Arpae Emilia - Romagna: “Ai trasporti di polvere da lunga distanza siamo in parte abituati quando vediamo le nostre automobili coperte da una sottile sabbia rossa, che sappiamo provenire dal deserto del Sahara. Analogamente, le masse d’aria che passano sul Mediterraneo (sull’Adriatico, sul Tirreno o sul Mar Ligure) si arricchiscono delle emissioni navali, per poi “atterrare” in pianura. In alcuni casi si tratta delle stesse masse d’aria provenienti dal Sahara e in tali occasioni, associata ai “traccianti” dell’olio combustibile, è stata rilevata anche la presenza di “polvere rossa” sahariana”.
I fenomeni fin qui descritti sono stati osservati per lo più nel periodo estivo, quando i livelli di inquinamento sono inferiori a causa della maggiore turbolenza dell’atmosfera. L’arricchimento di nichel e vanadio nell’aerosol presente nella pianura Padana è da ricercarsi probabilmente nella circolazione generale dell’atmosfera che, in estate, tende a spostare masse d’aria da sud verso le medie latitudini, generando quindi le condizioni per un aumento progressivo di inquinanti “raccolti” durante il transito sui mari.
“Per valutare quanto il fenomeno fin qui descritto si estenda nella pianura Padana - fa sapere infine Arpae Emilia - Romagna - si ha intenzione, anche all’interno del progetto Prepair, di verificare la presenza di questi traccianti nel particolato presente nelle altre regioni del bacino, dal Trentino al Piemonte.