I Subsonica scommettono sulla sostenibilità del palco ma il vero problema è la monnezza
Bravi i Subsonica che dedicano attenzione alla sostenibilità del loro show ma è arrivato il momento anche per chi ospita questi eventi di occuparsi di ambiente. È legittimo guadagnare dalla vendita dei biglietti ma non si capisce perché a perderci deve essere sempre l’ambiente
01 March, 2019
di Cino Bidon
“Tornano i Subsonica. Per l’ambiente” questo è il titolo dell’intervista realizzata da Mauro Garofalo a Samuel Romano uscita sulla La Stampa di oggi venerdì 1° marzo. Una intervista dove il frontman del gruppo torinese mette giustamente in evidenza l’importanza dell’utilizzo dei led rispetto alle lampadine a incandescenza che significa, in uno spettacolo come “8” il live dei Subsonica, un sensibile risparmio energetico e un concreto contributo all’ambiente.
Una intervista ineccepibile che, in concomitanza con la giornata di M’illumino di meno 2019, inserisce elementi utili al dibattito sulla insostenibilità ambientale della nostra società.
Al concerto di venerdì 15 febbraio al Palalpitur di Torino noi c’eravamo e possiamo testimoniare l’uso massivo nell’impianto luci dei led. “Vogliamo mostrare a chi ci viene ad ascoltare – dice Samuel nell’intervista a La Stampa - quanto sia importante avere un’attenzione ‘vera’ all’ambiente e quanto sia necessaria la costruzione di una filiera produttiva che non sconti più la dissipazione energetica”. Un pensiero che ricalca i dettami dell'economia circolare. Nulla di più giusto, è raro (ma non rarissimo) che un artista (o un gruppo musicale) si preoccupi della sostenibilità ambientale dello spettacolo.
Se l’attenzione al palco è un dovere per ogni musicista non solo nell’ottica di realizzare uno spettacolo ben fatto e anche sostenibile, come dice giustamente Samuel, è importante anche trasmettere dei messaggi al pubblico e, aggiungiamo noi, alla struttura e relativa organizzazione che ospita lo show.
Infatti se dal punto di vista delle luci la sostenibilità era evidente, risultava del tutto scadente l’aspetto relativo alla gestione rifiuti. Certo, per la sicurezza degli spettatori, il vetro era bandito e sostituito con sola plastica ma non c’era una vera attenzione alla raccolta differenziata. I bidoncini c’erano, rolex replicaè innegabile, ma erano posizionati in modo tale che risultava estremamente difficile per lo spettatore differenziare o comunque gettare il proprio rifiuto in un cestino e il risultato in questi casi è scontato. A fine concerto il pavimento e gli spalti erano pieni di rifiuti costringendo il personale a gettare tutto nell’indifferenziato. Vanificando quasi del tutto il lavoro dei Subsonica, perché a conti fatti quei rifiuti sono finiti nell’inceneritore di Torino mentre potevano essere facilmente differenziati e, se i bicchieri fossero stati in bioplastica compostabile o semplicemente riutilizzabili come avviene in altri e tanti eventi, si sarebbe potuto parlare di un evento davvero sostenibile o quasi.
Bravi i Subsonica che dedicano molta attenzione alla sostenibilità del loro show ma forse è arrivato il momento per gli impresari e tutte le figure professionali che girano attorno allo show business di occuparsi dell’impronta ambientale dei concerti, perché se qualcuno legittimamente ci guadagna da eventi di questo tipo non si capisce il perché a rimetterci deve essere solo l’ambiente.
Detto questo ci permettiamo di suggerire a chi organizza eventi, dal più grande al più piccolo senza distinzione, di copiare dalle belle esperienze positive che ci sono in giro per l’Italia. Un esempio su tutti la collaborazione tra il MediMex e EcoFesta Puglia che nel 2017 al concerto di Iggy Pop a Bari con Piazza Prefettura invasa da 80 mila persone ha fatto davvero la differenza e la differenziata. A fine serata c’erano meno rifiuti per terra che al Palalpitur e tutto il resto era differenziato.