Compravendita di beni usati: audizioni alla Camera dei deputati
Le Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive hanno audito i rappresentanti di Rete Onu, Associazione ViviBalon, Astelav s.r.l. e Mercatopoli in relazione alle proposte di legge sul riordino del settore dell'usato in Italia
02 April, 2019
Martedì 2 aprile 2019 le Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive, presso l’Aula della Commissione Ambiente, nell’ambito dell’esame, in sede referente, delle proposte di legge recanti Disposizioni per la disciplina e la promozione dell’attività di compravendita di beni usati, istituzione del Consorzio nazionale del riuso, nonché disposizioni per la formazione degli operatori del settore, hanno svolto le seguenti audizioni: rappresentanti di Rete Onu (Operatori nazionali dell’usato); rappresentanti dell’Associazione ViviBalon; rappresentanti di Astelav s.r.l.; rappresentanti di Mercatopoli. Perché parliamo di Aree di Libero Scambio Una riflessione sul tema in relazione ai PdL 968, 1065 e 1224 sul riordino del settore dell'usato in Italia. Il fenomeno storico di quelli che sono definiti stracciaroli, rottamai, raccoglitori, waste pickers, binners (in Canada), canners (a New York) è connaturato alla rivoluzione industriale e allo sviluppo di quella che negli anni '60 abbiano iniziato a definire “società dei consumi”. Nella società occidentale siamo sempre più avvolti in un ammasso di oggetti, abbigliamento, apparati tecnologici, insomma strumenti di uso quotidiano di obsolescenza sempre più veloce. Tutti questi oggetti sono soggetti ad un ricambio che supera di molto l'impossibilità di riutilizzo, la loro rottura e non riparabilità, ma attiene molto di più al loro status di simboli: così, tanto per fare un esempio, mentre il fatturato del settore abbigliamento in Italia di è notevolmente ridotto, negli ultimi anni i capi acquistati sono più che raddoppiati. Il fast fashion, la fast technology, le catene di acquisto di arredi low cost fanno si che il mondo occidentale, tutti noi, siamo pieni di oggetti ancora in perfette condizioni dal punto di vista del loro possibile utilizzo, ma che oggi giacciono nelle nostre cantine, soffitte o, peggio, intasano i cassonetti di raccolta rifiuti. Nel mondo più di 20 milioni di persone vivono trattando quelli che per alcuni sono scarti ma che per altri possono diventare materiali di uso quotidiano: mestieri regolamentati in modo diverso da paese a paese, anche e soprattutto perchè ogni paese ha la sua immondizia e, quindi, i suoi valorizzatori. Anche in Italia il fenomeno è stato regolamentato, sin dal 1931, attraverso alcuni articoli del TULPS (Testo Unico Leggi di Pubblica Sicurezza), in particolare dagli articoli 121 e 124, cui corrispondeva un libretto giallo che permetteva ai raccoglitori di vendere liberamente il frutto della propria raccolta. Gli articoli suddetti furono cancellati dal cosiddetto Decreto Bersani n.114 del 1998 e dai Decreti attuativi del 2001: il decreto cancellò gli articoli del TULPS (Testo Unico Leggi di Pubblica Sicurezza) che elencava i “mestieri di stracciaiolo, raccoglitore di ferro eccetera”, che avevano la facoltà di vendere su area pubblica senza licenza commerciale e con una semplice autorizzazione della Questura. Questo vuoto normativo ha colpito alcune decine di migliaia di operatori in tutta Italia (per fare un esempio, solo a Torino, dove vedremo si è scelta una strada amministrativa, gli operatori censiti sono circa 2000) ingrossando da un lato la categoria dei cosiddetti hobbisti, che a seconda delle regolamentazioni regionali hanno diritto a partecipare a un numero di mercato tra i 6 e i 18 annui, sul territorio regionale) e dall'altro gettando in una situazione palesemente irregolare, sottoposta a taglieggiamenti, angherie e ammende amministrative, tutti coloro che prima operavano regolarmente. Una delle strade sperimentali più efficaci è stata sperimentata a partire dal 2001 a Torino con l'istituzione di Aree di Libero Scambio, dotate di un Regolamento (dapprima n.316 approvato nel febbraio 2006 dal Consiglio Comunale di Torino, successivamente modificato con il n.378, approvato il 29/5/2017), dove i raccoglitori non professionali potevano operare. Il regolamento, che trovate in allegato, sancisce: - la gestione delle Aree di Libero Scambio in seguito ad un Bando pubblico; - le regole di gestione in termini di orario, accessi, pulizie, dimensioni degli stalli degli operatori; - le tipologie di merci che possono essere vendute; - le caratteristiche degli operatori per accedere all'attività. Il fenomeno coinvolge come detto migliaia di persone in Italia, è sufficiente osservare i mercatini “non autorizzati” che sorgono spontanei nelle nostre città, tant'è che le città di Palermo, Genova e Roma stanno studiando forme di regolarizzazione che ricalcano il Libero Scambio torinese. L'importanza del fenomeno è stata evidenziata da Rete ONU, che stima che solo un quinto degli operatori dell’usato ambulanti operi con legittima personalità giuridica. La ragione è presto detta. Sono operatori inquadrati come commercianti allo stesso modo di chi opera come ambulante nei mercati rionali, per almeno 5 giorni a settimana, con analoghi oneri contributivi. Tali oneri non sono sostenibili da un tipo di attività contraddistinta da una componente artigianale, nella fase di apprestamento del bene al riutilizzo (pulizia, stima, eventuale riparazione degli oggetti), da una raccolta che avviene nel periodo infrasettimanale soprattutto da cessioni da privati, e dal momento della vendita che avviene con periodicità settimanale. Tale attività genera un ebt (earnings before taxation) medio che è quantificabile attorno ai 10.000 euro l’anno: un prelievo fiscale superiore alla metà di tale introito, quale è quello vigente, spinge di fatto, per un materiale istinto di sopravvivenza, alla dimensione del sommerso. L’emersione, qui, è un lusso che è evidente appannaggio dei più capaci, di chi è in grado di stare molto sopra la linea mediana. Nel segmento ambulanti l’informalità è diffusa anche a causa dell’informalità delle operazioni di approvvigionamento. Nel caso dello sgombero locali, si segnala l’abitudine diffusa di conferire i residui non riutilizzabili in modo improprio (producendo accumulazioni abusive di rifiuti o accedendo impropriamente ai servizi di raccolta dei rifiuti urbani) laddove i costi di conferimento dei rifiuti speciali sono fuori dalla portata degli operatori o richiedono status formali difficili da raggiungere date le barriere d’accesso esistenti. Inoltre il fenomeno deve essere affrontato anche dal punto di vista dell'abbandono di rifiuti stradale, da parte di cittadini e operatori, e in questo senso ci sembra che le Aree di Libero Scambio valorizzino la raccolta “produttiva” anziché l'abbandono. Il fenomeno di cittadini che raccolgono rifiuti e li reinseriscono nel ciclo di utilizzo è molto diffuso sul nostro pianeta, tanto che il sito di Global Rec (www.globalrec.org) individua esperienze collettive di cooperative, associazioni, federazioni, enti e indica 28 paesi e centinaia di organizzazioni che fanno parte dell'economia informale nel mondo: tra esse, Rete O.N.U. (Operatori Nazionali dell'usato) realtà italiana di cui l'Associazione ViviBalon che gestisce a Torino le Aree di Libero Scambio è socia fondatrice. Le aree di libero scambio riprendono una tradizione millenaria, al pari delle nundiae, i mercati romani che si tenevano ogni nove giorni (da qui il loro nome nun-diae). Inoltre un'Area di Libero Scambio ha una funzione ambientale sotterranea ma fondamentale: donare una seconda vita alle cose, distraendole dai rifiuti, contribuendo alla fonte a alimentare l'economia circolare, evitando la produzione di rifiuti: si calcola che un mercatino settimanale di 400 operatori eviti circa 1500 T annue di rifiuti. Per tutti questi motivi troviamo soddisfacente e estremamente utile che le proposte di legge che voi affronterete nelle Commissioni Ambiente e Attività Produttive mettano al centro alcuni aspetti che meritano una legislazione nazionale e che qui vogliamo segnalare: 1. l'emersione di figure di operatori sancita da una legge dello Stato; 2. l'istituzione di operatori individuati di fasce svantaggiate, per le quali il Libero Scambio è fonte importante di integrazione del reddito: 3. la generalizzazione della possibilità di istituire aree di Libero Scambio in tutta Italia, a condizioni e regimi regolamentati; 4. la possibilità degli operatori sia di conferire che di raccogliere merci nelle Aree ecologiche dei comuni e delle Aziende di raccolta rifiuti senza costi aggiuntivi; 5. l'istituzione di fasce di tracciabilità per beni di valore economico rilevante; 6. la costruzione di una identità degli operatori del settore, spesso misconosciuta; 7. la possibilità delle Amministrazioni locali di istituire Aree di Libero Scambio sui propri territori
A questo link è possibile vedere la registrazione video delle audizioni: https://webtv.camera.it/evento/14129
Pubblichiamo di seguito un documento consegnato ai parlamentari a cura di Alessandro Stillo, VicePresidente di ViviBalon: