Impianti di trattamenti della frazione organica, quanti davvero ne servono in Puglia? Dove sicuramente non servono?
Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa di Zero Waste Puglia
06 May, 2019
Sulla base dei dati ufficiali della Regione Puglia, gli RSU prodotti nel 2018 sono 1.779.648 tonnellate, con una percentuale di differenziata media regionale del 47%. Considerando una percentuale del 40% di FORSU (frazione organica; l’umido così detto) nel 2018 sono state gestite circa 335.000 tonnellate di questa frazione, e tale sarebbe in futuro se la differenziata non crescesse. Considerando di ottenere, invece, il 65% di raccolta differenziata previsto come obbiettivo dal nuovo piano regionale, la quota di FORSU da gestire salirebbe a circa 463.000 tonnellate. Ma se vogliamo fantasticare sulla capacità di raccogliere e trattare il 100% della FORSU, dovremmo pensare di trattare 712.000 tonnellate l’anno. Su questi tre numeri proviamo a verificare come siamo messi a impianti esistenti, in corso di realizzazione o ipotizzati e facciamoci un’idea di quello che ci aspetta.
L’attuale capacità impiantistica di compostaggio in Puglia è di circa 505.000.
Quindi sembrerebbe abbondantemente sufficiente a soddisfare la gestione delle quantità raccolte attualmente (335 m.t) e anche quelle dell’obbiettivo di piano (463 m.t), e ne avanzerebbe pure.
Infatti nel 2016 la Regione Puglia comunicava ufficialmente di avere una capacità impiantistica di circa 495.000 tonnellate, a fronte di una produzione di circa 450.000, quindi già allora in eccesso rispetto ai fabbisogni.
Tutto ciò senza considerare sia gli obbiettivi che la stessa Regione giustamente si prefige di riduzione della produzione di rifiuti, e in particolare la riduzione degli sprechi alimentari, che qualche punto percentuale in meno di produzione dovrebbe determinare. E senza nemmeno considerare l’obbiettivo di sviluppo del compostaggio domestico e di comunità, auspicabilissimo, che potrebbe aggiungere diversi punti percentuali al fabbisogno generale di potenzialità di impianti consortili di grandi dimensioni.
Ma allora, su cosa si basa l’impetuosa propulsione a costruire tanti altri impianti di gestione della FORSU a cui stiamo assistendo? Anche nell’irrealistica ipotesi di recuperare il 100% della FORSU (712 m. T), e senza riduzione di nessun genere, servirebbe un incremento di potenzialità di massimo di 207.000 tonnellate, ottenibile con impianti di media taglia, distribuiti dove oggi non ci sono e/o puntando sul compostaggio di comunità, come si diceva.
Ora vediamo che cosa sta succedendo in termini di programmazione o di spontanea pressione impiantistica. Gli impianti Pubblici previsti, a realizzarsi o per i quali è già stato avviato l'iter per la realizzazione, sono:
Foggia 60.000 t/a (pubblico)
Andria 60.000 t/a (pubblico)
Pulsano 60.000 t/ a (pubblico)
Cavallino 40.000 t/a (pubblico)
Bari 40.000 t/a (pubblico)
Molfetta 25.000 t/a (pubblico)
Cerignola 20.000 t/a (pubblico)
TOT pubblici 305.000 t/a
E anche
Putignano 110.000 t/a Forsu e totali 370.000 t/a (privato)
Erchie 80.000 t/a (privato)
Grumo Appula Prometeo 113.000 t/a (privato)
TOT Privati 563.000 t/a (303 m solo FORSU)
A questi va aggiunto probabilmente anche un impianto che potrebbe sorgere a Brindisi, 60 mila tonnellate/a, attualmente in discussione tra Ager e amministrazione comunale. Si parla anche di altri impianti da realizzarsi in Salento, uno a Nardò e l'altro a Copertino, anch'essi come minimo tratteranno 40.000 t/annue cadauno.
Insomma, se si facessero tutti si parlerebbe di un incremento di più di 700.000 tonnellate l’anno, che unite alle 505 oggi disponibili porterebbe la nostra regione a una capacità di circa 1.200.000 tonnellate. Quattro volte l’attuale fabbisogno, tre volte quello di piano e poco meno del doppio del fabbisogno idealistico. Col corredo di impatti immaginabili.
Ma non abbiamo detto che nella più estrema ipotesi di recupero ne basterebbero 270.000?
Uno dei motivi, comunque, per la programmazione di impianti pubblici è qualche cosa che sta a cuore al governo regionale: l’autosufficienza con impianti solo pubblici. Senza entrare nel merito di considerazioni sui rapporti pubblico/privato, la disponibilità pubblica oggi è di solo 80.000 tonnellate; se venisse soddisfatta da nuovi impianti tutti pubblici, gli impianti privati sarebbero comunque liberi di farsi portare materiali da dove meglio credono, quindi ogni anno entrerebbero in Puglia almeno 400.000 tonnellate extra, con tutti gli impatti ambientali connessi a traffico, emissioni consumi e smaltimento dei rifiuti di processo. In una VAS di piano non si potrebbe ignorare questo elemento, e un bilancio costi benefici non potrebbe che portare a considerare ottimale un equilibrio fra l’utilizzazione degli attuali impianti privati, previ accordi, e un modulato incremento di capacità pubblica.
Il che vuol dire il necessario e opportuno, comunque la si metta, blocco di qualsiasi ulteriore iniziativa privata in Puglia che non sia sostitutiva di impianti attualmente in esercizio.
Un altro elemento da considerare, tralasciando per ora la tipologia di impianto a farsi, (se compostaggio o combinato anaerobico/compostaggio), riguarda dimensioni e localizzazioni di singoli interventi.
Il principio da seguire è certamente quello di colmare spazi di prossimalità attualmente vuoti, in maniera da contenere le movimentazioni stradali del materiale in ingresso e di prodotto compostato e di non gravare, inoltre, su aree già soggette a carichi ambientali.
L’area pugliese più soggetta a carichi ambientali, è la provincia di Taranto, eccovi un focus sulla provincia, sempre riguardo all’impiantistica per il trattamento della Forsu.
La provincia di Taranto ha prodotto nel 2018, 265.715 tonnellate di rifiuti urbani. Auspicando che l'intera provincia raggiunga il 65% di raccolta differenziata, avremmo quindi circa 173.000 tonnellate di rifiuti raccolti in maniera differenziata. Se consideriamo che la frazione organica costituisce circa il 40% in peso del rifiuto raccolto in maniera differenziata, avremmo quindi circa 70.000 tonnellate di organico prodotto dall'intera provincia. Raffrontiamo questi dati con le capacità di trattamento degli impianti esistenti già nella provincia di Taranto, circa 210.000 t/a, si evince che c’è già una enorme sovracapacità impiantistica. In questi giorni si discuterà della proposta di realizzazione di un digestore anaerobico a Pulsano, capace di trattare 60 mila tonnellate all’anno. É evidente che è inutile aumentare le potenzialità di trattamento della Forsu in quest’area. Quali sono stati i criteri di localizzazione che hanno fatto ricadere la scelta su Pulsano? Di norma l’Ager dovrebbe localizzare gli impianti dove mancano, non dove già sono troppi.
Speriamo che mercoledì prossimo, 8 maggio, saranno questi gli argomenti che verranno trattati nel convegno organizzato dal sindaco di Pulsano, a cui parteciperanno il direttore generale di Ager, Gianfranco Grandaliano, il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani e il presidente regionale di Legambiente, Francesco Tarantini e che non si facciano inutili endorsement sulla digestione anaerobica, solo perché destinatari di incentivi pubblici che sempre graveranno sulle tasche dei cittadini. Il trattamento della Forsu è fondamentale per la chiusura del ciclo dei rifiuti in Puglia ma la Forsu si può trattare anche in semplici impianti di compostaggio aerobico, molto meno costosi dei digestori e che potrebbero essere dimensionati a seconda delle necessità dei singoli territori. Questo permetterebbe anche di evitare lo scontro con le comunità locali che notoriamente sono contrarie a mega impianti industriali.
Zero Waste Puglia