Carta. Unirima in Commissione Ambiente alla Camera: riflettori puntati su assimilazione e punto di calcolo degli obiettivi di riciclo
La Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sui rapporti convenzionali tra il Consorzio nazionale imballaggi (Conai) e l’Anci, ha svolto l’audizione di Unirima (Unione nazionale imprese recupero e riciclo maceri)
08 May, 2019
Martedì 7 maggio 2019, la Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sui rapporti convenzionali tra il Consorzio nazionale imballaggi (Conai) e l’Anci, alla luce della nuova normativa in materia di raccolta e gestione dei rifiuti da imballaggio, ha svolto l’audizione di Unirima (Unione nazionale imprese recupero e riciclo maceri). In rappresentanza dell’Associazione ha preso la parola il presidente, Giuliano Tarallo. Dopo aver tracciato una quadro del settore, Tarallo si è soffermato in modo particolare sui alcuni punti “delicati da tenere in considerazione, dal punto di vista Unirima, quando si ragiona dell’accordo quadro Anci-Conai”. Uno dei primi punti critici è quello dell’assimilazione dei rifiuti speciali a quelli urbani. “Dal nostro punto di vista – ha sottolineato il presidente Unirima – l’assimilazione produce due tipologie di problemi: per prima cosa, i costi di cui si deve fare carico la collettività. I meccanismi di gestione di questi rifiuti, infatti, non vengono affidati al mercato ma ricadono sui Comuni che se ne devono fare carico. In secondo luogo, essendo sottoposti a privativa vengono sottratti al mercato e quindi il perimetro del mercato dei rifiuti viene ridotto a scapito delle imprese private che vi operano.”.
“Il meccanismo attraverso il quale l’allegato tecnico Anci-Comieco disciplina le convenzioni tra i Comuni ed il Consorzio può incentivare o meno l’assimilazione da parte dei Comuni” ha proseguito Giuliano Tarallo. “L’allegato tecnico attualmente in vigore prevede che ci sia un limite all’assimilazione dei rifiuti speciali agli urbani da parte del convenzionato. Nello specifico, entro una certa soglia, il contributo Comieco che viene erogato è pieno, sotto una certa soglia invece si riduce in modo significativo. L’identificazione e i meccanismi di attribuzione piena o meno del contributo – ha evidenziato il presidente dell’Associazione – sono per Unirima molto importanti. Noi assistiamo e ci facciamo parte attiva durante la trattativa Anci – Conai, per fare in modo tale che ci sia il minimo possibile di assimilazione e che i costi di gestione di questi rifiuti siano il meno possibile a carico della collettività affinché il mercato rimanga il più ampio e aperto possibile”.
Un altro punto, piuttosto delicato, è quello dello smaltimento degli scarti prodotti nella filiera della carta. La filiera della carta è particolarmente virtuosa da un punto di vista ambientale (in particolare per quanto riguarda il bilancio della CO2) perché non estrae carbonio da giacimenti fossili come accade per la plastica ma piuttosto sottrae il carbonio già immesso nell’ambiente attraverso l’uso della cellulosa e della carta da macero. “Dal nostro punto di vista – ha continuato Tarallo – gli scarti della filiera della carta devono essere considerati in modo diverso rispetto ad altri scarti di altre filiere, come per esempio quella della plastica o di altre attività di smaltimento, e ne dovrebbe essere drasticamente semplicata la gestione”. Dovrebbe cambiare il modo in cui “lo smaltimento di questi scarti viene percepito dalla cittadinanza, dalla politica e da gran parte dell’attività legislativa a cui assistiamo. Bisognerebbe quindi semplificare e agevolare lo smaltimento di questi scarti da parte dellla filiera della carta”.
Un altro punto importante è quello dell’esportazione. Se 4-5 milioni di tonnellate di materiale rimangono in territorio italiano, quasi due milioni di tonnellate di materiale vengono esportate. “Dobbiamo sempre ricordarci che da un punto di vista di economia circolare parliamo di un sistema che non è autosufficiente: nel territorio nazionale c’è una disponiilità di materie prime recuperate in eccesso rispetto a quanto il sistema riesce effettivamente a riutilizzare”. Per questo, ha spiegato il presidente Unirima, “abbiamo bisogno di accedere a mercati stranieri che sono in grado di riutilizzare queste fibre”. Un ultimo aspetto, ma non certamente secondario, è quello del punto di calcolo degli obiettivi di riciclo: “Il punto di misurazione di questi materiali deve essere a valle della nostra lavorazione. I nostri impianti sono stati autorizzati per produrre materia prima. Dopodiché il materiale si muove da altre parti (circa 2 milioni di tonnellate vengono esportate). Quindi altri punti di misurazione non sono utilizzabili. Lo dico – ha concluso Giuliano Tarallo – perché l’alternativa potrebbe essere, ad esempio, quella di utilizzare come punto di misurazione l’entrata in cartiera. Ma vista la quantita di materiale che viene riutilizzato all’estero, l’ingresso in cartiera come punto di misurazione non si può utilizzare”.