Napoli, primo sguardo di Eco sul 'Lungomare plastic free': nei chioschi le bottiglie resistono ma il lungomare è abbastanza pulito
Siamo andati a vedere come procede l'applicazione del provvedimento napoletano, forse unico in Italia perché vuole mettere al bando anche le bottiglie e non solo piatti posate e bicchieri di plastica usa e getta
10 May, 2019
di Francesco Sellari
A poco più di una settimana dalla entrata in vigore dell'ordinanza 'Lungomare plastic free' com'è la situazione a Napoli? Dopo il clamore suscitato dal primo "stress test" del primo maggio, con alcuni articoli che ne sottolineavano alcune criticità, siamo andati a vedere come procede l'applicazione di questo provvedimento, forse unico in Italia perché vuole mettere al bando anche le bottiglie e non solo piatti posate e bicchieri di plastica usa e getta.
Dobbiamo dire subito che il clima di questo maggio anomalo, con cielo grigio e un vento freddo che sferzava la costa, ci consegna una fotografia necessariamente parziale. Ma l'osservazione e l'interazione con gli operatori commerciali ci consente comunque di fare alcune valutazioni interessanti.
Innanzitutto l'area appare complessivamente pulita. Abbiamo attraversato la zona normalmente più frequentata, quella che va da via Nazario Sauro a Mergellina, passando per via Partenope, nota per i locali e ristoranti vista mare, e per via Caracciolo, dove si fanno più presenti i chioschi che vendono taralli, gelati e bibite. E ci siamo anche allungati oltre, sulla collina di Posillipo. Va precisato infatti che l'ordinanza copre un'area più vasta di quella tradizionalmente deputata alle passeggiate. Quindi fino a via Coroglio (Bagnoli) verso est e fino a San Giovanni a Teduccio verso ovest.
Pochissimi i rifiuti sparsi in strada, tranne che nelle aiuole nei pressi della rotonda Diaz, più o meno a metà del percorso. Qui troviamo, oltre a sporcizia diffusa, un cumulo di grossi sacchi di materiale indifferenziato. La cosa sorprendente è che il giorno 9 maggio giacevano lì ormai da più di una settimana. Sono infatti gli stessi già segnalati e fotografati in un articolo del 2 maggio. Nonostante la segnalazione della stampa nessuno ha pensato di rimuoverli.
Il tratto iniziale sembra sguarnito di contenitori per la raccolta differenziata. I primi bidoncini per vetro e plastica/metalli li incontriamo davanti Castel dell'Ovo. Proseguendo, la situazione migliora, con veri e propri cassonetti frequenti e ben tenuti. Molto rari quelli per l'umido. Poco male per adesso, ma nell'ottica di una massiccia riconversione ad imballaggi in plastica unicamente biodegradabile e compostabile andrebbero aumentati.
Bottiglie in Pet
Come detto più volte, l'ordinanza napoletana a quanto ci risulti è la prima in Italia a vietare anche le bottiglie in PET, per le quali, a differenza di stoviglie e bicchieri monouso, l'alternativa biodegradabile e compostabile è ancora piuttosto marginale.
I ristoranti sembra si siano adeguati di buon grado al provvedimento. È molto difficile trovare bottiglie di acqua o bevande in plastica. Le poche che vediamo ci assicurano essere per il consumo interno. Alcuni si sono attrezzati con alternative in lattine di alluminio.
Differente la situazione nei bar, dove in un paio di casi riusciamo ad acquistare bottigliette d'acqua tradizionali senza problemi e senza che ci venga proposto di versarla in un bicchiere biodegradabile. Nota di colore: c'è anche chi ci suggerisce di infilarla nello zaino - "non si sa mai, se poi ti chiedono chi te l'ha venduta?" - o chi vorrebbe spacciarci per biodegradabili bottigliette che tali non sono.
Per quanto riguarda i chioschi e i venditori ambulanti non c'è storia. Ne abbiamo monitorati una ventina tra quelli aperti: la stragrande maggioranza espone e vende bottigliette d'acqua e altre bibite in PET. Solo in un paio di casi c'è stato negato l'acquisto o proposto di versarla in un bicchiere, ma soltanto dopo le nostre richieste di informazione sul provvedimento comunale. Diversi titolari di questi chioschi sostengono con convinzione che l'ordinanza non si applichi alle bottigliette ma soltanto a stoviglie e altri manufatti usa e getta. Più di uno ci dice: "Sono i produttori a doversi adeguare: quando faranno anche le bottiglie biodegradabili le venderemo".
Addirittura un barista con il quale abbiamo parlato a Posillipo ci ha detto di aver avuto due controlli e di aver ricevuto comunicazione soltanto in merito a bicchieri, cannucce e altre stoviglie monouso in materiale biodegradabile. Chiaramente si tratta di una informazione non verificabile, ma dalle opinioni raccolte e dalle reazioni registrate sembrerebbe emergere una certa confusione.
Al netto di ciò, c'è un'ultima valutazione che va fatta e che poniamo in forma di domanda. Non è che questa ordinanza ha trovato un'accoglienza favorevole e benevola tra coloro che, detto in maniera un po' tranchant, hanno meno da perderci? Mentre gli altri si trincerano dietro una presunta mancanza di chiarezza del provvedimento? In fondo, chi vuole acquistare una bottiglietta d'acqua si rivolge primariamente a un bar, un venditore ambulante o a chiosco, quasi mai a un ristorante. Il "battesimo del fuoco" sarà senza dubbio quest'estate.