Il buono che avanza: esperienze e numeri su recupero e redistribuzione di cibo in Italia e nel resto d'Europa
Un confronto sulle buone pratiche per recuperare e redistribuire il cibo in eccedenza evitando gli sprechi. Dai quartieri milanesi alle città europee: esperienze solidali e numeri incoraggianti contro la povertà alimentare che non risparmia neppure Milano. Il terzo settore interroga la politica.
09 May, 2019
Si è chiusa ieri la settimana milanese dedicata al cibo di qualità e alla corretta alimentazione con tante occasioni di riflessione sull’accesso al cibo e sull’impegno del terzo settore contro sprechi e povertà alimentare. Mercoledì la Fondazione Feltrinelli ha ospitato il laboratorio della Food Policy di Milano sui progetti sviluppati nei quartieri milanesi messi a confronto con le buone pratiche europee per ispirare la nascita di nuove idee. Dalle mense scolastiche della città meneghina, che con Milano Ristorazione donano 60 mila kg di pane all’anno e 78 mila kg di frutta, alle mense ospedaliere di Bruge che supportano la food policy di cui la città si è dotata nel 2015. Iniziative che devono stimolare l’intervento della politica che invece tende a delegare ai privati le risposte al fabbisogno alimentare.
Il viaggio attraverso le esperienze solidali e i dati incoraggianti sul cibo salvato e redistribuito inizia con le reti QuBì della Fondazione Cariplo, “Un progetto specifico contro la povertà infantile che non risparmia neppure Milano città che fa da traino rispetto al resto del paese” dice Monica Villa.
Il Ciessevi ha pubblicato il manuale “Io non butto” che supporta le iniziative di recupero cibo a km zero e risponde alle domande delle piccole attività commerciali e del terzo settore che rispettivamente donano e recuperano il cibo in eccedenza da redistribuire. “Un vademecum che in 5 capitoli propone “prassi igieniche per il trasporto e lo stoccaggio del cibo, compatibili con adeguati livelli di sicurezza alimentare, e le agevolazioni fiscali per chi dona come la riduzione della Tari” precisa Alice Rossi.
Sono 150 le famiglie che ricevono un aiuto grazie alla Bottega solidale nei quartieri Molise-Calvairate-Ponti caratterizzati dal degrado abitativo oltre che dalla povertà alimentare. “Solo nel mese di aprile abbiamo distribuito circa 2000 prodotti alimentari donati in particolare dai negozi di quartiere, dal Banco alimentare e da Milano Ristorazione”, ma l’elenco è lungo e Grazia Casagrande continua aggiungendo anche “il generoso rosticciere della zona che dona l’invenduto della giornata precedente.”
La Coop Lombardia, tra le prime realtà della GDO ad avviare iniziative di sensibilizzazione dei cittadini contro gli sprechi alimentari, ha sviluppato un progetto innovativo con l’hub di raccolta e distribuzione cibo all’interno del supermercato di Cormano (Mi) e nelle vicinanze del punto vendita di Ponte Tra (VA). Ettore Terribili ci tiene a precisare che “gli spazi sono organizzati in modo da garantire l’anonimato delle famiglie che usufruiscono delle donazioni di cibo e che il valore delle derrate alimentari donate nel negozio di Cormano è di 125 mila euro”.
Il progetto sulla sovranità alimentare del quartiere Baggio, Municipio 7, cerca di andare incontro ai bisogni delle famiglie promuovendo la “Cassetta sospesa” e gli orti condivisi. “Con il coinvolgimento di tutti gli attori del quartiere, anche gli agricoltori del parco Nord, puntiamo a garantire cibo di qualità a chi non può permetterselo” dice
Simone Martinoli.
Il progetto dell’associazione Cast nel quartiere Villapizzone, periferia nord –occidentale di Milano, inizialmente riceveva cibo solo dai ristoranti “Poi sono arrivate le segnalazioni del Banco alimentare e così – spiega Vittorio Marchesi - oggi riusciamo a redistribuire il cibo a 350 persone per un totale di 12 tonnellate all’anno. Spesso riceviamo alimenti che scadano dopo 1 o due giorni e bisogna fare attenzione per evitare lo spreco dello spreco.
Recup è il progetto di recupero cibo nei mercati milanesi portato avanti da giovani che nonostante alcune sfide (per es le fasce orarie di chiusura dei mercati) sono riusciti a connettersi con il sistema cittadino che salva il cibo e lo redistribuisce con l’aiuto degli stessi beneficiari.
Food Pride a Torino recupera frutta e pane invenduto nel mercato di Porta Palazzo e nei negozi di prossimità. “Oltre a redistribuire cibo il progetto aiuta a mettere in relazione le persone" sottolinea con orgoglio Sonia Migliore di Eco dalle città.
Dai quartieri italiani alle città europee.
A Ghent, in Belgio, nel 2017 la municipalità ha avviato un progetto con l’obiettivo di recuperare 100 tonnellate di cibo ma con il coinvolgimento di 24 supermercati, 1 mercato comunale, 2 centri logistici e 1 azienda agricola sono stati salvati e donati ben 300 tonnellate di cibo all’anno destinato a 19 mila beneficiari.
A Londra ogni anno si sprecano 900 mila tonnellate di cibo e si spendono 50 milioni di sterline per la gestione dei rifiuti organici. Sulla base di questi dati la municipalizzata ha sviluppato un progetto Life sulla comunicazione e sensibilizzazione dei cittadini che partecipando ai workshop (in 3 anni ne sono stati organizzati 200 nei vari quartieri) imparano a ridurre gli sprechi facendo bene la spesa e scegliendo uno stile di vita sano. “L’obiettivo è di ridurre del 20% lo spreco pro capite” dice Chiara Pirovano della Food Policy di Milano.
A Bruge sono 4 mense ospedaliere che supportano la Food policy di cui la città si è dotata nel 2015. Ogni Ospedale dona all’anno 27 tonnellate di cibo e sperimenta buone pratiche contro lo spreco alimentare sensibilizzando pazienti e personale delle strutture.
In chiusura le riflessioni di Roberto Sensi, di Actionaid, sulla povertà alimentare che "non è solo un bisogno ma una violazione sistematica dei diritti" e sulle buone pratiche che “devono interrogare la politica che di fatto delega al privato il fabbisogno alimentare”.