Gestione rifiuti al Salone del Libro 2019, altra occasione persa: ‘L'anno prossimo saremo sostenibili’
Nuova edizione del Salone del Libro di Torino, vecchie abitudini per quanto riguarda la raccolta differenziata dei rifiuti. Di sostenibilità si parla molto, ma concretamente si fa davvero poco. “Non c’è più tempo” – come dice il titolo del libro di Luca Mercalli presentato al Salone del Libro – per parlare solo di buoni propositi. Il cambiamento deve avvenire ora. Ecco cosa è emerso girando tra gli stand
16 May, 2019
di Albana Muco
La gestione dei rifiuti del Salone del Libro di Torino anche per l’edizione 2019 è stata quella di sempre, ossia con un’apparente raccolta differenziata. In linea con il passato quindi, tranne che per una minima novità di facciata: finalmente, dopo le edizioni 2016, 2017 e 2018, c’erano dei contenitori appositi anche per la raccolta della plastica. Lo slogan “plastic free” è diventato di moda e ha contagiato anche il Lingotto, per un nuovo sistema di gestione dei rifiuti, che non abbia solo a che fare con il rimediare ma che vada in direzione dello zero waste, bisognerà aspettare per forza l’edizione 2020.
“Per sensibilizzare alla raccolta della plastica quest’anno sono presenti sei aree. Su 400 volontari, 10 per turno – ovvero 20 persone in totale – sono dedicati al presidio delle sei isolette della plastica”, mi ha spiegato sabato 11 maggio 2019 il referente per tutte le attività dei volontari, Sergio Della Roccia. Ho proseguito, intervistando la volontaria Irene Buratore del turno 10:00-15:00. Sorvegliava da sola un’isoletta della plastica. “All’incontro dei volontari ci sono state date indicazioni su come presidiare e che le bottiglie di plastica devono essere appiattite”, – mi ha raccontato mentre spiegava ai visitatori, che le chiedevano informazioni, come raggiungere le diverse sale o stand. “Le persone però chiedono dove possono buttare, ad esempio, carta e residui di cibo. Tutti mi guardano strano e chiedono perché gli altri contenitori si trovano così lontano. Quando mi sono allontanata per andare al bagno ho notato che in questi contenitori avevano buttato anche altri rifiuti oltre la plastica”, ha concluso. Infatti, era quasi impossibile trovare i quattro contenitori (carta, indifferenziato, plastica, vetro) tutti insieme nello stesso posto. Il contenitore dell’umido mancava, ovviamente i bicchieri biodegradabili venivano buttati dove capitava.
Mentre Irene rispondeva alle mie domande, è arrivato anche Alberto V., coordinatore dei volontari del Padiglione 3. Ho chiesto anche a lui un parere: “Il problema è anche il menefreghismo delle persone perché non pensano, non leggono [le didascalie dei contenitori per conferire i rifiuti correttamente, ndA]. Quest’anno con la raccolta della plastica è stato fatto un minimo passo avanti, però le persone devono essere indirizzate bene. Se l’organizzazione ha predisposto il controllo e sequestro delle bottiglie di plastica all’entrata, è inutile ritirale se poi vengono vendute all’interno. Io avrei cercato sponsor per torelli o per la distribuzione dell’acqua a prezzo simbolico, e dare bicchieri in silicone o borracce. Gestire la raccolta dei rifiuti a posteriori è un processo reattivo, è una reazione dopo la produzione dei rifiuti, diminuirli invece, cioè andare alla radice del problema, è un processo attivo, così si evita anche la pigrizia delle persone. In un luogo dove si fa cultura se non sfrutti l’occasione anche per la sostenibilità non centri l’obiettivo. Non si possono tralasciare queste questioni fondamentali. Le mie parole derivano da osservazioni dirette, per onestà intellettuale però devo dire che non so se c’è un committente dietro le quinte che si sta occupando di questi aspetti, non voglio criticare ciò che non vedo”.
Lo stesso giorno sono riuscita a scambiare alcune parole anche con Maurizia Rebola, direttrice della Fondazione Circolo dei lettori, al termine dell’incontro “Il prossimo passo” in cui i partecipanti al Board di Sostenibilità del Salone, costituitosi recentemente, hanno presentato le loro attività e illustrato gli obiettivi futuri. “L’organizzazione della fiera è iniziata il primo marzo 2019. Rispetto alle edizioni passate, per quanto riguarda la raccolta differenziata, è stato chiesto uno sforzo maggiore al Polo fieristico di Lingotto”, – ha affermato – “bisogna apprezzare il fatto che abbiamo iniziato, è un segnale che non si torna più indietro. La linea è stata tracciata. Per l’anno prossimo cercheremo anche dei volontari appassionati di temi ambientali, i nostri volontari attuali sono appassionati di letteratura”.
L’indomani, domenica 12 maggio 2019, mentre facevo l’ultimo giro tra gli stand, mi sono imbattuta nel volontario Francesco Balducci. Ha attirato la mia attenzione perché aveva in mano delle coppette di gelato. Gli erano state consegnate da alcune persone che non sapevano dove buttarle, perché i tre contenitori che lui sorvegliava erano solo per i rifiuti di plastica. Essendo da solo, non poteva allontanarsi dall’isoletta e disfarsene. Le teneva in mano come un triste trofeo. Alla fine, mi sono proposta di buttare io quelle coppette e lui mi ha educatamente ringraziata. Questa immagine rimane l’emblema dell’ennesima occasione sprecata, di una progettazione mancata, di una cultura insostenibile e di un agire incoerente rispetto agli incontri a tematica ambientale presenti nel programma della manifestazione. Che i diretti responsabili non siano gli organizzatori del Salone del Libro ma il Polo fieristico del Lingotto poco conta. Poiché il commissionato fa quello che il committente richiede. Il mancato cambio di paradigma riguarda tutti i soggetti coinvolti.
L’unica nota positiva è stata la reazione di alcuni visitatori alla presenza della grande quantità di bottiglie di plastica all’interno della fiera e al sequestro, a detta degli impiegati per motivi di sicurezza, delle borracce all’entrata. Ad esempio, Greta Golia di Contiamoci ha espresso così il suo disappunto: “Ahhh dimenticavo oltre al danno la beffa, nei corner shop con i gadget del #salto2019 c’erano le borracce in vendita! #ilprossimopasso è urgentissimo”.
Il presente fa la differenza ed è cruciale per il futuro. “Non c’è più tempo” – come dice il titolo del libro di Luca Mercalli presentato al Salone del Libro – per parlare solo di buoni propositi. Il cambiamento deve avvenire ora.