Clean air dialogue. Legambiente: 'Servono interventi più coraggiosi'
Legambiente: “Le misure fin qui adottate non sono state sufficienti, servono interventi più coraggiosi e risorse economiche adeguate tagliando i sussidi alle fonti fossili". Flash mob dell’associazione in occasione del Clean air dialogue di Torino. Esposto lo striscione “Ci siamo rotti i polmoni”
04 June, 2019
Per Legambiente sul fronte delle politiche antismog arrivano timidi passi avanti: se da una parte il protocollo Aria Pulita sottoscritto da ministeri di - Ambiente, Economia, Sviluppo Economico, Infrastrutture e trasporti, Politiche agricole, Salute - con le Regioni e le Province autonome rappresenta in parte una buona notizia per l’ambiente, dall’altra parte le risorse pianificate fin qui non sono, però, sufficienti per ridurre le emissioni inquinanti, migliorare la qualità dell’aria e renderle le città più vivibili. Quello che manca è una strategia complessiva fondata su risorse certe che metta davvero al centro le aree urbane, dove oggi si concentra una sfida importante e decisiva soprattutto nella lotta ai cambiamenti climatici, e che punti sulla mobilità sostenibile, sulla rigenerazione urbana, sulla riconversione sostenibile dell’autotrazione e dell’industria, sulla riqualificazione edilizia, il riscaldamento con sistemi innovativi. Senza dimenticare che il settore agricolo e il trasporto marittimo devono dare il proprio contributo alla risoluzione di quest’emergenza.
Per questo l’associazione ambientalista oggi da Torino
- nel corso del flash mob che ha organizzato in occasione della due giorni di Clean
Air Dialogue italiano - ha rilanciato le sue proposte antismog
che riguardano il trasporto pubblico, privato e commerciale, il settore dell’energia,
quello del riscaldamento domestico, dell’agricoltura e dell’urbanistica, ribadendo
che l’urgenza di definire una strategia e un piano nazionale contro
l’inquinamento con misure strutturali ed economiche di ampio respiro che siano
in grado di coinvolgere tutte le città e i territori d’Italia. Tra gli
interventi che l’associazione chiede e propone c’è ad esempio quello di: ripensare
l’uso di strade, piazze e spazi pubblici delle città creando ampie “zone 30” e
prevedendo nuovi spazi verdi nei centri urbani, potenziare il trasporto
pubblico locale, urbano e pendolare, prevedere rete ciclabili che attraversino
nelle diverse direttrici i centri urbani; ma anche ripensare il proprio stile
di vita in una chiave più ecofriendly. E poi introdurre politiche di Road
Pricing e Ticket pricing e zone a basse emissioni nelle aree urbane più
popolate, vietare l’uso di combustibili fossili inquinanti nel riscaldamento
degli edifici; diffondere nuove tecnologie e sistemi (come le pompe di calore e
il district heating), stabilire nuovi strumenti per rilanciare gli interventi
di riqualificazione energetici.
“Oggi il premier Conte ha ribadito che l’aria è un bene di tutti e che c’è la volontà e l’impegno dell’Italia di allinearsi alle direttive Ue. Parole – commenta il Presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani – alle quali devono seguire fatti concreti di lungo termine, per questo chiediamo all’Esecutivo di avere il coraggio di imprimere su questo fronte un cambiamento davvero concreto attraverso politiche antismog più efficaci e coraggiose che si integrino con quelle regionali e metropolitane, perché le misure adottate fino ad oggi non sono state a nostro avviso sufficienti. In questi anni l’emergenza inquinamento atmosferico è stata affrontata in maniera disomogenea ed estemporanea.
A quasi nulla sono serviti i piani anti smog in nord
Italia scattati il primo ottobre 2018 con il blocco, parziale, della
circolazione per i mezzi più inquinanti. Gli interventi di cui abbiamo bisogno
devono avere al centro un diverso modo di vivere e pensare le città e devono
essere in grado di portare un complessivo cambiamento degli stili di vita e della
mobilità dei cittadini, incentivando la pedonalità, dando più spazio alla ciclabilità
e alla micromobilità, potenziando il trasporto pubblico con nuove risorse,
puntando su innovazione ed efficienza energetica, senza dimenticare che in
questa partita sono coinvolti anche settori come quello agricolo e industriale.
Misure e interventi chiesti più volte anche dall’Europa, che è stato spesso un vero salvagente
per tanti Paesi e soprattutto per l’Italia, che si è più volta pronunciata in
merito chiedendo alla nostra Penisola, sulla quale gravano diverse procedure di
infrazione, un impegno serio e concreto su questo fronte per tutelare non solo
l’ambiente ma anche la salute dei cittadini. Ora è giunto il momento di
dimostrarlo spostando una parte dei 19 miliardi di euro di sussidi alle fonti
fossili per una concreta lotta allo smog e alla crisi climatica”.
“Le misure finora adottate in Piemonte sono state evidentemente
insufficienti per rispondere all’emergenza ambientale e sanitaria in corso - dichiara
Federico Vozza, vicepresidente di
Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Per questo chiediamo al neo
presidente della Regione Cirio, partendo dal nuovo Piano regionale per la
Qualità dell’Aria e di concerto con i presidenti delle altre regioni del Nord Italia,
politiche più coraggiose nel settore dei trasporti, primo imputato della grave
situazione di inquinamento che vive la nostra regione. È prioritario promuovere
in modo efficace la mobilità sostenibile e disincentivare in parallelo l’uso
dell’auto privata, coinvolgendo e condividendo il più possibile le scelte
strategiche con le associazioni e la cittadinanza tutta. Per incentivare
spostamenti casa-scuola-lavoro sostenibili occorre però che la nuova Giunta
parta da un piano per la completa riattivazione delle linee ferroviarie
tagliate in tutto il Piemonte nel 2011/2012”.
Legambiente ricorda infine che in questa partita svolge un ruolo importante il piano energia e clima. L'Italia è ancora in tempo per dotarsi di un Piano Energia e clima più ambizioso ed in linea con la soglia critica di 1.5°C. Quello di cui abbiamo bisogno è un piano nazionale coerente con l’Accordo di Parigi, che punti ad un futuro energetico al 100% rinnovabile e sull’efficienza energetica per ridurre consumi e importazioni; che acceleri la transizione fuori dalle fonti fossili (cancellando gli assurdi sussidi diretti e indiretti previsti), che renda davvero possibile l’uscita dal carbone al 2025.