Prosegue la polemica sui rifiuti di Roma, lettera aperta di Pinuccia Montanari a Marco Travaglio
Dopo la risposta dell'ex componente del cda di Ama, Vanessa Ranieri, al direttore del Fatto Quotidiano, arriva anche la lettera aperta dell'ex assessora all'Ambiente di Roma,Pinuccia Montanari. Ecco il testo
11 July, 2019
Lettera aperta dell'ex assessora all'Ambiente di Roma, Pinuccia Montanari, al direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio, che in un editoriale intitolato "Ecoballe" del 9 luglio difende l'operato di Virginia Raggi nella gestione della complessa situazione dei rifiuti della Capitale. Editoriale contro cui si
era già espressa Vanessa Ranieri, avvocata ed ex componenente del cda di Ama revocato contestualmente all'allontanamento di Lorenzo Bagnacani.
Ecco la lettera di Pinuccia Montanari:
Gentile dott. Travaglio, in un lungo articolo apparso ieri sul Suo giornale mi sono trovata apostrofata come "la troppo ideologica Montanari". L'articolo riprende un intervento del collega Bisbiglia su Il fatto.it e ne riproduce errori e valutazioni. Già l'avvocato Vanessa Ranieri ha risposto con grande precisione. Mi limito allora ad alcune lapidarie osservazioni.
Nella descrizione delle tre fasi della gestione dei rifiuti Travaglio e Bisbiglia confondono il trattamento con la gestione dei flussi. Non confondere questi due aspetti è di vitale importanza, perché quel che è mancata a Roma, negli ultimi mesi, è stata sostanzialmente la gestione dei flussi che vede tre protagonisti : Ama che li pianifica, il Dipartimento e la Sindaca, in quanto assessora, che ne condividono la logica.Ora per far quello che faceva Bagnacani e il suo CDA ci è voluta una cabina di regia al Ministero. Ho in mano una delle ultime lettere del Presidente di Ama di allora che disegnava la gestione dei flussi con una programmazione giornaliera, settimanale, mensile e di proiezione e che dava garanzia dell'equilibrio del sistema. Quindi è inutile dott. Travaglio che lei continui a difendere l'indifendibile, alterando una semplice verità e si spertichi in difese d'ufficio e accuse d'ufficio: a Roma da metà febbraio è mancata la programmazione della gestione dei flussi.
Questo pur nella consapevolezza del difficile equilibrio della città.
Dunque io sarei troppo ideologica perché facevamo un piano concreto di estensione del porta a porta su 310.000 abitanti, con un cronoprogramma per tre milioni (che stavamo rispettando), perché con Ama si compravano i bidoncini e si distribuivano a tutte le famiglie? Sarebbe ideologico incontrare 20.000 cittadine e cittadini per spiegare come si fa la raccolta differenziata, fare censimento, individuare le utenze fantasma, distribuire kit, seguire i camion nel percorso di raccolta per verificarne la correttezza? E i risultati erano da subito straordinari: ricordo la soddisfazione di una sera, quando ad Ostia non si vedevano più cumuli sulle strade, come in Via Senofane e vedere invece tutti i bidoncini esposti ordinatamente come in Svizzera. Questa è cultura del FARE non ideologia. E noi lo abbiamo fatto, sino a che ce lo hanno consentito. Invece di parlare di giustizia, abbiamo piantato alla Romanina 27 Querce dedicate ai magistrati uccisi dalla mafia, abbiamo fatto FARE le pietre di inciampo con incisi i loro nomi , per non dimenticare, abbiamo seminato i papaveri rossi e i semi li hanno sparsi i ragazzi delle scuole.
Ora sarebbe bello che il suo giornale che si chiama Il Fatto né seguisse la cura, magari solo per togliere l'erba in modo che i nomi dei magistrati non vengano sepolti dall'erba e dalla mancanza di memoria. Per tanti anni si è parlato della scorta di Moro: noi abbiamo piantato 5 melograni, abbiamo collocato le pietre d'inciampo. Ora tocca alla città mantenerne vivo il ricordo attraverso atti concreti. Abbiamo realizzato il giardino dei giusti a Villa Pamphili, abbiamo realizzato la spiaggia Tiberis fruita da 50.000 cittadini. Abbiamo prodotto 20 riqualificazioni di parchi, piantato 2500 alberi e anche più secondo un piano di riforestazione, abbiamo realizzato e approvato il primo regolamento del Verde, il regolamento sugli Orti, sul benessere animale, il piano di risanamento acustico ecc.
Le parole giuste possono cambiare il mondo nel senso del bene comune, ma il FARE ne dà la cifra. Noi ci siamo sporcati le mani, in squadra, per dare un contributo a questa città che amiamo, al nostro paese e anche a Virginia Raggi. Non ne siamo pentiti, ma un minimo senso di giustizia e verità, in questo paese, dovrà prima o poi trion-FARE. Oggi l'epilogo della favola è triste: qualcuno si sentirà autorizzato a riprodurre una vecchia logica, quella del FARE un buco, dove nascondere i rifiuti della nostra società. L'era Raggi che doveva essere il segno del cambiamento in campo ambientale sarà, anche con il contributo del suo giornale, l'età della restaurazione ambientale, del ritorno al secolo scorso, quello dell'economia lineare. Sul campo resterà, oltre a noi, un unica ferita inevitabile, quella della terra che si era promesso, agli elettori e alle generazioni future, di difendere.e proteggere . Non abbiamo ancora appreso a pieno la lezione di Langer che scriveva" La società sostenibile non esisterà, se non sarà socialmente desiderabile", desiderabilità difficile da ottenere quando si parla di rifiuti.