Piemonte: il traffico responsabile del 32% delle emissioni di particolato primario ed del 23% delle emissioni di CO2 equivalente
Si è svolto giovedì 10 ottobre 2019 a Torino il convegno “Aria e Clima: sfide odierne e prospettive future” organizzato da Arpa Piemonte nell’ambito di Climaera
10 October, 2019
Si è svolto giovedì 10 ottobre 2019 a Torino il convegno “Aria e Clima: sfide odierne e prospettive future” organizzato da Arpa Piemonte nell’ambito di Climaera, un progetto europeo nel programma di cooperazione transfrontaliera Italia-Francia Alcotra che si concluderà nel 2020.
Il progetto affronta quella che è e sarà una delle più importanti frontiere scientifiche in campo ambientale nei prossimi anni, vale a dire l’integrazione tra gli strumenti conoscitivi nel campo della qualità dell’aria e dei cambiamenti climatici.
Integrazione indispensabile per garantire un adeguato supporto alle politiche di risanamento della qualità dell’aria da un lato e di contrasto ai cambiamenti climatici dall’altro che devono coordinarsi tra loro, ma non sono sempre sovrapponibili.
Lo scorso anno, nell’ambito del progetto, è stato pubblicato sul sito istituzionale del progetto, dei partner e sui social un questionario. Due delle nove domande erano:
- Quando senti dire qualità dell’aria quali sono le prime tre parole che ti vengono in mente?
- Quando senti dire cambiamenti climatici quali sono le prime tre parole che ti vengono in mente?
Questi i risultati per il Piemonte: le prime tre parole associate alla qualità dell’aria sono state inquinamento, smog e salute, mentre quelle associate ai cambiamenti climatici sono state scioglimento dei ghiacciai, caldo e inquinamento.
Più del 50% del campione piemontese si è dichiarato informato e coinvolto da entrambi gli argomenti.
Un esito interessante che fa comprendere non solo come la parola inquinamento sia associata a entrambi i temi, ma soprattutto quanto qualità dell’aria e clima siano due argomenti che fanno discutere, interessano, preoccupano e coinvolgono sempre più cittadini.
Le emissioni di inquinanti, di gas serra e una riduzione di assorbimento di CO2 (anidride carbonica) dovuta alla deforestazione producono il surriscaldamento del pianeta con conseguenze sempre più frequenti e impattanti quali alluvioni, frane, siccità, temporali violenti, incendi boschivi, ondate di calore, danni da ozono sulla vegetazione…
Se ci soffermiamo sulle emissioni di inquinanti e gas serra a livello regionale:
il traffico è responsabile del
- 67% delle emissioni di ossidi di azoto (di cui il 92% è generato dai veicoli diesel);
- 32% delle emissioni di particolato primario (di cui il 67% legato a risospensione e usura di freni/pneumatici e 30% legato alle emissioni esauste del traffico diesel);
- 23% delle emissioni di CO2 equivalente (di cui il 71% legate ai veicoli diesel).
il riscaldamento è responsabile del
- 9% delle emissioni di ossidi di azoto;
- 53% delle emissioni di particolato primario (di cui il 99% è riscaldamento a biomassa, legna o pellet);
- 17% delle emissioni di CO2 equivalente (di cui l’81% legato agli impianti termici a metano).
l’agricoltura è responsabile del:
- 11% delle emissioni di particolato - sia per la combustione delle stoppie, che per la zootecnia (sistemi di stabulazione degli animali, movimentazione dei mangimi, residui di pelle e piumaggio degli animali, condizioni delle strutture di ricovero);
- 10% delle emissioni di CO2 equivalente, legato alle colture agricole che emettono protossido di azoto e CH4 (come risaie e foraggere) e alla zootecnia (in particolare per la fermentazione enterica dei bovini e per la scorretta gestione dei reflui da allevamento, che producono CH4).
L’industria, che se non è più un problema per quanto riguarda il particolato primario, lo è ancora in parte per gli ossidi di azoto (21%, di cui il 60% è legato alle combustioni industriali che usano il metano come combustibile, in particolare l’industria del vetro, del cemento le centrali termoelettriche), è il maggior problema per la CO2 equivalente (42%, di cui il 62% è legato alle combustioni industriali che usano il metano come combustibile, in particolare l’industria termoelettrica).
Anche le variazioni climatiche (intese come meteorologia) influenzano fortemente la qualità dell’aria, sia in positivo che in negativo. Il vento, ad esempio, può portare al rimescolamento e alla dispersione degli inquinanti, ma anche al trasporto degli inquinanti da una zona all’altra. La pioggia provoca l’abbattimento degli inquinanti, ma la frequenza di alta pressione (invernale) ne provoca il ristagno.
“I cambiamenti climatici e inquinamento atmosferico, due dei problemi ambientali più difficili che la società moderna stia affrontando, sono fortemente collegati tra loro sia per le cause sia per le politiche da attuare per la loro mitigazione – spiega il Direttore Generale di Arpa Piemonte Angelo Robotto - Le strategie per il risanamento della qualità dell’aria e le strategie per il contrasto ai cambiamenti climatici sono complementari ma non sovrapponibili. Nel prossimo futuro è importante che le politiche relative al clima, energia e qualità dell’aria si concentrino su strategie vincenti su tutti i fronti evitando che le une danneggino le altre. Secondo alcuni autorevoli scienziati stiamo uscendo dall’Olocene per entrare nell’Antropocene. La sfida è quella di trovare, per mezzo dello stesso ingegno umano che ha concepito le tecnologie responsabili dell’inquinamento dell’ambiente, le soluzioni per il suo risanamento”.
"Gli indicatori climatici e ambientali pongono l'inizio del XXI secolo in condizioni inedite sulla scala degli ultimi milioni di anni, un fatto del quale l'Umanità sembra non essersi ancora accorta - sottolinea Luca Mercalli, moderando la tavola rotonda - E' urgente prendere coscienza e agire rapidamente per evitare che riscaldamento globale e crisi ambientale minaccino la qualità della vita delle generazioni più giovani e di quelle che verranno"
tutti i contributi