'Quello approvato non è un decreto clima', le prime reazioni critiche al provvedimento del Governo
Stefano Caserini: "Sembrano più che altro misure per ridurre l'inquinamento dell'aria". Greenpeace: "Occorrerebbero provvedimenti ben più radicali. A partire da una seria svolta pro-rinnovabili e da una drastica rimodulazione dei sussidi ai combustibili fossili"
11 October, 2019
"Per parlare di decreto clima o di Green New Deal ci vorrebbe un insieme di misure strutturali contro l'uso dei combustibili fossili. Staremo a vedere cosa succede sulla diminuzione dei sussidi nella finanziaria. Queste sembrano più che altro misure per ridurre l'inquinamento dell'aria. Bonus rottamazione degli Euro 3 per chi abita nelle zone più inquinate, soldi per piste ciclabili, bonus per abbonamenti al TPL”.
Così Stefano Caserini, docente di Mitigazione dei cambiamenti climatici al Politecnico di Milano, a proposito del provvedimento varato nella serata di giovedì 10 ottobre dal Consiglio dei Ministri e salutato con estrema soddisfazione soprattutto dal Movimento 5 stelle che parla di “nuova stagione” e di “grande passo in avanti”. Probabilmente è un passo in avanti sul fronte dell’inquinamento da Pm10 e biossido d’azoto ma non di certo su quello delle emissioni di Co2 e su tutte le cause antropiche del cambiamento climatico.
Dello stesso avviso anche Greenpeace, il cui direttore Giuseppe Onufrio dice senza mezzi termini che quello approvato dal Governo “non è un decreto sul clima, dato che inciderà davvero molto poco sulla lotta all'emergenza climatica in corso”. Per Onufrio “occorrerebbero provvedimenti ben più radicali. A partire da una seria svolta pro-rinnovabili e da una drastica rimodulazione dei sussidi ai combustibili fossili. L’Italia non è all'avanguardia in fatto di contrasto ai cambiamenti climatici, come affermato nelle ultime ore da importanti esponenti di maggioranza. Le emissioni del settore energetico nazionale sono in ripresa, a causa della frenata data alle rinnovabili dai diversi esecutivi in carica in questi anni, dal governo Monti in poi".
Per Greenpeace, se il ministro Costa volesse davvero attuare azioni d'avanguardia dovrebbe seguire, ad esempio, quanto fatto nelle ultime ore dalla Svezia, che ha bloccato l'autorizzazione di un nuovo terminale Göteborg per il gas naturale liquefatto, finanziato dalla Ue, sulla base di considerazioni climatiche. La politica energetica italiana invece vede ancora il gas naturale al centro del sistema", aggiunge Onufrio. "Una rotta confermata dalla attuale bozza di Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, il cosiddetto PNIEC, e che non potrebbe consentire l`azzeramento delle emissioni del Paese nel 2050".
Per Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, il provvedimento contiene presenta aspetti sia negativi ma anche positivi: "Da un Decreto Clima ci si aspetterebbero grandi risorse, ricordiamo i 100 miliardi previsti in Germania, e azioni articolate su di una molteplicità di fronti. Quello del Ministero dell'Ambiente invece è un intervento limitato sia nelle risorse disponibili che negli ambiti di intervento. Detto questo, va sottolineata positivamente l'attenzione ai cambiamenti agli stili di vita che saranno indispensabili in uno scenario di decarbonizzazione. Come il buono mobilità che, invece delle vecchie rottamazioni mirate all'acquisto di nuove auto, prevede un sostegno per il trasporto pubblico e per l'acquisto di biciclette o l'incentivo per i negozi che venderanno prodotti sfusi per ridurre gli imballaggi. La battaglia contro l'emergenza climatica non potrà essere infatti vinta solo grazie alle tecnologie green, ma dovrà prevedere anche cambiamenti comportamentali e forti interventi delle istituzioni. Come la graduale riduzione dei sussidi ai fossili, che però è stata scorporata dal decreto".