Le Iene su abiti usati. Fluttero: 'Un servizio che parte da un assunto sbagliato'
Andrea Fluttero, presidente CONAU UNICIRCULAR, ad Eco dalle Città: “Occorre rimarcare la differenza tra donazione e raccolta differenziata. Il contenuto dei cassonetti per gli abiti usati non finisce alle persone bisognose”
29 October, 2019
“Vestiti usati: il business milionario, e in nero, della camorra”. Questo è il titolo di recente servizio de Le Iene che sta facendo molto discutere. “Avete mai portato i vostri abiti usati nei cassonetti gialli della Caritas disseminati un po' ovunque in città? Abbiamo scoperto - si legge nelle presentazione del servizio - che quei vestiti non andranno ad aiutare i bisognosi, ma arricchiranno soprattutto le casse della criminalità organizzata, prima tra tutte la camorra. Con guadagni del 1000%, parte anche in nero”.
“Un servizio che parte da un assunto sbagliato”. È quanto sottolinea Andrea Fluttero, presidente CONAU UNICIRCULAR a cui abbiamo chiesto un commento sull'argomento: “In ogni settore ci sono purtroppo aziende che non rispettano le regole. Il servizio de Le Iene parte però da un presupposto sbagliato che purtroppo è fortemente radicato nelle persone. Molti cittadini pensano che mettendo l'abbigliamento usato nei contenitori stradali, questo finisca alle persone bisognose”.
“Questo è l'assunto di base sbagliato da cui è partito il servizio. È evidente che se la si spiega così e poi si descrive una filiera economica, gli spettatori si scandalizzino. Questa è la madre di tutte le incomprensioni. Quello che sto cercando di spiegare da tempo in tutte le occasioni – evidenzia Fluttero - è la differenza tra donazione e raccolta differenziata di rifiuti urbani da abbigliamento usato. La raccolta a fini benefici, la donazione, è normata dalla 'Legge contro lo spreco alimentare del 2016' che chiarisce molto bene come la donazione si debba fare esclusivamente presso la sede dell'associazione che si occuperà di distribuirlo alle persone bisognose. Quella che viene fatta attraverso i cassonetti è invece una raccolta differenziata di rifiuto urbano che deve essere autorizzata tramite gara dai Comuni, unici titolati in tema di rifiuti urbani. Come prima cosa occorre quindi marcare questa diversità” sottolinea il presidente di CONAU UNICIRCULAR.
“Tutto il materiale raccolto in maniera differenziata, carta, vetro, plastica, metalli o abbigliamento – continua Fluttero - ha un proprio valore e viene raccolto in modo differenziato proprio per valorizzarlo tramite riuso e riciclo e sottrarlo alla discarica. Attraverso la vendita alle aziende che selezionano e valorizzano le diverse qualità delle raccolte, le cooperative, a cui viene affidato il servizio, riescono a pagarsi i costi di gestione (mezzi, personale, etc.) e a pagare royalties ai Comuni, (oggi sempre meno per il calo dei prezzi). Dopo le cooperative di raccolta, l'abbigliamento passa generalmente ai selezionatori che sono un anello fondamentale per suddividere il materiale e, se necessario, lo igienizzano, poi a seconda della qualità: quello più pregiato (la crema) come la seconda scelta ritornano sul mercato del riuso come abbigliamento di seconda mano, mentre quello meno pregiato viene trasformato in pezzame per uso industriale o materiale per imbottiture o pannelli fonoassorbenti. Lungo questa filiera qualcuno può commettere illeciti (smaltimenti irregolari di scarti, pagamenti non tracciati) e noi come associazione chiediamo alle Autorità competenti di contrastare questi fenomeni, perché sono alla base della concorrenza sleale verso le aziende e le cooperative che invece rispettano la legge. Il fatto poi che gran parte delle aziende di selezione italiane siano storicamente nel napoletano fa certo correre rischi di infiltrazioni della camorra, come peraltro in ogni tipo di attività economica, che le autorità devono fortemente contrastare, ma questo non può diventare un pregiudizio che colpisce tutte le attività che operano correttamente e creano lavoro anche in Campania”.
Nel servizio de Le Iene, sui bidoni per la raccolta degli abiti usati risulta apposto il bollino della Caritas. Questo non produce confusione? “È uno degli aspetti che complicano gli sforzi per spiegare bene la differenza tra donazione e raccolta differenziata di un rifiuto. La raccolta dell'abbigliamento usato nasce storicamente nelle parrocchie. Con l'aumento dei quantitativi – racconta Fluttero - una parte di questo mondo vide la possibilità di costituirsi in cooperativa per creare posti di lavoro e dotandosi di tutte le autorizzazioni necessarie iniziò a proporsi ai Comuni per effettuare raccolte differenziate di rifiuti urbani da abbigliamento usato. Oggi in questo tipo di raccolta differenziata molte cooperative provengono dal mondo Caritas e si portano con loro anche il marchio. Il fatto che con il logo Caritas si possa trovare a volte sul territorio sia la raccolta a scopo benefico presso le parrocchie che la cooperativa che invece svolge su incarico dei Comuni raccolte differenziate, tra le quali anche quella dei rifiuti da abbigliamento usato, rischia di rendere più difficile comunicare la differenza tra le due diverse attività. E su questo con Caritas dovremo fare un bel lavoro di informazione e di trasparenza” ha continuato il presidente di UNICIRCULAR.
Spiegare questa cosa ai cittadini è fondamentale. “Se c'è un equivoco, c'è ovviamente anche l'arrabbiatura del cittadino. Occorre spiegare che se butti gli abiti nel cassonetto fai una cosa positiva dal punto di vista ambientale, economico e sociale in termini di posti di lavoro. Ma non stai facendo una donazione ai bisognosi di abiti usati. E su questo anche alcune grafiche che ci sono sui cassonetti dovrebbero evitare di alimentare equivoci (come richiamare progetti di beneficenza)”.
“Infine – aggiunge Fluttero - il presunto scandalo descritto da Le Iene sulla differenza molto forte tra il prezzo di vendita del materiale raccolto dalle cooperative e quello del materiale di prima scelta venduto dopo la selezione si smonta facilmente, in quanto il primo si riferisce a forniture di decine di tonnellate di raccolte ancora da selezionare e composte dalle diverse frazioni qualitative, anche quelle più scadenti che sono la maggioranza, mentre quello molto più alto indicato nel servizio si riferisce alla parte di prima scelta, che è una parte limitata del totale per selezionare la quale occorre mettere in conto anche il costo del trasporto e della numerosa e qualificata manodopera che provvede alle operazioni di selezione”.
“Insomma - conclude il presidente di CONAU UNICIRCULAR - giusto denunciare illeciti se vi sono, sbagliato costruire servizi scandalistici a soli fini di audience, danneggiando un settore virtuoso dell’economia circolare che ha anche la particolarità di creare molta manodopera della quale parecchia riservata a soggetti svantaggiati”.
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