Clima, nessun Paese del G20 è in linea con gli obiettivi dell'accordo di Parigi
Lo dice il report annuale "Brown to green" di Climate Transparency sulla base di 80 indicatori. Nel Gruppo dei 20 la maglia nera va all'Australia ma anche le performance dell'Italia sono da migliorare per le emissioni nei trasporti e nell'edilizia
11 November, 2019
Nessuno
dei Paesi del G20, Italia compresa, è sulla giusta strada per raggiungere gli
obiettivi indicati dall'accordo sul clima del 2015, ovvero contenere l'aumento
della temperatura media globale entro 2 gradi centigradi, meglio 1,5, rispetto
al periodo pre-industriale. Nel Gruppo dei 20 la maglia nera va all'Australia
ma anche le performance dell'Italia sono da migliorare per le emissioni nei
trasporti e nell'edilizia. Emerge dal report annuale "Brown
to green" di Climate Transparency sulla base di 80 indicatori.
Il rapporto è l'analisi più completa al mondo su
quanto i paesi industrializzati stanno mettendo in atto nel campo del clima,
dell'energia e della finanza sostenibile. Nel 2018, le emissioni di CO2 dei
paesi G20 sono aumentate in tutti i settori, in particolare in quello
dell'edilizia, e molti degli attuali obiettivi climatici per il 2030 sono
troppo deboli per raggiungere i target di Parigi. Tuttavia, affermano i
ricercatori, è ancora possibile mettere in atto interventi per una maggiore
ambizione climatica. Il rapporto indica che i 20 Grandi devono alzare entro il
2020 i target sulle emissioni che avevano previsto per il 2030 e ampliare in
modo significativo le azioni per la mitigazione, l'adattamento e la finanza
entro il prossimo decennio. Per quanto riguarda l'Italia, il rapporto spiega
che in generale le emissioni di gas serra pro capite nel 2016 sono state 6,8
tonnellate lievemente sotto la media del G20 di 7,5 con un trend dal 2011 di
-16%. Ma le emissioni pro capite dei trasporti (1,67 tonnellate di CO2 nel
2018) e quelle provenienti dal settore edilizio (inclusi riscaldamento, cucina
e consumo di elettricità per un totale di 1,8 tonnellate di CO2 a testa nel
2018) sono superiori alla media del G20. Dal 2001 al 2018 l'Italia ha perso 299
chilometri quadrati di boschi (-3,2% dal 2000).
Nel focus sull'Italia, si ricorda che nel 2017
sono stati erogati 11,6 miliardi di dollari di sussidi per i combustibili
fossili (contro i 3,1 miliardi del 2008) di cui il 98% è stato destinato al
consumo di combustibili fossili e solo il 2% alla produzione. I combustibili
fossili, osserva il rapporto, rappresentano il 79% del mix energetico del Paese
mentre le energie rinnovabili il 40% del mix energetico, ma manca una strategia
a lungo termine verso il 100%. I suggerimenti vanno dall'eliminazione graduale
delle sovvenzioni ai combustibili fossili entro, al più tardi, il 2025, ad una
carbon tax o un sistema di scambio di quote di emissione al livello nazionale.
(ansa ambiente)