Cop25, da lunedì 9 dicembre si entra nella fase finale. Per ora risultati deludenti
La settimana finale servirà agli sherpa per lavorare sui dettagli, in attesa poi della sessione politica quando arrivano i capi di Stato. Riccardo Valentini: "Le prime settimane di negoziati sono piuttosto deludenti e deprimenti"
09 December, 2019
(ANSA) - Arrivata al giro di boa della prima settimana, la Conferenza mondiale Onu sui cambiamenti climatici in corso a Madrid, si appresta ad entrare nella fase finale. Dopo la pausa domenicale, da lunedì 9 dicembre sherpa in campo per lavorare sui dettagli e preparare i documenti che verranno poi consegnati ai Capi di Stato previsti nella sessione politica degli ultimi giorni della Cop25, che chiude il 13 dicembre. Segno distintivo della Cop25 è Greta Thunberg, con il seguito massiccio di giovani che hanno risposto all'attivista svedese. Venerdì, durante lo sciopero, ha ammonito i decisori sul fatto che non dopo un anno di battaglie in piazza non è stata ancora riconosciuta la crisi climatica.
Altra vera protagonista in questo vertice è la scienza che attraverso i rapporti scientifici dell'Ipcc (il comitato scientifico dell'Onu) "irrompe con dati chiarissimi sull' influenza dell'uomo su clima e atmosfera": 1,5 gradi di limite del riscaldamento globale come "scelta obbligata", e il rapporto special sull'agricoltura che per la prima volta indica nel 37% le emissioni di gas serra del sistema agroalimentare. A fare il punto è Riccardo Valentini, scienziato della Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti Climatici e unico autore italiano proprio del Rapporto Speciale su cambiamenti climatici e territorio. La spinta dei giovani e i dati della scienza, afferma Valentini "dicono ai 196 Paesi riuniti alla Cop25 che occorre fare presto". "Le prime settimane di negoziati sono piuttosto deludenti e deprimenti. E anche questa volta il copione si ripete. Ognuno arriva con il proprio interesse. Si mettono i problemi sul tavolo. La settimana finale che si apre lunedì 9 dicembre servirà, nei primi giorni agli sherpa per lavorare sui dettagli, in attesa poi della sessione politica quando arrivano i capi di Stato. Centrale nei lavori di questa settimana, per i temi a breve termine, la questione dell' articolo 6 dell'accordo di Parigi sul mercato dei crediti di carbonio". Poi ci sono i temi a lungo termine che guardano al 2020 quando i Paesi dovranno puntare a obiettivi più ambiziosi "e questa volta scriverli nero su bianco".
"L'aspetto che salta all'occhio in questa Cop25 - spiega Valentini all'ANSA - è l'assenza dei grandi player come gli Usa". E proprio sugli Stati Uniti e sulla decisione di Trump di avviare l'iter di uscita dall'accordo di Parigi del 2015 Valentini mette l'accento sul fatto che "questa procedura secondo il trattato di Parigi termina solo dopo il 4 novembre 2020, che coincide con il giorno dopo l'elezione americana". Quindi sono aperte tutte le possibilità, tra cui quella di un rientro in campo degli Usa in caso di un nuovo presidente, fa notare Valentini. Alla Cop25, poi, resta aperta la questione relativa alla leadership, ovvero del Paese o dei Paesi che tengono il timone per la decisione finale. "Ci sono rumors e qualche segnale - dice Valentini - ma si potrebbe profilare un accordo Ue-Cina". Ad irrompere al vertice Onu sul clima, i rapporti scientifici dell'Ipcc "con dati chiarissimi sull'influenza dell'uomo su clima e atmosfera". E il rapporto special sull'agricoltura che per la prima volta indica nel 37% le emissioni di gas serra del sistema agroalimentare. Infine, animata la discussione sui crediti di carbonio: alcuni Paesi, come il Brasile, vorrebbero il doppio conteggio, cioè che la quota risparmiata di emissioni e ceduta possa essere conteggiata anche nelle contabilità future.
"Stiamo scioperando da un anno ma non è successo ancora nulla. Si sta ignorando la crisi climatica e finora non c'è una soluzione sostenibile. Non possiamo continuare così, vogliamo azione e subito perché la gente sta soffrendo e morendo per questa emergenza climatica, non possiamo aspettare ancora". Lo ha detto l'attivista svedese Greta Thunberg in una conferenza stampa a Madrid durante la Conferenza mondiale Onu sui cambiamenti climatici.
"Credo e spero sinceramente che dalla Cop25 venga fuori qualcosa di concreto, e più consapevolezza collettiva, in modo che tutti si accorgano dell'urgenza" del problema del cambiamento climatico. Così Thunberg ha risposto ad una delle domande dei giornalisti, nel pomeriggio, prima della marcia per il clima dei giovani di Friday for future a Madrid. "Dobbiamo spingere per avere ciò di cui abbiamo bisogno in futuro" e gli Stati "non possono nasconderlo né ignorarlo". La giovane attività svedese ha ribadito che gli Stati "non devono ascoltare me prima di altri. Io sono solo un'attivista climatica, una piccola parte di un movimento grande" ha aggiunto rispondendo ad un'altra domanda invitando i giornalisti a non rivolgersi solo a lei ma anche ad altri tre attivisti accanto a lei di altre nazionalità.
La giovane attivista - che viaggia a emissioni zero - era partita per gli Usa in settembre con il veliero di Pierre Casiraghi per partecipare al vertice sul clima a New York per poi trasferirsi in Cile per la Cop25. Ma la Conferenza delle parti è stata dirottata a Madrid per disordini nel Paese sudamericano. Quindi la sedicenne svedese, che ha preso un anno sabbatico dalla scuola ed è accompagnata dal padre in questo viaggio, ha trovato "un passaggio" per rientrare in Europa a bordo del catamarano di 48 piedi "La Vagabonde", ospite di una coppia australiana di YouTuber.