Emergenza clima. Ecco il bilancio 2019. I dati di Legambiente su un anno di eventi estremi in Italia
Nel 2019 più caldo e più eventi estremi: in Italia registrati quest’anno 157 fenomeni estremi. 42 le vittime per maltempo. In aumento anche i fenomeni delle trombe d’aria. Il mese di ottobre è stato il secondo più caldo in assoluto dal 1800 ad oggi
30 December, 2019
È tempo di bilanci anche per il clima. Nell’anno della grande mobilitazione giovanile guidata da Greta Thunberg per salvare il Pianeta, il bilancio clima 2019 stilato da Legambiente ci restituisce un anno critico sul fronte dei cambiamenti anche per l’Italia. Due le parole chiave: più eventi estremi e più caldo. Nella Penisola, segnata anche quest’anno da nubifragi, siccità, ondate di calore sempre più forti e prolungate, fenomeni meteorologici intensi ed estremi dovuti ai cambiamenti climatici, salgono a 157 gli eventi estremi che si sono succeduti quest’anno in Italia e in cui hanno perso la vita 42 persone. Un bilancio in crescita rispetto a quello del 2018 che aveva registrato 32 vittime e 148 eventi estremi. Il 2019 è stato caratterizzato da 85 casi di allagamenti da piogge intense; 54 i casi di danni da trombe d’aria (in forte aumento rispetto alle 41 del 2018), 5 di frane causate da piogge intense e 16 esondazioni fluviali. In aumento anche gli eventi che riguardano due o più categorie (ad esempio casi in cui esondazioni fluviali o allagamenti da piogge intense provocano danni alle infrastrutture).
Oltre ai
fenomeni metereologici estremi, il 2019 sarà ricordato anche per il forte
caldo. L’anno che stiamo per lasciarci alle spalle è stato uno degli anni più
caldi della storia e, secondo l'Organizzazione meteorologica mondiale dell'Onu
(WMO), è destinato a piazzarsi al secondo posto nella classifica dei record di
caldo. Il mese di luglio, secondo l’Agenzia Americana per Oceani ed Atmosfera
(NOAA), è stato il mese più caldo mai registrato al Mondo negli
ultimi 140 anni, con una temperatura media globale di 0,95 gradi
sopra la media. Anche in Italia il caldo si è fatto sentire: se si considerano
solo le temperature massime, il mese di ottobre è stato il secondo più caldo in
assoluto dal 1800 ad oggi, dietro solo al 2001, con un’anomalia di +1,74°C.
Temperature anomale rispetto alla media di stagione si sono registrate anche
sotto queste feste di Natale, con Torino che ad esempio, tra il 24 e
il 25 dicembre, ha registrato una massima di 17,8 gradi. Si tratta della notte
più calda degli ultimi 150 anni, a dirlo è la Società Meteorologica
Italiana con sede a Moncalieri.
È questo in sintesi il quadro che emerge dalla ricerca di fine anno redatta dall’Osservatorio Cittaclima di Legambiente, realizzato in collaborazione con il gruppo Unipol, e che traccia un bilancio complessivo sugli eventi estremi registrati in Italia nel 2019. Dati e numeri raccolti nella mappa interattiva del rischio climatico nelle città italiane - https://cittaclima.it/- e che ancora una volta dimostrano l’urgenza di intervenire per ridurre le emissioni di gas serra, che sono la causa dei cambiamenti climatici, e per limitare gli impatti nei territori e i rischi per la vita e la salute delle persone. A palar chiaro sono anche le immagini delle tante città italiane messe in ginocchio quest’anno dal clima “pazzo” come ad esempio Venezia più volte sommersa dall’acqua alta, Matera, colpita nei mesi scorsi da intense piogge, oppure centri urbani come Fiumicino e Alvito (Fr) dove si sono abbattute violente trombe d’aria.
Per questo
oggi l’associazione ambientalista lancia un nuovo appello al Governo Conte 2,
affinché il nuovo anno si apra con azioni davvero concrete per il clima a
partire dal piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici di cui
l’Italia è ancora sprovvista. Inoltre nei prossimi anni sarà
fondamentale continuare una mobilitazione che parta dal basso per
sollecitare l’Europa, con il pieno sostegno dell’Italia, a rivedere - prima del
Summit sul Clima, convocato dal Segretario Generale dell’ONU Guterres per il
prossimo settembre 2019 a New York - il suo obiettivo al 2030 ed andando ben
oltre il 55% di riduzione delle emissioni. In questo modo l’Europa potrà essere
davvero il pilastro di una forte e sempre più larga Coalizione degli Ambiziosi
in grado finalmente di tradurre in azione l’Accordo di Parigi.
“L’adattamento
al clima rappresenta la grande sfida del tempo in cui viviamo – dichiara Edoardo
Zanchini, vicepresidente di Legambiente –. I dati dell'osservatorio
rendono evidente la diffusione e la dimensione degli impatti dei fenomeni
meteorologici estremi nel territorio italiano, resi ancor più drammatici dal
dissesto idrogeologico, da scelte urbanistiche sbagliate e dall’abusivismo
edilizio. Proprio per questo il Paese ha bisogno di cambiare strada,
ridefinendo le priorità e individuando le risorse necessarie. Il 2020 deve
essere l'anno in cui si approva finalmente un piano nazionale di adattamento al
clima, come hanno fatto gli altri Paesi europei, in modo da intervenire nelle
aree più a rischio e coordinare le politiche di riduzione del rischio sul
territorio, oggi disperse tra programmi e cantieri spesso inutili. Occorre dar
avvio ad interventi rapidi e politiche di adattamento a partire dai grandi
centri urbani, che sono le aree più a rischio come raccontano i dati
dell'osservatorio. Non esistono più alibi o scuse per rimanere fermi:
disponiamo delle competenze e delle soluzioni progettuali per aiutare i
territori e le città ad adattarsi ai cambiamenti climatici e mettere in
sicurezza le persone”.
2019. I casi più rilevanti: Il 2019 si è aperto ancora una volta con lunghissimi periodi di siccità record registrata al centro (nelle Marche in particolare) ed al nord con livelli record di secca per il Po ed incendi sull’Appenino Emiliano (va ricordato come 5mila metri quadri di bosco siano andati in fiamme a Baiso (RE) a gennaio). L’anno che si sta concludendo ha registrato una conferma anche nell’incremento del numero e dell’intensità delle trombe d’aria che si sono abbattute su tutto il territorio italiano, con vittime ad Alvito (FR), Guidonia (RM), Fiumicino (RM), Parma, Taranto, Villaputzu (CA), Numana (AN), Capaccio Paestum (SA) e da ultimo a Lauria (PZ).
Il 2019 verrà poi
ricordato per le conseguenze drammatiche delle esondazioni fluviali, come a
Casargo (LC), in agosto, quando furono almeno 160 gli sfollati; a Budrio (BO)
lo scorso novembre con oltre 300 evacuati; a Cardè (CN) a fine novembre con 150
evacuati (su un totale di oltre 650 provocati dall’alluvione che ha colpito
Alessandrino e Cuneese). Sempre nell’Alessandrino sono state drammatiche le
conseguenze dell’alluvione che ha colpito la provincia il 21 e 22 ottobre.
Un morto nella zona di Villa Carolina a Capriata d’Orba, dove è crollato un
ponte per la piena del torrente. Le zone di Gavi Ligure, Novi Ligure ed Ovada
sono state tra le più colpite con, nelle 24 ore precedenti, 400 millimetri di
pioggia caduti (record assoluto negli ultimi 100 anni per molte località). Ad
Alessandria è stato chiuso il ponte sul Bormida, che aveva raggiunto il livello
di guardia. Nella stessa settimana drammatiche le condizioni del sud est della
Sicilia quando, il 26 ottobre, una serie di temporali in successione ha
provocato un disastro al confine tra le province di Ragusa e Siracusa. Negli
ultimi giorni dell’anno vanno ricordate le 3 vittime (a Firenzuola (FI),
Cordenons (PN) e Napoli) e gli ingenti danni provocati da esondazioni fluviali
in Friuli Venezia Giulia, Liguria, Toscana, Abruzzo e Campania.
10 anni – I
numeri dell’emergenza clima: In questi
dieci anni, dal 2010 al 31 dicembre 2019, sono ben 594 i fenomeni
meteorologici che hanno provocato danni al territorio italiano (364
i Comuni dove si sono registrati eventi con impatti rilevanti, il 4,5% del
totale). Nello specifico si sono verificati 224 casi di allagamenti da piogge
intense, 209 casi di danni ed interruzioni delle infrastrutture causati da
piogge intense con 76 giorni di stop a metropolitane e treni urbani, 14 casi di
danni al patrimonio storico, 26 casi di danni provocati da prolungati periodi
di siccità, 134 eventi con danni causati da trombe d’aria, 22 casi di frane
causate da piogge intense, 72 giorni di blackout elettrici e 84 gli eventi
causati da esondazioni fluviali. Ma ancora più rilevante è il tributo che
continuiamo a pagare in termini vite umane e di feriti, 231 le persone
vittime del maltempo dal 2010 ad oggi, con 42 morti solo nel corso degli ultimi
12 mesi. A questo si aggiunge l’evacuazione di circa 50mila persone
a causa di eventi quali frane e alluvioni.
Buone pratiche: Nella ricerca di fine anno l’Osservatorio Cittaclima di Legambiente segnala, infine, le esperienze in Italia e nel Mondo che dimostrano come si possa intervenire per mettere in sicurezza i territori e le persone. Dalle misure anti-alluvione per il Museo Bardini a Firenze ai Regolamenti Edilizi Sostenibili di centinaia di Comuni italiani che hanno puntato all’obbligo della raccolta e del riutilizzo delle acque piovane, al ricorso ai tetti verdi e alla permeabilità dei suoli, all’utilizzo di materiali da costruzione locali e riciclabili. Tra le esperienze all’estero spicca Bangkok ed il Centenary Park: 11 acri nel centro della città con, al di sotto, vasti contenitori d’acqua sotterranei che, insieme ad un grande stagno, possono contenere un milione di litri d’acqua e che saranno fondamentali per l’assorbimento dell’acqua nei casi di alluvioni estreme e per contrastare la subsidenza di cui è vittima la capitale Tailandese. Ci sono poi le strade dipinte di bianco contro le isole di calore a Los Angeles o la rivoluzione dei corridoi verdi a Medellin, in Colombia, le enormi vasche sotterranee di contenimento delle acque a Tokyo ed i nuovi quartieri sostenibili, Vikki e Kera, ad Helsinki.
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