Anci: 'Incentivi all'elettrico non bastano per la mobilità sostenibile in città, bisogna ridurre i veicoli privati'
L'associazione dei comuni in audizione presso la commissione Finanze della Camera: "L’obiettivo primario resta l’abbassamento della percentuale di utilizzo del mezzo privato a favore del mezzo pubblico e del mezzo collettivo, con il conseguente sostegno al rinnovo del parco dei mezzi pubblici"
17 February, 2020
“L’Italia è ancora abbastanza indietro nel ricambio dei veicoli, dobbiamo riuscire a trovare un sistema di misure che incentivino un ricambio del parco vetture, perché elettrico e ibrido hanno ancora una quota quasi irrilevante”, ha aggiunto.
Ma accanto a questo per l’Anci, l’obiettivo primario delle politiche urbane di mobilità sostenibile resta l’abbassamento della percentuale di utilizzo del mezzo privato a favore del mezzo pubblico e del mezzo collettivo, con il conseguente sostegno al rinnovo del parco dei mezzi pubblici. “Non ci interessa – ha spiegato l’assessore milanese – la sostituzione uno ad uno dei veicoli vecchi con quelli nuovi elettrici, ma la riduzione dei veicoli e l’utilizzo invece del trasporto pubblico e di linea”.
A parere dell’Anci, insieme al rafforzamento dei mezzi pubblici, occorre poi incentivare la sostituzione dei mezzi collettivi (tra cui taxi/ncc, car pooling e sharing) dei mezzi pubblici e dei mezzi di distribuzione delle merci, usati per la logistica medio e da ultimo miglio, che sono molto obsoleti e inquinanti. Da questo punto di vista secondo l’assessore milanese “è importante insistere anche sul ricambio di veicoli commerciali, e sarebbe utile prevedere degli incentivi per l’acquisto di veicoli elettrici non solo a uso privato, ma anche per i veicoli merci che nelle grandi aree urbane rappresentano una quota di traffico significativo”. Altrettanto auspicabile è poi “la misura del possibile cumulo degli sgravi fiscali delle detrazioni per l’acquisto di veicoli elettrici con i contributi a fondo perduto che Regioni e Comuni stanno dando alla popolazione” a questo stesso fine.
Una questione chiave per i Comuni è poi quella del diverso utilizzo dello spazio delle città. “Per rendere l’offerta urbana di mobilità realmente integrata, occorre implementare il livello di intermodalità”, ha evidenziato Granelli. Per fare questo, “è necessario lavorare e rivedere sostanzialmente il Codice della Strada, oramai non in grado di normare la realtà perché obsoleto, svuotandolo di tutto ciò che è normativa tecnica e trasformandolo in uno strumento normativo di livello alto e al passo coi tempi. Non servono tanti interventi spot e puntuali – ha concluso Granelli – ma una vera e propria una revisione organica frutto del confronto tra gli amministratori e il complesso degli utenti”.