Cibo gratis a domicilio: i pulmini dagli Hub del Comune di Milano. Intervista ad Andrea Magarini
"Quando ci siamo resi conto che la normale distribuzione di cibo per i bisognosi sarebbe andata in crisi, volontari di Banco Alimentare quasi tutti over 65 enni e luoghi di distribuzione troppo piccoli, il sistema è stato completamente trasformato"
23 March, 2020
Con Andrea Magarini, coordinatore della Food Policy nel Comune di Milano, pensavo di parlare della "politica del cibo nell'emergenza" e lo ritrovo addirittura a fare il perno organizzativo di una grandiosa operazione di distribuzione messa a punto da una squadra congiunta di Politiche Sociali, Food Policy e Protezione Civile del Comune, in stretta collaborazione con Banco Alimentare e col sostegno di Cariplo. "Già dal 10/11 marzo ci siamo resi conto che la normale catena di distribuzione di cibo secco, o comunque confezionato, per i bisognosi sarebbe andata in crisi. Da un lato i volontari dei trasporti di Banco Alimentare sono quasi tutti over 65 enni, invitati a stare a casa. Dall'altra i luoghi dove le persone, registrate in elenchi vari come bisognose per un totale di circa 65 mila, andavano a ritirare pacchi di pasta e altro erano troppo piccoli per garantire la sicurezza dal contagio da coronavirus".
Quindi il sistema è stato centralizzato e completamente trasformato. "Abbiamo individuato e cominciato a usare sette nuovi hub, magazzini, tutti centri diurni anziani che erano stati chiusi per l'emergenza. Il sistema comunque è centralizzato. Come prima le donazioni vanno al magazzino centrale di Muggiò del Banco Alimentare e da lì vengono smistate ai sette hub milanesi. Adesso useremo anche un magazzino a Segrate. Le donazioni, si intende, sono quelle dei supermercati. Nei singoli sette hub le famiglie non devono assolutamente venire. Sono i nostri operatori, dipendenti comunali e altri volontari formati e registrati, che caricano i pulmini e vanno a portare la roba a domicilio. Il tutto viene fatto con dei protocolli di igiene e sicurezza altissimi, sanificando tutti i mezzi e i locali ogni giorno, il personale ha mascherine e guanti e addirittura abbiamo cominciato a misurare la febbre. Se qualcuno ha più di 37 viene rimandato a casa".
Con questa organizzazione "alla cinese" il Comune di Milano è riuscito a distribuire, nella seconda settimana di funzionamento degli hub, circa mille borse di cibo vario per ciascuno dei sette hub, quindi 7 mila nuclei famigliari serviti in tutto. "L'obiettivo è raddoppiare e arrivare a servire circa 20 mila nuclei."
Ma quante sono a Milano le persone che non sono in grado di comprarsi il cibo?
"Qui ci stiamo occupando di chi bene o male abita in una casa e ha una cucina. Altro capitolo è quello di chi è ospitato in strutture varie. Per quanto riguarda gli abitanti che hanno bisogno di una integrazione alla loro scarsa capacità di acquisto o comunque di sussistenza abbiamo due cifre da tener presente. I circa 65 mila serviti prima della emergenza dalla catena di Banco Alimentare, ma una parte di essi solo mensilmente o sporadicamente. E poi c'è il censimento dei bambini in difficoltà che è stato fatto dalla rete QB e che ha censito 21 mila bambini che hanno bisogno di integrazione alimentare. A maggior ragione adesso che le mense scolastiche sono chiuse".
Chiudo la telefonata complimentandomi per la grande e inedita organizzazione e poi mi chiedo: quale comune riesce a mandare migliaia e migliaia di borse cibo a domicilio in pochi giorni? E mi faccio una domanda, per le ricerche a seguire e le notizie da raccogliere. Se, come è probabile, chi ha bisogno, chi ha serie difficoltà nell'acquistare cibo
- parlo di difficoltà economiche in questo caso, non logistiche - sono ben più di 20 mila nuclei in una città di oltre un milione duecentomila persone, come si fa?