Rifiuti dei Coronavirus: non bisogna rinunciare alla raccolta differenziata dei malati. Esperti contestano le indicazioni dell'ISS
Riceviamo e pubblichiamo la lettera che lo scrittore e divulgatore scientifico Roberto Cavallo, con la supervisione di Enzo Favoino e di Massimo Centemero, ha inviato al Ministro Roberto Speranza, al presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, e per conoscenza al Ministro Sergio Costa
31 March, 2020
Riceviamo e pubblichiamo la lettera che lo scrittore e divulgatore scientifico Roberto Cavallo, con la supervisione di Enzo Favoino della Scuola Agraria del Parco di Monza e di Massimo Centemero, direttore del Consorzio Italiano Compostatori, ha inviato al ministro Roberto Speranza, al presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, e per conoscenza al Ministro Sergio Costa. La missiva fornisce indicazioni tecniche molto precise per continuare a fare la raccolta differenziata dei rifiuti in totale sicurezza, sia per la popolazione che per gli operatori della filiera, anche da parte dei soggetti positivi in quarantena domiciliare, diversamente da quanto detto dall'Istituto Superiore di Sanità lo scorso 14 marzo.
Ecco il testo della lettera (in allegato la lettera originale):
Egregio Ministro Roberto Speranza,
egr. presidente Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro,
e p.c. egr. Ministro Sergio Costa,
consapevole delle mille incombenze che vi sommergono in queste ore vi scrivo come divulgatore
ambientale (anche delle reti RAI) e come esperto di sostenibilità attivo da oltre 25 anni, per
ringraziarvi e sostenervi, almeno virtualmente.
Vi scrivo anche perché ho preso ben nota della vostra nota del 13 marzo relativa a “Come smaltire
i rifiuti domestici”.
Pur comprendendo la ratio della circolare tesa a contenere la diffusione del virus SARS-Cov-2 o
CoVid-19 e la tutela dei lavoratori addetti alla raccolta e al successivo trattamento dei rifiuti, mi
preme evidenziare che la soluzione proposta a mio modesto avviso NON concorre a raggiungere
gli obiettivi che si intendono perseguire.
Se davvero si intende evitare ogni possibile diffusione e contagio occorre predisporre una raccolta
separata per i soggetti positivi o in quarantena obbligatoria, con specifici sacchetti distribuiti dai
Comuni o dai soggetti gestori, in Polietetilene con chiusura minigrip, da un mezzo, meglio se a
vasca non compattante, né costipante, a questa dedicata, con frequenze giornaliere di prelievo
e trattare tali rifiuti con la stessa destinazione dei rifiuti sanitari infetti.
Ovviamente tale scelta richiederebbe una puntuale riorganizzazione del sistema di raccolta con
introduzione di un circuito dedicato, sostenuto economicamente dallo Stato centrale in modo che
non ricada proprio sulla comunità in questo momento più debole, seguendo un principio di
solidarietà.
Le indicazioni fornite invece, di fatto, portano ad una raccolta dell’indifferenziato nel normale
circuito dei rifiuti urbani indifferenziati che vengono trattati, in gran parte d’Italia, in impianti di
pretrattamento-stabilizzazione prima di andare in discarica, nei fatti dunque senza raggiungere gli
obiettivi prefissati, sia perché il mezzo di raccolta e trasporto è utilizzato nella normale raccolta, sia
perché i sacchetti una volta giunti all’impianto di trattamento sono comunque aperti e vengono a
contatto con altro materiale e potenzialmente con gli addetti.
Inoltre, almeno l’80% della popolazione interessata dal contagio è servita egregiamente da servizi
di raccolta di tipo domiciliare, in alcuni casi anche con TARI puntuale, che prevede frequenze di
prelievo dell’indifferenziato settimanali o quindicinali o anche oltre.
Per tali ragioni dunque è consigliabile invece proseguire con la raccolta differenziata, in
particolare della frazione umida, sia perché l’umido una volta raccolto è trasportato agli impianti
di compostaggio o di digestione anerobica e in entrambe i casi i processi di lavorazione (ad
esempio almeno 55 °C per 72h) portano a condizioni di denaturazione della capsula proteica del
virus decretandone la disattivazione e il sistema di raccolta non prevede stoccaggi lunghi, sia
perché lascia “puliti” gli altri materiali.
Val la pena anche sottolineare come nella filiera di gestione dell’umido il materiale non è MAI
toccato direttamente dagli operatori, né in fase di raccolta né in fase di trattamento.
A proposito dei materiali “secchi” come plastica, vetro, carta, anche in questo caso pur
comprendendo la necessità di evitare contagi, occorre considerare che le frequenze di raccolta
sono sempre superiori alla settimana quindi il rischio di vitalità dell’elemento virale è estremamente
ridotta; al limite si potrebbe consigliare (ed aiutare economicamente) l’installazione di una serie di
lampade UV nel primo tratto di nastri trasportatori, pratica utile comunque all’igienizzazione
dell’impianto al di là della contingenza.
Non mi dilungo oltre, ma resto a vostra disposizione per ogni altra occasione di approfondimento e
necessità che voi riteniate utile per migliorare la situazione, anche di chi è costretto a stare a casa.
Ancora grazie per il vostro impegno di queste ore.
Roberto CAVALLO
PS: questo documento è stato redatto con la supervisione dei colleghi Enzo Favoino della Scuola Agraria del Parco di Monza e di Massimo Centemero, direttore del Consorzio Italiano Compostatori.
Alba, lì 15 marzo 2020