Emergenza Coronavirus e gestione rifiuti in plastica: il grido d'allarme di COREPLA
Il presidente Antonello Ciotti risponde ad Eco dalle Città: "Speriamo che la situazione cambi, e in fretta, perché l'alternativa sarebbe in qualche modo drammatica". Le richieste di COREPLA per scongiurare il blocco della raccolta differenziata
02 April, 2020
Si moltiplicano i gridi di allarme per le conseguenze negative che l'emergenza Coronavirus sta avendo e può avere sulla gestione dei rifiuti. Qual è la situazione nella filiera della plastica? Abbiamo rivolto la domanda ad Antonello Ciotti, presidente COREPLA:
Parto ricordando cosa avviene normalmente lungo la filiera. La raccolta differenziata, come sappiamo, viene portata dalle aziende di raccolta nei Centri di selezione. Qui avvengono due attività: la prima riguarda il peso del rifiuto conferito, operazione che serve a quantificare il contributo che verrà poi corrisposto al Comune (circa 300 euro a tonnellata per un totale annuo di circa 400 milioni di € conferito ai comuni che fanno la raccolta differenziata).
La seconda operazione, invece, è puramente industriale. La plastica che arriva nei Centri di selezione viene suddivisa per polimero. In tutto sono quasi 15 i prodotti che vengono estratti e inviati alle aziende per la produzione di nuovi imballaggi.
Oggi cosa è successo? Gran parte dell'industria in questo momento è ferma. Di conseguenza gli impianti che fanno questo lavoro hanno delle scorte di prodotto finito molto elevate. Poichè gli impianti di selezione gestiscono rifiuti, devono operare rispettando autorizzazioni regionali sul limite massimo deggli stoccaggi ben definite. Per cui abbiamo questo grande problema: la raccolta differenziata sta continuando, gli impianti di selezione lavorano, ma non riusciamo a spedire gran parte dei prodotti perché l'industria che riceve questi prodotti è ferma. Da qui parte il grido di allarme.
La circolare del Ministero dell'Ambiente affronta il tema degli stoccaggi e viene indicata alle Regioni la possibilità di aumentarli. CONAI ha chiesto pubblicamente una serie di misure per scongiurare il blocco delle raccolte differenziate. Allo stato attuale, se le cose non dovessero cambiare, cosa potrebbe accadere nelle prossime settimane?
Speriamo innanzitutto che la situazione cambi, e in fretta, perché l'alternativa sarebbe in qualche modo drammatica. Se si fermassero le raccolte differenziata cosa accadrebbe? Le aziende di raccolta non avrebbero questa valvola di sfogo e si troverebbero un quantitativo di rifiuto superiore all'attuale di indifferenziato. Sappiamo che il residuo secco ha solo due possibili sbocchi: la termovalorizzazione la cui capacità è già satura o la discarica, poichè l'eventuale esportazione, in impianti esteri, in questo momento è bloccata per via della chiusura delle frontiere. Si rischia quindi di bloccare l’intera raccolta di tutti i rifiuti e non solo quella delle raccolte differenziate. Questo è il motivo della nostra urgenza e del clamore della nostra richiesta. I tempi sono molto stretti.
Quali sono le richieste che avete formulato per scongiurare questa ipotesi?
Sono tre le richieste fondamentali che noi facciamo. In primis, l'immediato aumento degli stoccaggi. In secondo luogo, l'utilizzo della capacità termica di tutti i termovalorizzatori esistenti (in modo da poterli sfruttare al massimo), perché attualmente sono anche loro limitati da vincoli regionali. Il terzo punto riguarda la richiesta di una semplificazione per stoccaggi temporanei (cosa che vorremmo evitare) o nell'ipotesi peggiore la semplificazione per poter andare in discarica.
Anche i forni dei cementifici (tra le destinazioni della plastica non riciclabile) sono fermi?
Sì, finché non ripartono i cantieri i forni sono fermi. Quello poi è un problema ancora più grande. Nel nostro Paese, in generale, il comparto edile è in crisi e i cementifici lavorano praticamente sei mesi all'anno. Anche in quell'ambito dobbiamo sperare che ripartano i cantieri nel più breve tempo possibile.
Secondo Lei, questa situazione è anche frutto di un ritardo impiantistico?
L'emergenza Coronavirus sta facendo emergere tutte quelle che sono le carenze e le complessità del nostro sistema: in questa situazione le possibilità di alternative sono limitate. Speriamo che la situazione cambi in fretta.