Raccolta dell'organico e compostaggio nell'emergenza Covid, come preservare la filiera | Videoconferenza
Si è svolta la prima videoconferenza di Eco dalle Città sul tema raccolta differenziata nell'emergenza Covid-19: esperti concordano che non abbia senso indicare a chi è in casa in cura per il virus di buttare i suoi rifiuti nell'indifferenziato
03 April, 2020
Si è svolta venerdì 3 aprile la prima di una serie di videoconferenze, in diretta fb, organizzate da Eco dalle Città sul tema raccolta differenziata nell'emergenza Covid-19. L'obiettivo è quello di capire, attraverso il dialogo con alcuni dei maggiori esperti nazionali e addetti ai lavori, in che modo preservare la raccolta differenziata dei rifiuti urbani e le filiere del riciclo in questo momento così complicato che il paese sta vivendo. Le direttive del Governo e dell'Istituto Superiore di Sanità, riprese dagli enti locali, indicano che nelle case dei soggetti positivi al Coronavirus la differenziata debba essere sospesa e tutti i rifiuti debbano necessariamente essere conferiti nell'indifferenziato, per evitare qualsiasi rischio di contaminazione e di contagio. Non tutti però sono d'accordo.
In questo primo appuntamento ci siamo concentrati sulla raccolta del rifiuto organico e del relativo compostaggio. Sono intervenuti Roberto Cavallo, scrittore e divulgatore scientifico, Alberto Confalonieri, CIC Consorzio Italiano Compostatori, Carmine Pagnozzi, direttore di Assobioplastiche, ed Enzo Favoino, della Scuola Agraria del Parco di Monza e direttore scientifico di Zero Waste Europe. Il dibattito ha messo in evidenza e rafforzato la convinzione che, soprattutto per quanto riguarda l'organico, sia assolutamente esagerato il timore che la sua raccolta differenziata e il successivo compostaggio possano essere veicolo di contagio.
Cavallo, Favoino e Confalonieri sono d'accordo sul fatto che non abbia senso indicare a chi è in casa in quarantena, in isolamento, o in cura per il virus di buttare i suoi rifiuti nell'indifferenziato anzichè nell'umido. Anzi per tutta una serie di protocolli e aspetti tecnici relativi al trattamento negli impianti, assolutamente precedenti alla pandemia, la gestione dell'umido risulta particolarmente sicura. Per quanto riguarda poi il percorso dei rifiuti dal sacchetto domestico - su cui Pagnozzi ha sottolineato il ruolo importante delle bioplastiche - al bidone e dal bidone ai mezzi di raccolta e agli impianti, non c'è nessun motivo razionale o scientifico per ritenere che l'indifferenziato sia più "sicuro".
"Sembra quasi che si guardi al coronavirus come a una peste o a un colera che prolifera nelle bucce marce e che va sanato col fuoco - ha detto a margine dell'incontro Paolo Hutter - E' stato avviato un dialogo con Istituto superiore di Sanità e con Ispra ma per ora predomina ancora l'indicazione ai malati o sospetti tali di conferire nell'indifferenziato. A partire da questo incontro si cercherà di far retrocedere i pregiudizi e rimettere il discorso su basi razionali".
Per quanto riguarda i dati "si nota - ha detto Confalonieri - un leggero calo della quantità di organico conferita agli impianti. Ciò forse non dipende dalle prescrizioni 'igieniche' di cui sopra, ma dal calo drastico della ristorazione collettiva e dei mercati dell'ortofrutta e probabilmente anche da una maggiore cura della gestione del cibo a casa".