Coronavirus e mobilità urbana, ecco il 'Piano Emergenziale post Covid' di Bikeitalia. Intervista a Paolo Pinzuti
Il rischio è che tantissimi cittadini decideranno di tornare a muoversi in auto. Bikeitalia ha lanciato un Piano Emergenziale per la Mobilità Urbana Post-Covid che contiene le istruzioni strategiche e tecniche “per evitare il collasso totale della mobilità urbana alla riapertura delle attività”
15 April, 2020
Cosa succederà al traffico e alla mobilità delle città italiane man mano che le persone torneranno ad uscire e a spostarsi nella famigerata fase 2 dell’emergenza Covid? I primi ad esserselo chiesto e ad aver prontamente lanciato l’allarme, soprattutto alla luce del perdurare del distanziamento sociale che verosimilmente affosserà il trasporto pubblico, sono stati i redattori del magazine Bikeitalia, punto di riferimento della mobilità ciclistica e sostenibile del nostro paese.
In un articolo di Paolo Pinzuti, fondatore della rivista e storico cicloattivista nostrano, si faceva l’esempio di Milano: come si muoveranno le 756mila persone che prima del Coronavirus utilizzavano i mezzi pubblici cittadini una volta che – si spera - la vita riprenderà il suo corso "normale"? Il rischio è che tanti decideranno di utilizzare l’auto, causando un aumento vertiginoso di traffico, rallentamenti e inquinamento. La stessa cosa potrebbe succedere in tantissime altre città, visto che Governo e amministrazioni locali non sembrano dare troppo peso alla cosa, mentre sono diversi i centri urbani europei che hanno creato reti di mobilità d’emergenza.
Oggi la novità è che Bikeitalia ha lanciato un Piano Emergenziale per la Mobilità Urbana Post-Covid (link in basso) che contiene le istruzioni strategiche e tecniche “per evitare il collasso totale della mobilità urbana alla riapertura delle attività”, consultabile liberamente da tutti i comuni italiani. Il lavoro porta la firma degli architetti Matteo Dondé, Valerio Montieri e Paolo Gandolfi. Abbiamo fatto due chiacchiere con Paolo Pinzuti.
Paolo il vostro lavoro è libero e "volontario", questo perché avete riscontrato un'inadeguatezza su come viene affrontato il tema della mobilità nell'emergenza?
Abbiamo deciso di metterci in gioco realizzando un Piano di Azione emergenziale per la Mobilità Urbana a titolo gratuito perché riteniamo che il momento di crisi richieda a tutti di dare il massimo per il bene comune. Le nostre città non sono state programmate per affrontare uno shock della mobilità che metta completamente in fuori gioco il trasporto pubblico. Oggi rischiamo di avere milioni di cittadini a cui non sarà più garantito il diritto alla mobilità e un rischio altrettanto elevato di vedere le città paralizzate dal traffico a causa dell’eccessivo utilizzo di automobili per supplire alle mancanze del trasporto pubblico.
Il lavoro si divide in due parti, un’analisi di scenario e le soluzioni tecniche adottabili immediatamente. Quali tratti salienti presenta in questo momento lo scenario del paese?
Il problema è che l’Italia ha il tasso di motorizzazione più alto d’Europa. Ci sono troppe auto in una densità abitativa molto fitta. Non c’è spazio per tutte queste auto se le facciamo circolare in contemporanea, soprattutto perché spesso vanno tutte nella stessa direzione: dalla periferia verso il centro alla mattina e dal centro alla periferia alla sera. E questo genera traffico e congestione, ovvero ore di vita gettate al vento senza fare nulla di utile. Prima del Covid molte di queste auto venivano lasciate in garage perché molti cittadini sceglievano di usare i trasporti pubblici. Adesso se non si farà nulla queste auto verranno utilizzate tutte assieme cercando di farsi spazio dove spazio non ce n’è. Cercando parcheggio dove non ci sono parcheggi. Senza interventi sarà la paralisi totale.
Le soluzioni tecniche più immediate invece quali possono sono? Ci sono città che ci stanno già lavorando?
La soluzione tecnica più immediata è scegliere delle direttrici che seguano le linee del trasporto pubblico creando delle ciclabili di emergenza sottraendo spazio alle automobili su quelle strade che sono sovradimensionate o su strade secondarie poco utilizzate. Creare spazi sicuri per usare la bici è un modo per decongestionare le strade e accogliere i profughi del trasporto pubblico. So che la proposta di realizzare una Rete di Mobilità di Emergenza è al vaglio da diverse città (anche perché è l’unica strada percorribile) e che la Regione Emilia Romagna ha deciso di allocare un milione di euro per la mobilità alternativa all’auto nell’era post-covid, ma è presto ancora per dire cosa succederà.
Per scaricare il Piano di Azione Emergenziale per la Mobilità Urbana Post Covid clicca qui.