‘Chi non può prenda, chi può metta’. Le cassette solidali durante l’emergenza Coronavirus
Sono quasi un centinaio quelle sparse per Torino e continuano ad aumentare. C’è chi prende e chi mette in un continuo ricambio solidale di prodotti e beni di prima necessità
19 April, 2020
La solidarietà in questo periodo è un elemento essenziale per la tenuta sociale del Paese. Il lockdown provocato dall’epidemia ha esposto vecchie e nuove fette della popolazione alla povertà. Parliamo anche di tutti quei precari e autonomi che con la chiusura delle attività produttive hanno perso il lavoro. Un lavoro molto spesso in nero o con contratti che non garantiscono l’ombrello dei normali ammortizzatori sociali. Insomma, dalla sera alla mattina, non ci sono più i soldi per mettere il cibo in tavola.
La macchina della solidarietà e della beneficenza è scattata subito. Tante sono le iniziative, istituzionali e non, che stanno provando a tamponare la situazione ma più passa il tempo e più ci si rende conto che il numero di questi nuovi poveri cresce di giorno in giorno. E il futuro non è affatto roseo.
Una iniziativa fuori da ogni schema sta riscuotendo un grande successo in tutta Italia e specialmente a Torino. Si chiama ‘Chi non può prenda, chi può metta’ e consiste nel posizionare una cassetta, una scatola o comunque un contenitore in giro per la città nel quale poter lasciare beni di prima necessità. Ovviamente in questo periodo la fantasia e la creatività non manca e le ritroviamo anche sulle sedute delle panchine, alle fermate del bus e del tram, appoggiate sui tronchi di alberi mozzati nei giardinetti, nelle cabine telefoniche. Insomma tutto è lecito, l’importante è che funzioni. L’accesso ovviamente è libero, le donazioni sono anonime – anche se qualcuno lascia messaggi di speranza ad altrettanti anonimi fruitori - e il tutto si svolge nella più normale tranquillità e con il beneplacito degli operatori ecologici. Addirittura anche piccole botteghe, dal panificio al pizzacagnolo sotto casa, hanno messo in strada la propria cassetta. Poi c’è chi si spinge oltre e inserisce nella cassetta libri, riviste, fumetti e prodotti di igiene intima.
La gara di solidarietà di ‘Chi non può prenda, chi può metta’ corre anche sulla rete grazie all’omonimo gruppo Facebook nel quale oltre ad essere segnalate quelle nuove cassette o quelle vuote con appelli a riempirle, ci si scambia consigli utili come per esempio quale tipologia di cibo è utile lasciare a chi non può cucinare come i senza fissa dimora. In pratica una comunità virtuale che agisce nella realtà . C’è chi ha anche provato a mappare i luoghi fisici dove queste cassette sono posizionate e il colpo d’occhio è davvero straordinario. Tutta la Torino è disseminata di tante piccole ‘stelline’ che in questo momento, nel loro piccolo, stanno contribuendo a reggere l’onda d’urto dell’emergenza.
Nel pomeriggio di venerdì 17 aprile siamo andati a visitare una di queste stelline, per la precisione quella in largo Brescia. Appena arrivati la cassetta era vuota ma ben segnalata e con scritte in più lingue: italiano, arabo, inglese e francese. Dopo qualche minuto è arrivato il primo donatore e ha lasciato un pacco di spaghetti. Passata una manciata di minuti è arrivata una seconda persona e ha lasciato un secondo pacco di spaghetti, poi ancora una ragazza che ha depositato un pacco di biscotti. Mentre andavamo via si è avvicinato un senza fissa dimora che ha osservato per qualche secondo la cassetta e preso i biscotti.
Ritornati dopo circa mezz’ora, la cassetta era mezza piena e qualche centinaia di metri più in la, sulle panchine vicino la Dora, l’uomo che aveva preso i biscotti stava condividendo il pacchetto con altre tre persone che da una settimana hanno eletto a giaciglio quelle panchine. Non contenti siamo ripassati anche sabato 18 aprile e addirittura le cassette erano raddoppiate, aveva fatto la sua apparizione una piena di mandarini con qualche mela. Insomma ‘Chi non può prenda, chi può metta’ funziona, c’è chi prende e chi mette in un continuo ricambio solidale di prodotti e beni di prima necessità.