Coronavirus e fase 2, le preoccupazioni del presidente Anci Decaro: ‘Servono regole chiare'
Le preoccupazioni di Antonio Decaro per l’avvio della Fase 2. Da un lato il calo delle entrate per i comuni e dall’altro la poca chiarezza sulla fine del lockdown
20 April, 2020
Attraverso due interventi, uno come presidente dell’Anci e e l’altro come sindaco di Bari su Facebook, è possibile ricostruire il lavoro di Antonio Decaro in questi giorni e di conseguenza l’apprensione per l’avvicinarsi della Fase 2. I punti che non fanno dormire sonni tranquilli al presidente dell’Anci, e che dovrebbero meritare più attenzione in generale sono principalmente due. Da un lato tenere sotto controllo le perdite dei Comuni che dipenderanno dai tempi del lockdown, così da evitare un calo dei servizi essenziali per i cittadini; e dall’altro regole certe e chiare per la Fase 2 così da evitare di ritornare alla Fase 1 e bloccare nuovamente il Paese. Un rischio che nessuno può permettersi.
Decaro: “Tre miliardi per i Comuni: un ‘curacittà’ da verificare con i tempi della ripartenza”
“Apprezziamo
lo sforzo del governo, una iniezione di 3 miliardi di euro, una cura
per le città. Ma queste risorse rischiano di essere comunque
insufficienti rispetto al calo delle entrate che noi sindaci stimiamo
in circa 5 miliardi di euro. Pur, quindi, riconoscendo un
significativo sforzo, abbiamo chiesto e ottenuto un tavolo di
monitoraggio per tenere sotto controllo le perdite dei Comuni che
dipenderanno dai tempi del lockdown”. Così il presidente
dell’Anci, Antonio Decaro, al termine del vertice con il
ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, al quale ha partecipato
anche l’Upi, con il suo presidente Michele de Pascale.
“Le
entrate dei Comuni stanno scendendo, e scenderanno inesorabilmente,
in base al protrarsi della fase di stop e al tempo necessario per un
vero riavvio – continua Decaro -. Al momento per il mese di
marzo, il primo di lockdown, abbiamo riscontrato un calo del 53 per
cento, relativamente alle entrate tributarie, e del 22 per cento per
le entrate tariffarie. Numeri che ci dicono che queste risorse sono
fondamentali. Non si può dimenticare che i Comuni funzionano
esattamente come le aziende: entrate e uscite regolano il bilancio e
quindi la sostenibilità delle spese. Ma le spese di un Comune
significano servizi per i cittadini: raccolta rifiuti, trasporto
pubblico, servizi sociali. Ecco perché quando si parla di quanto
serve ai Comuni si deve tenere ben presente che o si garantisce
l’equilibrio di bilancio degli enti o si dice ai cittadini che i
servizi essenziali non saranno più assicurati”.
La
Fase 2. Il lungo post su Facebook: "Perché la ricaduta, come diceva mia nonna, può essere più amara della malattia"
In questi giorni tutti parliamo della cosiddetta Fase 2. Torneremo ad uscire? Riaprirà il bar sotto casa? Si potrà andare al mare o a giocare nei parchi?
Questo ancora non è ben chiaro a nessuno.
Il Governo anche ieri, nella cabina di regia a cui ho partecipato, ha confermato che dal 4 maggio alcune restrizioni saranno eliminate. Di questo stiamo tutti comprensibilmente gioendo ma io che sono sempre stato sincero con voi, quando sono scontento, quando mi commuovo o quando mi arrabbio, non posso nascondervi la mia preoccupazione.
Si ripartirà dai settori della manifattura e delle costruzioni. Noi sindaci abbiamo chiesto al governo linee guida nazionali, per aziende e cantieri, sulle distanze, sull'utilizzo di guanti, mascherine, termoscanner e test sierologici. Linee guida che saranno ancora più importanti quando riapriranno le altre attività come i negozi, i bar e i ristoranti. Si useranno i guanti o il gel igienizzante all'ingresso delle attività? Le mascherine saranno obbligatorie? E ci sono per tutti? Il caffè si potrà consumare seduti al tavolino o solo al bancone? Nella tazzina in ceramica o in quella monouso? Quante persone potranno salire sui bus? In spiaggia basterà stare distanti? E nella spiaggia libera dobbiamo controllare gli accessi?
Queste sono le indicazioni che devono arrivare attraverso le valutazioni delle autorità sanitarie nazionali.
Mentre decidiamo cosa aprire dobbiamo porci il problema di come aprire.
Altrimenti ci ritroveremo in meno di due settimane nuovamente in piena emergenza sanitaria costretti a chiudere di nuovo aziende e cantieri. E questo non ce lo possiamo permettere.
In questi giorni le città, in alcune ore, sembrano essersi rimesse in moto e i controlli delle forze dell'ordine non bastano a coprire tutto il territorio cittadino. Automobili in circolazione, persone per strada, mercati affollati. Sembra che niente sia successo e che quel 4 maggio questo infido virus di colpo scomparirà.
Così purtroppo non è e non sarà e nonostante la legittima voglia di ognuno di noi di tornare alla vita di tutti i giorni, questo non sarà possibile. Non sarà possibile il 4 maggio, né il 4 giugno, né il 4 luglio e per parecchio tempo ancora. Perché il contagio non si fermerà fino a quando non ci sarà un vaccino. Perché il contagio non si fermerà se non saremo prudenti, se non proteggeremo noi stessi e gli altri.
Perché la ricaduta, come diceva mia nonna, può essere più amara della malattia. E anche se forse non siete abituati a leggere fino in fondo i messaggi sui social network, soprattutto se lunghi come questo, io spero lo stiate facendo. Perché vorrei che insieme a me vi preoccupaste per la nostra città. Perché vorrei che foste più cauti e anche se abbiamo tutti voglia di tornare alla nostra vita normale vi chiedo di stringere i denti, di non uscire da casa se non è necessario, anche se fuori c'è il sole, vi chiedo di rinunciare ad un pezzo di libertà adesso per tornare a vivere più forti dopo.
Parlare oggi di ciò che ci aspetta tra qualche settimana è sacrosanto ma richiede responsabilità e ancora sacrificio perché ripartire sarà di gran lunga più difficile che fermarsi e assai più rischioso.
Ho scritto questo post perché voglio che questo appello che affido a voi resti una traccia di questo strano tempo che stiamo vivendo e che tutti insieme dobbiamo superare.
Vi voglio bene.