Fase 2: il racconto di una pausa pranzo all'insegna dell'usa e getta
"Un solo giorno, un solo pasto, per una sola persona; la quantità di rifiuti prodotti è disarmante". La testimonianza di Agata Fortunato
18 May, 2020
Agata Fortunato
Lentamente, molto lentamente, riprendono le attività, dopo la forzata chiusura a seguito delle misure di contenimento della pandemia.
Fra le altre, è ripresa l’attività dei bar: in alcune zone della città fino a qualche mese fa erano presi d’assalto all’ora di pranzo dagli impiegati, oggi sono aperti solo per l’asporto. Il lavoro d’ufficio è ancora in gran parte in modalità smart working e quindi non c’è molta gente neppure solo per ritirare il pasto pronto da consumare davanti alla scrivania.
Nei bar tutto viene servito con stoviglie e imballaggi monouso, anche adesso che è consentito l’asporto e quindi la possibilità di consumo in prossimità del locale. Neppure il caffè sembra possa essere servito nella tazzina di ceramica poiché potrebbe non essere considerato asporto e quindi sanzionabile.
Scorsa settimana per la terza volta in oltre due mesi sono rientrata in ufficio e vista la recente riapertura ho deciso di ritornare nel bar dove pranzavo con regolarità prima della chiusura.
Insalata di polpo e macedonia, l’acqua, almeno quella, l’avevo portata in borraccia da casa.
Un solo giorno, un solo pasto, per una sola persona; la quantità di rifiuti prodotti è disarmante. Lo è per me che normalmente non utilizzo servizi di asporto/delivery, lo è per me che penso alla montagna di rifiuti prodotti normalmente per questo segmento di consumo, prospero non solo per la necessità contingente. L’alternativa riutilizzabile in Italia è pressoché fantascienza, non utilizzata, non richiesta, non promossa, salvo poi inveire per i troppi rifiuti prodotti, per le difficoltà derivanti dalla loro gestione (per carenza di impianti, per i costi sempre crescenti, per gli impatti degli impianti esistenti). La drastica riduzione dei rifiuti registrata nei due mesi di lockdown, determinata dalla chiusura di molti comparti produttivi e di consumo, ha però visto crescere alcune frazioni legate al comparto degli imballaggi. Non abbiamo ancora un quadro completo del mese di aprile, ma soprattutto maggio e giugno ci daranno una indicazione del trend dei prossimi mesi.
E’ però già possibile prevedere un incremento massiccio di alcune tipologie di rifiuti (beni usa e getta, imballaggi, mascherine, guanti, …) solo in parte strettamente legate alla pandemia.
Oltre a tutto il resto, il virus ci ha sorpreso incapaci di affrontare razionalmente l’emergenza e la spinta verso un modello di consumo tutt’altro che circolare è più forte che mai e chi dovrebbe indicarci una via d’uscita, ci spiega invece che tutto sommato basta che le stoviglie monouso siano compostabili.
Nota della redazione: il racconto è stato scritto nella settimana precedente il 18 maggio, data in cui sono entrate in vigore le nuove norme del DPCM che regola la riapertura di bar e ristoranti anche al pubblico