Ispra, 'Annuario dei dati ambientali 2019': bene l'economia circolare, ma il Bacino Padano rimane il malato d'Europa
Quest’anno le informazioni sul nostro paese si confrontano con i recenti trend europei elaborati dall’Agenzia europea dell’ambiente e illustrati lo scorso dicembre a Bruxelles nel “SOER 2020 - State of the Environment Report”
03 June, 2020
L’Ispra presenta l’Annuario dei dati ambientali 2019, un quadro aggiornato sullo stato di salute del
nostro Paese. Quest’anno le informazioni sull’ambiente in Italia si confrontano con i recenti trend
europei elaborati dall’Agenzia europea dell’ambiente e illustrati lo scorso dicembre a Bruxelles nel
“SOER 2020 - State of the Environment Report”. A questi report, si aggiunge un altro documento, il
Rapporto Ambiente di Sistema, che propone alcuni focus regionali.
I dati sono stati presentati nel corso di una diretta streaming in collegamento con il Presidente del
Consiglio Giuseppe Conte, con il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli e con il ministro
dell’ambiente Sergio Costa. (tutti i documenti si trovano in fondo al testo, ndr)
Come si pone l’Italia davanti a questi trend e alle priorità politiche dell’UE in campo ambientale?
Il quadro nazionale e le esperienze regionali vengono oggi delineate nel corso della presentazione
dei tre report ambientali. Nonostante le politiche climatiche e ambientali dell’Unione europea
abbiano portato vantaggi sostanziali negli ultimi decenni, il nostro continente deve affrontare
questioni di grande portata: perdita della biodiversità, uso delle risorse, impatti dei cambiamenti
climatici e rischi ambientali per la salute e il benessere.
"Presentiamo oggi questi Rapporti in un momento in cui la politica italiana ed europea guarda con
occhi nuovi allo European Green Deal - ha dichiarato il Presidente Ispra ed Snpa Stefano Laporta -
un obiettivo ambizioso ma non impossibile, a patto che si attui una profonda trasformazione
industriale, ambientale, economica e culturale in Europa. Un’occasione per rilanciare un nuovo
modello economico, con una maggiore attenzione all’ambiente e alla biodiversità. Abbiamo
tutti compiti importanti e sfide ambiziose per accompagnare il Paese verso quello sviluppo
sostenibile che è l’unica strada da percorrere per il rilancio economico e sociale"
L’Annuario ISPRA esce nel momento in cui il mondo intero è impegnato nella sfida senza precedenti
del Covid-19. Dalla contrazione forzata delle attività economiche è venuto un miglioramento delle
condizioni ambientali, con un costo sociale altissimo. La sfida oggi è far sì che tali condizioni non
siano transitorie, ma socialmente sostenibili. La “ripartenza” riceve un nuovo e ambizioso impulso
dalla Commissione europea grazie anche allo European Green Deal.
Tre le priorità politiche ambientali indicate dall’UE nel Settimo programma di azione per
l’ambiente: proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale dell’Unione europea;
trasformare l’Unione in un’economia a basse emissioni di carbonio, efficiente nell’impiego delle
risorse, verde e competitiva; proteggere i cittadini da pressioni legate all’ambiente e da rischi per
la salute e il benessere. Vediamo nel dettaglio come l’Italia risponde alla sfida.
PROTEGGERE, CONSERVARE E MIGLIORARE IL ‘CAPITALE NATURALE’ DELL’UNIONE EUROPEA: FLORA, FAUNA, FIUMI E LAGHI, CONSUMO DEL SUOLO, DISSESTO
La situazione in Europa. In base alle elaborazioni del SOER 2020, solo 2 dei 14 indicatori utilizzati
per monitorare il ‘capitale naturale’ – l’insieme delle risorse naturali essenziali per lo sviluppo del
Paese, in termini economici e sociali – mostrano andamenti auspicabili per l’Europa: solo le aree
protette sono in buono stato, sia terrestri che marine, mentre va male la tutela della flora, fauna,
degli ecosistemi e del suolo.
La situazione in Italia. Con le sue 60 mila specie animali e 12 mila vegetali, l'Italia è uno dei Paesi
europei più ricchi di biodiversità in Europa e con livelli elevatissimi di endemismo (specie esclusive
del nostro territorio). Un patrimonio che vede alti livelli di minaccia per flora e fauna. Forte argine
al degrado sono la Rete Natura 2000 e il Sistema delle aree protette italiane: quelle terrestri sono
843 e coprono il 10,5% del territorio nazionale, 29 le aree marine protette, 2.613 i siti della Rete
Natura 2000 (19,3% del territorio nazionale).
Quanto allo stato di salute della fauna in Italia, tra i vertebrati sono i pesci d’acqua dolce quelli più
minacciati (48%), seguiti dagli anfibi (36%) e dai mammiferi (23%). Tra le piante più tutelate dalle
norme UE, il 42% è a rischio.
Le minacce più gravi vengono, però, dal costante aumento delle specie esotiche introdotte in Italia
– più di 3300 nell’ultimo secolo - dal degrado, dall’inquinamento e dalla frammentazione del
territorio.
Lontana dagli obiettivi europei la salute di fiumi e laghi in Italia.
Neanche la metà dei 7.493 corsi
d’acqua raggiunge uno “stato ecologico buono o elevato” (43%), ancora più grave la situazione dei
laghi (solo il 20%). Va meglio la situazione se si analizza lo stato chimico: è buono per il 75% dei fiumi
(anche se il 18% non è ancora classificato), e per il 48% dei laghi.
C’è anche il consumo di suolo a gravare sulla perdita di biodiversità. Sono ormai persi 23.000 km2, con una velocità di trasformazione di quasi 2 m2/sec tra il 2017 e il 2018. Sebbene il fenomeno
mostrasse segnali di rallentamento, probabilmente a causa della congiuntura economica, dal 2018
il consumo di suolo ha ripreso a crescere. Nel 2018 è stato sottratto anche il 2% delle aree protette.
Il territorio italiano è fortemente esposto al dissesto idrogeologico. La popolazione a rischio frane
che risiede in aree a ‘pericolosità elevata e molto elevata’ ammonta a 1.281.970 abitanti, pari al
2,2% del totale.
TRASFORMARE LA UE IN UN’ECONOMIA A BASSE EMISSIONI DI CARBONIO, EFFICIENTE NELL’IMPIEGO DELLE RISORSE, VERDE E COMPETITIVA
La situazione in Europa L’obiettivo UE di trasformare l’economia in senso circolare e sostenibile si
intreccia fortemente con le attività di produzione e consumo. Ciò significa creare sistemi di
produzione che favoriscano la diminuzione delle quantità di rifiuti o che aumentino l’efficienza
riducendo le materie prime utilizzate. Per trasformare l’Unione in un’economia a basse emissioni
di carbonio, la UE deve raggiungere entro il 2020 gli obiettivi sul clima e l’energia e deve ridurre
entro il 2050 le emissioni dei gas serra dell’80-95% rispetto ai livelli del 1990. Nel quadro
dell’impegno generale, si inserisce anche quello di limitare l’aumento della temperatura media sotto
i 2°C rispetto ai livelli preindustriali.
Il Programma chiede che entro il 2020 i rifiuti siano gestiti responsabilmente alla stregua di una
risorsa, così da evitare danni alla salute e all’ambiente, la produzione di rifiuti in termini assoluti e
i rifiuti pro capite siano in diminuzione, le discariche siano limitate ai rifiuti residui e il recupero
energetico sia limitato ai materiali non riciclabili.
La situazione in Italia
Rispetto all’Europa, l’Italia cresce molto di più nell’uso circolare dei materiali.
E’ terza in EU per la cosiddetta “produttività delle risorse”, un indice usato in Europa per descrivere
il rapporto tra il livello dell’attività economica (prodotto interno lordo) e la quantità di materiali
utilizzati dal sistema socio-economico (CMI - consumo di materiale interno). Diminuiscono del 17,2% le emissioni di gas serra in Italia nel medio periodo (1990-2018). Nel primo
trimestre di quest’anno, si stima per il 2020 una riduzione, a causa del lockdown, dei gas serra del
5,5% a fronte di una variazione congiunturale del PIL pari a -4,7 %. Nel 2018 la diminuzione era stata
dello 0,9%, rispetto all’anno precedente e per il 2019 la tendenza è di una riduzione del 2,0%
rispetto al 2018.
Per i rifiuti urbani si stima per il 2019 una produzione pari a quella del 2018, mentre gli scenari al
2020 individuano un calo in linea con la diminuzione del PIL pari al 4,7%.
In Italia, la quota di energia da fonti rinnovabili è pari al 18,3% rispetto al consumo finale lordo,
valore superiore all’obiettivo del 17% da raggiungere entro il 2020. Prossimo obiettivo da
raggiungere è i 32% entro il 2030.
PROTEGGERE LA SALUTE E IL BENESSERE DEI CITTADINI. I DATI SU CLIMA, INQUINAMENTO DELL’ARIA, RUMORE, RISCHIO CHIMICO
La situazione in Europa.
Negativo al 2020 il bilancio generale UE su inquinamento, salute e
benessere dei cittadini UE. Nessun risultato positivo per la qualità dell’aria: superati, in diverse
parti dell’Europa, i valori limite e gli obiettivi previsti dalla legislazione per il materiale particolato, il
biossido di azoto, l’ozono troposferico e il benzo(a)pirene. Negativa la situazione anche per
l’esposizione al rumore e il rischio chimico. L’accelerazione dei cambiamenti climatici porterà probabilmente a un aumento dei rischi anche
in Europa, in particolare per i gruppi vulnerabili. Gli impatti possono derivare da ondate di caldo,
incendi boschivi, inondazioni e alterazioni nella larga diffusione di malattie infettive.
La situazione in Italia. La temperatura cresce nel nostro Paese più che in altre parti del mondo. Nel 2018 è stata registrata un’anomalia media pari a +1,71°C rispetto alla media climatologica
1961-1990, superiore a quella globale sulla terra ferma (+0,98 °C). È stato calcolato un aumento
della temperatura media pari a circa 0,38 °C ogni dieci anni nel periodo 1981-2018. Elemento che
porta l’Italia ad allontanarsi dagli obiettivi di contrasto dei cambiamenti climatici. Nuovo picco
per la temperatura dei mari italiani nel 2018 (+1,08°C), il secondo dopo il 2015, rispetto al periodo
1961-1990.
La situazione rimane preoccupante per gli inquinanti atmosferici. Il Bacino padano è una delle aree
dove l’inquinamento atmosferico è più rilevante in Europa. Guardando ai dati del 2019, il valore limite giornaliero del PM10 è stato superato nel 21% delle stazioni di monitoraggio (50
microgrammi per metro cubo, da non superare più di 35 volte l’anno). Rispettati invece i limiti per i
PM2,5 nella maggior parte delle stazioni di rilevamento.
Uno degli effetti del lockdown è stata la riduzione del biossido di azoto tra il 40 e 50% nelle regioni
del Nord e nella Pianura padana.
È costante l’attenzione dei cittadini verso la questione dei campi elettromagnetici, legati a
smartphone, elettrodotti, impianti per la radiocomunicazione. Tra luglio 2018 e settembre 2019,
i casi di superamento dei limiti di legge sono aumentati (+ 6%) sia per gli impianti radio televisivi
(RTV) sia per le SRB - Stazioni Radio Base della telefonia mobile (+4%), mentre per le sorgenti ELF
risultano sostanzialmente invariati
Infine, le sostanze chimiche. L’UE è il secondo produttore mondiale dopo la Cina e si stima che sul
mercato europeo siano presenti circa 100.000 sostanze chimiche. L’Italia è il terzo produttore
europeo, dopo Germania e Francia, con più di 2.800 imprese attive e 110.000 addetti. Il
Regolamento europeo REACH (Registration, Evaluation, Authorisation and restriction of Chemicals)
richiede che le sostanze vengano registrate ufficialmente: nel 2018 ne state catalogate più di 22.000
in Italia. A preoccupare sono soprattutto i pesticidi: nelle acque superficiali il 24,4% dei punti
monitorati mostra concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientale; il 6% nelle acque
sotterranee.
Annuario dei Dati Ambientali - Edizione 2019
Ambiente in Italia - Trend e normative