Sentenza della Corte suprema della Norvegia a favore di Apple contro 'il diritto a riparare' di un piccolo artigiano
La Corte suprema norvegese si è pronunciata a favore del colosso tecnologico contro un riparatore indipendente di smartphone, reo di aver violato il marchio utilizzando per le riparazioni componenti ricondizionate che si sarebbero poi rivelate false. La decisione ha sollevato un grido di protesta tra gli ambientalisti che sostengono il "diritto al riparare"
04 June, 2020
La Corte suprema norvegese ha confermato una decisione della Corte d’Appello che l’anno scorso si è pronunciata a favore del colosso tecnologico Apple contro un riparatore indipendente di smartphone, reo di aver violato il marchio utilizzando per le riparazioni componenti ricondizionate che si sarebbero poi rivelate false. La decisione ha sollevato un grido di protesta tra gli ambientalisti che sostengono il "diritto al riparare".
La battaglia legale tra Davide e Golia è durata tre anni. Il tutto ebbe inizio nel 2017 quando la polizia norvegese sequestrò dai locali del piccolo riparatore Henrik Huseby 63 schermi di smartphone con logo Apple arrivati da Hong Kong. Inizialmente il tribunale distrettuale di Oslo si espresse a favore ad Husbey, sentenziando che l’artigiano non avesse violato il marchio della multinazionale in quanto non aveva mai venduto separatamente alcun componente.
Tuttavia quando nel 2019 fu stabilito che gli schermi importati fossero copie illegali, la Corte d'appello norvegese rovesció la sentenza a favore di Apple. E mercoledì 3 giugno la Corte Suprema del Paese ha confermato la decisione, affermando che l'importazione di tali schermi è una violazione del marchio ai sensi della legge nazionale che regola il settore. Huseby è stato condannato a cedere al colosso tecnologico 23 mila euro in riparazioni, oltre a dover pagare ingenti spese legali.
“Questa è una grande vittoria per aziende come Apple che vogliono chiudere piccole aziende come la mia e controllare i prezzi delle riparazioni. Sostengono che il costo per cambiare uno schermo sia lo stesso di acquistarne uno nuovo, quindi non ci sarebbe alcun valore nella riparazione. Stanno bloccando la concorrenza e stanno creando un monopolio” ha detto Huseby.
La politica di Apple
I giudici norvegesi hanno preso la decisione finale sugli schermi usati da Husbey "sulla base di dettagli tecnici oscuri che sono completamente invisibili ai consumatori", dicono gli attivisti di Right to Repair Europe. La situazione reale è che Apple rifiuta di vendere ricambi originali a riparatori indipendenti in Europa, che quindi hanno una scelta: acquistare parti generiche inferiori o parti ricondizionate o after-market, come fatto da Husbey.
Gli attivisti che si battono per il "diritto alla riparazione" sostengono i benefici ambientali che derivano da riparazioni con parti e componenti più facilmente accessibili, senza dover per forza fare affidamento sulle forniture delle grandi aziende. “Chiaramente la legge non sta tutelando le persone e il pianeta - dice Chloe Mikolajczak, attivista per la campagna europea sul diritto alla riparazione - L'estensione dei cicli di vita dei dispositivi mobili tramite riparazione è il modo migliore per ridurre il loro impatto ambientale e le parti ricondizionate sono l'opzione più ecologica ed economica”.
Nel frattempo a Bruxelles, nell'ambito del piano d'azione per l'economia circolare della Commissione europea presentato a marzo, i dirigenti hanno in programma di presentare un'iniziativa per l'elettronica circolare, che mira a incoraggiare una maggiore durata dei prodotti attraverso "riuso" e "riparabilità". Questo dovrebbe includere un "diritto alla riparazione" per prodotti come smartphone e computer entro il 2021.
Alla luce dell'impegno della Commissione, il movimento Right to Repair sta attualmente raccogliendo firme da una sezione trasversale di eurodeputati, al fine di "informarli della vittoria dannosa per l'ambiente e anticoncorrenziale di Apple in Norvegia".