Rifiuti di imballaggi: così la filiera ha retto l'onda d'urto del Covid-19
Eco dalle Città a colloquio con il presidente CONAI, Giorgio Quagliuolo: "Il sistema ha retto anche perché solido ed efficiente: non dimentichiamo che l’Italia è fra i Paesi più virtuosi d’Europa in materia di economia circolare"
11 June, 2020
Lo scorso marzo Conai aveva inviato una lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Capo della Protezione Civile, nonché ai Ministri dell’Ambiente, dello Sviluppo Economico, dell’Economia e delle Finanze e al Presidente dell’Anci, in cui evidenziava "la necessità di un immediato confronto con Governo e Regioni per scongiurare il pericolo di una imminente saturazione delle Filiere e conseguente interruzione delle operazioni di ritiro dei rifiuti urbani".
Il sistema ha retto la fase emergenziale legata all'epidemia da Coronavirus? I provvedimenti adottati (es. aumento degli stoccaggi) sono serviti per superare le criticità segnalate (difficoltà a carico del settore dei trasporti, la chiusura di molti canali di destinazione delle frazioni non riciclabili, il rallentamento e financo l’interruzione delle attività produttive che utilizzano i prodotti del riciclo)?
La raccolta dei rifiuti differenziati non si è interrotta nemmeno durante le settimane più critiche dell’emergenza sanitaria. Possiamo dire che il sistema ha retto: questa è la prima, vera buona notizia che dobbiamo sottolineare, se parliamo di come il COVID-19 ha segnato la filiera del recupero e del riciclo degli imballaggi. Sensibilizzate da CONAI, quasi tutte le Regioni hanno emanato ordinanze per aumentare gli stoccaggi degli impianti e, in molti casi, anche le capacità termiche dei termocombustori, oltre che per permettere alle discariche di accogliere gli scarti di selezione. L’Emilia Romagna è stata la prima, rapidissima: la prontezza dei provvedimenti del governatore Stefano Bonaccini hanno fatto della Regione, proprio una delle più colpite dalla diffusione del coronavirus, un esempio per le altre; l’ampliamento degli stoccaggi è stato utilizzato solo da alcune filiere che, in mancanza di questo provvedimento, avrebbero dovuto fronteggiare gravi criticità. Il sistema, in ogni caso, ha retto anche perché solido ed efficiente: non dimentichiamo che l’Italia è fra i Paesi più virtuosi d’Europa in materia di economia circolare. La riapertura di molte attività produttive, all’inizio di maggio, ha fatto il resto e reso la situazione ancora più fluida.
Tra i vari materiali, ci sono state filiere che hanno sofferto maggiormente?
La plastica ha avuto qualche difficoltà in più rispetto ad altri materiali. Soprattutto per quanto riguarda la gestione degli imballaggi non riciclabili in uscita dagli impianti di selezione, ossia il cosiddetto plasmix. Con l’emergenza COVID-19 sono venuti meno importanti sbocchi ai termovalorizzatori sia italiani sia esteri, e si è azzerata la possibilità di inviare il plasmix ai cementifici, che lo usano come collante: i cementifici, infatti, sono stati fermati dal lockdown. Il virus ha bloccato anche molte acciaierie: per diverse settimane, quattro su cinque sono rimaste chiuse, e questo ha portato anche l’acciaio a una situazione di sofferenza. Devo ricordare poi le criticità legate alla filiera del legno, imputabili soprattutto alla chiusura dei pannellifici.
Dal punto di vista dell'immesso al consumo di imballaggi (e nella successiva fase di raccolta post-consumo) si sono registrate variazioni significative nel periodo di contenimento?
L’immesso al consumo, nel primo quadrimestre del 2020, ha registrato una flessione negativa. Pur a fronte di un gennaio e di un febbraio segnati dalle crescite di immesso che ci aspettavamo, il primo trimestre si è chiuso con un decremento del 3%. Se consideriamo il primo quadrimestre, il calo è arrivato a toccare il 7%. Credo i motivi siano facilmente comprensibili: penso ai numerosi fattori legati al COVID-19, come il blocco di parecchie attività produttive e la battuta d’arresto che hanno subito moltissimi esercizi del comparto HO.RE.CA. Quanto alla raccolta, invece, i primi dati che ci arrivano parlano di un aumento dei conferimenti in convenzione al sistema CONAI, rispetto al primo quadrimestre dello scorso anno, aumento che ha riguardato principalmente l’acciaio e la plastica.
E allo stato attuale qual è la situazione?
Possiamo dire di essere rientrati in un regime simile a quello della normalità pre-coronavirus. Continuiamo a tenere monitorati tutti i flussi, ma al momento la situazione appare sotto controllo.
Infine, crede che sia ancora necessario il mantenimento delle misure adottate dalle Regioni? Servirebbero interventi più strutturali per evitare in futuro eventuali sofferenze del Sistema?