I consumi domestici hanno pesato sulla crescita degli imballaggi in plastica
Con Andrea Barbabella, Responsabile Ricerche e progetti della Fondazione Sviluppo Sostenibile, analizziamo l'aumento degli imballaggi in plastica (+8%) registrato da Corepla durante la fase di lockdown
22 July, 2020
Giuseppe Iasparra
Durante il lockdown la plastica è stato tra i materiali di imballaggio preferiti dagli italiani per gli acquisti. Questa tendenza di crescita si conferma a livello generale?
Come prima cosa occorre precisare un punto per essere corretti nella comunicazione. Quell'aumento dell'8% non significa automaticamente che sono aumentati gli imballaggi in plastica in generale. È probabile che sia così, ma non possiamo dirlo con certezza guardando solo quel dato. È certo che sono aumentati gli imballaggi gestiti da Corepla nel periodo di lockdown. È possibile anche che ci sia stato un effetto di spiazzamento: la parte di imballaggi non raccolti da Corepla è essenzialmente quella non domestica. Quella parte potrebbe essere diminuita in maniera significativa a causa del blocco del commercio.
Possiamo comunque dare per certa la crescita degli imballaggi in plastica a livello domestico?
Sembrerebbe essere così. Un dato certo a consuntivo ancora non ce l'abbiamo. Tuttavia, in base ai primi risultati forniti dal Conai, sembrerebbe essere cresciuto l'uso di imballaggi di tutte le frazioni, a parte quelli in legno tradizionalmente legati ai circuiti commerciali.
Secondo lei è una tendenza che potrebbe proseguire anche nei prossimi mesi?
Con la ripresa delle attività sono tornati a crescere i cosiddetti rifiuti assimilati agli urbani. Su quelli domestici la situazione rimane fluida: le persone lavorano ancora molto da casa. Di conseguenza hanno modelli di consumo casalinghi. Quella spinta verso l'acquisto di prodotti in confezioni monouso che sembrerebbe esserci stata durante la pandemia, probabilmente ancora permane. Così come ancora c'è chi non prende i mezzi pubblici: una parte della popolazione fatica a tornare ad uno stile di vita “normale”.
Allo stesso modo l'aumento esponenziale degli acquisti on line, è un fenomeno non penso che diminuirà, anzi potrebbe permanere. Ritengo che l'emergenza Covid produrrà degli effetti e dei cambiamenti che rimarranno in maniera permanente e avranno effetti evidenti non solo sulla produzione e sulla composizione dei rifiuti, ma anche in altri ambiti come la mobilità e le nuove modalità lavorativa. Tutto ciò è collegato. Chi prima del lockdown non aveva mai fatto un accesso su una piattaforma di commercio elettronico, potrebbe continuare a farlo e trasformare questa pratica in un abitudine. Certo, bisogna anche valutare gli impatti ambientali di questi cambiamenti, che non sempre sono positivi.
E' il caso del monouso?
In quel senso c'è un indirizzo europeo che è abbastanza chiaro e sensato: laddove si possono in qualche modo individuare dei sostituti di prodotti monouso in plastica che garantiscono delle migliori performance ambientali, allora è il caso di intervenire. Però occorre essere certi che l'alternativa risponda alle richieste del mercato e che garantisca prestazioni ambientali sul ciclo di vita che siano migliori rispetto a quello in plastica. E questo non è sempre scontato.