Regione Lazio, Piano Rifiuti in Aula: confermati Ato autosufficienti e obiettivo differenziata al 70% entro il 2025
L'assessore Valeriani: “Gli obiettivi sono chiari, chiudere il ciclo dei rifiuti all’interno dei confini del Lazio e all’interno dei singoli Ambiti territoriali ottimali (Ato), cambiare radicalmente il sistema di trattamento con il passaggio all’economia circolare"
29 July, 2020
È iniziata in Consiglio Regionale del Lazio la discussione sul nuovo piano regionale rifiuti approvato dalla giunta. La seduta, dopo una richiesta di sospensiva presentata dal Movimento 5 Stelle per rimandare il provvedimento in commissione, respira dall’aula, è iniziata con la relazione l’assessore regionale all’Ambiente, Massimiliano Valeriani: “E’ fondamentale il passaggio da economia lineare a economia circolare che si ritrova nella normativa europea. Facciamo subito chiarezza sui rispettivi compiti: le Regioni hanno le funzioni di pianificazione, i Comuni detengono tutte le competenze operative in materia di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti urbani. Il nuovo piano non è soltanto una verifica puntuale della situazione, ma indica una prospettiva di medio e lungo periodo, una strategia condivisa. Prevede azioni di contrasto alla produzione dei rifiuti e azioni di sviluppo della raccolta differenziata, contiene la previsione degli impianti di trattamento necessari, come individuati all’interno della pianificazione delle Province”.
“Gli obiettivi sono chiari – ha proseguito -: chiudere il ciclo dei rifiuti all’interno dei confini del Lazio e all’interno dei singoli Ambiti territoriali ottimali (Ato), cambiare radicalmente il sistema di trattamento con il passaggio all’economia circolare. Oggi abbiamo soluzioni tecnologiche che permettono di recuperare gran parte dei rifiuti trasformandoli in nuove materie prime”. “Vorrei poi sottolineare – ha spiegato ancora Valeriani – un elemento molto importante avvenuto rispetto alle posizioni del Comune di Roma che, indicando la localizzazione della nuova discarica di servizio, ha rotto un vero e proprio tabù per la giunta in carica. Per quanto riguarda gli obiettivi concreti, ricordo il 70% di raccolta differenziata da raggiungere nel 2025, la realizzazione di un impianto all’avanguardia a Colleferro: non più mero trattamento dei rifiuti, ma recupero di materie prime con un processo di lavorazione a freddo. Un impianto che dovrà essere preso a modello per la riconversione di tutti i Tmb. Vorrei poi ricordare che le politiche e gli investimenti previsti nel piano sono stati già avviati: gli accordi con la grande distribuzione per la riduzione degli imballaggi, le azioni per il contrasto alla plastica monouso nel pubblico, la tariffazione puntuale, la realizzazione di isole ecologiche e impianti di compostaggio nei Comuni, con 87 milioni già ricevuti dalle amministrazioni locali, la formazione per green manager”.
“Attualmente – ha concluso la sua relazione siamo al 47,3% differenziata su base regionale – ha concluso l’assessore – oltre 20 punti in più negli ultimi 7 anni. Abbiamo prodotto meno rifiuti, sotto i 3 milioni di tonnellate quest’anno. Stanziamo 50 milioni di euro per sostenere i Comuni, per realizzare gli impianti e per i centri per il riuso. E poi legalità e controllo: dopo i diversi casi di illeciti, con il piano prevediamo di rafforzare la vigilanza. Sia per quanto riguarda le nuove autorizzazioni che sugli impianti in funzione. La Regione ha sopperito alle mancanze degli enti locali, con interventi puntuali per risolvere le situazioni di emergenza, ora, con l’esame del nuovo piano si aggiorna lo scenario di riferimento, togliendo un alibi a molti amministratori locali: a ogni istituzione vengono attribuite le rispettive responsabilità. Ma va ricordato che il piano non cancella i problemi con un colpo di spugna, una volta approvato spetterà alle varie amministrazioni locali mettere in campo i provvedimenti necessari per renderlo operativo. Siamo aperti al confronto, si può migliorare questa delibera, rimanendo fermi solo negli obiettivi fissati”.
Dopo la relazione dell’assessore è iniziata la discussione generale sul nuovo piano di gestione dei rifiuti della Regione Lazio con gli interventi dei consiglieri. Primo a parlare è stato il presidente della commissione Urbanistica e rifiuti, Marco Cacciatore, ex Movimento 5 Stelle passato da poco al gruppo Misto, che ha criticato la scelta di andare in aula per la discussione: “Dopo un lungo lavoro di ascolto la commissione non si è chiusa bene. I 278 emendamenti presentati non erano una cifra insormontabile, invece la richiesta della maggioranza di andare direttamente in Aula ha chiuso, di fatto, ogni possibilità di confronto democratico, una richiesta approvata grazie all’improvvisa assenza della collega Cartaginese della Lega”. Sul merito del provvedimento Cacciatore da un colpo al cerchio e uno alla botte: “Entrando nel merito della questione: sono condivisibili il blocco di nuovi termovalorizzatori, l’obiettivo del recupero di materia prima, la preferenza sulla gestione pubblica degli impianti. Condivido meno la strategia indicata per raggiungere questi traguardi. Sulla differenziata pesa la situazione romana, dove manca un piano industriale di Ama. Come viene fatta la trasformazione degli impianti di trattamento meccanico biologico di cui parla l’assessore? Con quali strumenti e con quali risorse? Il compound di Colleferro non è innovazione, ma confusione. In teoria dovrebbe fare recupero, in realtà rendiamo una zona già gravemente compromessa la destinazione dei residui dei Tmb di tutto il Lazio”.
“Per quanto riguarda gli Ato: il piano parla di sub ambito di Roma, una definizione che non esiste nella legge, ma per andare oltre la questione della Capitale, va anche rilevato che i cinque Ato, di fatto non esistono: se un ambito non ha l’autosufficienza può rivolgersi agli altri. Bisogna puntare sul compostaggio di piccola taglia. Basterebbe che i romani dividessero la frazione organica per fare un deciso passo in avanti sulla differenziata”. Giuseppe Simeone, Forza Italia e presidente della commissione sanità, critica fortemente la scelta degli Ato, della mancanza di regole chiare e dell’insufficienza impiantistica: “Nella relazione, l’assessore ha voluto distinguere i compiti della Regione da quelli delle altre amministrazioni. Io vorrei ricordare che la Regione ha tutte le responsabilità, a partire da quella politica di verificare che i contenuti del piano vengano poi attuati. Così come è stato scritto il piano non è cogente, mancano ad esempio i regolamenti degli Ato, le regole di funzionamento. Gli Ato, poi, devono essere 6, Roma deve rappresentare un ambito autonomo: la Capitale ha un peso troppo rilevante per stare nello stesso ambito della Provincia. Non si capisce perché l’ordine del giorno approvato in questo senso, con il voto favorevole della maggioranza, viene dimenticato e cancellato. E’ un piano, insomma, pieno di buone intenzioni, ma non sarà possibile attuarlo se qualcuno, come puntualmente accade, si mette di traverso. Si parla di autosufficienza nel territorio regionale e in quello dei singoli Ato, ma mancano gli impianti necessari, sia di compostaggio della frazione organica che di termovalorizzazione, e mancano le discariche di servizio. Su tutti questi impianti la nostra capacità attuale è molto al di sotto dell’effettiva necessità”.
Per Stefano Parisi, Lazio 2018, si tratta di “un piano in piena continuità con i precedenti. Qualora rimanesse così com’è la situazione non cambierebbe di molto. Si tratta poi di un piano che non ha un proprio quadro finanziario, tant’è che l’assessore al Bilancio si è impegnata a fare una ricognizione delle risorse disponibili per allegarla al piano stesso. C’è inoltre un approccio decisamente ideologico. Ci sono punti di debolezza molto importanti: questa discussione deve portare a un profondo cambiamento. Speriamo che l’apertura che l’assessore ha fatto nella sua relazione non sia soltanto formale. Con il piano così com’è oggi continueremo a esportare rifiuti fuori dalla Regione con costi altissimi e rischi di gravi infiltrazioni della criminalità organizzata. C’è una grave sottovalutazione sul problema della termovalorizzazione: questa è la grande questione che il piano non risolve, anche in questo caso per motivi ideologici, non si può essere subalterni a quella cultura terrapiattista che sta uccidendo questo Paese. Servono i termovalorizzatori per evitare che i rifiuti prodotti nella nostra Regione continuino a finire in discarica o continuino a essere esportati. Ci sono tecnologie che consentono processi di lavorazione pulita. L’obiettivo deve essere zero discariche. Infine la questione della gestione degli impianti: il problema non è il privato, ma l’assoluta incapacità del pubblico di controllare il privato. Il pubblico non deve gestire direttamente ma garantire concorrenza e controlli rigorosi”.
Mentre per Fabrizio Ghera, presidente del gruppo Fratelli d’Italia: “le cifre del Piano non sono realistiche, non c’è stata alcuna riduzione dei rifiuti, al contrario c’è stato un rimpallo di responsabilità tra Regione e Roma Capitale. Le percentuali sono molto più basse di quelle indicate. Abbiamo bisogno di più impianti per ridurre le tariffe, visto che tonnellate di rifiuti vengono trasferiti fuori Regione con costi notevoli. Non basta dire riduciamo la produzione di rifiuti perché nei fatti non è così, basta vedere i dati attuali, e le politiche inserite nel Piano non incidono. Un testo che non ci piace perché pone risultati irrealizzabili. La priorità è produrre meno rifiuti. In tal modo possiamo salvaguardare l’ambiente e abbassare le tariffe a carico dei cittadini”.
(ITALPRESS).