LETTI PER VOI - Causa traffico ogni due anni e mezzo in Italia scompare una cittadina come Rivalta
I suoi abitanti sono 18.000. Alcune considerazioni della FIAB (Federazione italiana amici della bicicletta)
20 October, 2005
Alle CicloAmiche e CicloAmici di Rivalta di Torino e Dintorni:
<b>1) LEGGE 366/98: NORME PER IL FINANZIAMENTO DELLA MOBILITA' CICLISTICA</B>
Da quattro anni l'attuale Governo Berlusconi NON FINANZIA l'unica legge
nazionale per la mobilità ciclistica, purtroppo già scarsamente finanziata
dai precedenti Governi dell'Ulivo (5 milioni di Euro l'anno nel 2000 e nel
2001).
Cifre colossali vengono stanziate per le grandi opere (Alta Velocità, Ponte
di Messina) e NEMMENO LE BRICIOLE per la Legge 366/98.
L'Italia, non a caso, è AL PRIMO POSTO IN EUROPA sia come numero di AUTO
PER ABITANTE che per numero di VITTIME DELLA STRADA.
Continuano ad essere sottovalutate le grandi potenzialità della bicicletta
come veicolo ecologico ad EMISSIONI ZERO, specie nei tragitti urbani fino a
5 Km, corrispondenti al 50% degli spostamenti effettuati in auto in Europa,
secondo l'OMS. La bicicletta può rappresentare una risposta concreta alla
lotta alle emissioni atmosferiche prodotte dal traffico veicolare (PM10,
CO2), e un'opportunità di sviluppo locale sostenibile attraverso il
cicloturismo.
FIAB stima in 600 milioni di Euro l'anno per 10 anni lo stanziamento da
parte dello Stato Italiano e delle Regioni per passare dagli attuali 2-3%
degli spostamenti abituali in bicicletta al 10-15% (a Ferrara siamo intorno
al 30%).
<b>2) INCIDENTI MORTALI IN BICICLETTA:</B>
NEANCHE LA CORAZZA PUO' PROTEGGERE UN CICLISTA DAL TRAFFICO VELOCE E DALLE
STRADE A RISCHIO. L'INTERVENTO DEL RESPONSABILE SICUREZZA STRADALE FIAB.
Dal comunicato stampa della FIAB (Federazione Italiana Amici della
Bicicletta) del 3-09-05.
In Italia ci sono più ciclisti vittime della strada che in Europa.
E' il risultato di una elaborazione dei dati ISTAT del 2003
sugli incidenti stradali effettuata da Centauro-Asaps (Associazione
sostenitori amici polizia stradale). Nei giorni scorsi, per un
attimo, giornali e televisioni hanno acceso i riflettori sull'argomento
dando voce anche ad "esperti" che forse in bici non vanno abitualmente.
Sull'argomento la Fiab chiede spazio e attenzione da parte di giornali e Tv.
Cosa fare? Vietare a bambini ed adulti di andare in bicicletta, obbligare
i ciclisti ad indossare una corazza (perchè un casco servirebbe a ben
poco in una collisione con un'auto) o interrogarsi su come sono
costruite le strade italiane e su come organizzare un sistema di sicurezza
stradale che garantisca indistintamente a tutti gli utenti della strada,
a partire da quelli lenti e non motorizzati (bambini, pedoni, ciclisti,
anziani e disabili), il diritto individuale a muoversi senza correre il
rischio di essere investiti?
Sull'argomento interviene il responsabile nazionale Fiab per la sicurezza
stradale, ing. Edoardo Galatola.
"La recente indagine statistica, che ha evidenziato la preponderanza di
ciclisti tra i morti sulla strada - con la percentuale più alta in Europa -
rilancia un interrogativo: è sicuro andare in bicicletta?
In realtà la domanda corretta è un'altra: sono sicure le strade italiane?
La risposta è NO, perché la sicurezza stradale in Italia è oggetto di
saltuarie campagne di informazione, ma continua a non essere affrontata
strutturalmente.
Gli oltre 7.000 morti (di cui oltre 300 ciclisti, ma anche 800 pedoni e
1.200 motociclisti) e i 300.000 feriti (di cui 10.000 ciclisti, 16.000
pedoni e 70.000 motociclisti) che restano sulle strade ogni anno
rappresentano quasi il 30% dell'intera mortalità per cause accidentali e la
prima causa di morte insieme agli incidenti domestici. Si tratta di un
numero 7 volte maggiore delle morti sul lavoro e la prima causa di morte
dei giovani fino a 34 anni.
Così rilevante è il problema della sicurezza stradale che la Comunità
Europea ne ha fatto oggetto di sue Direttive, imponendo agli Stati membri
di dimezzare il numero di vittime e incidenti entro il 2010.
In Italia è stato istituito dalla L. 144/99 il Piano Nazionale della
Sicurezza Stradale, i cui già scarsi finanziamenti che ammontavano a 1
miliardo di euro/anno - è interessante notare - sono stati annullati
nell'ultimo anno e dirottati su altre iniziative del Governo (riduzione
delle tasse?).
Per dare un'idea dei costi indotti dalla mancanza di sicurezza stradale,
ricorderemo che l'onere sociale stimato - derivante dai 7.000 morti e
300.000 feriti annui - ammonta ad oltre 34 miliardi di euro (l'equivalente
di una finanziaria da brivido), pari a 600 euro per ogni italiano. Eppure
mediamente l'Italia dedica al miglioramento della sicurezza stradale
circa 5 euro pro-capite, contro i 30-40 investiti in Francia, Regno Unito,
Svezia e Finlandia (dati 2002 elaborati dalla Consulta Nazionale della
Sicurezza Stradale).
In realtà sarebbero necessari interventi strutturali sulla viabilità
cittadina ed extra-urbana: una macchina a 50 km/h in una zona residenziale
è un'arma impropria (basta verificare lo sviluppo delle "zone 30" in
Svizzera e nella più vicina Cattolica), così come un veicolo a 80 km/h, su
strada che collega piccoli centri abitati, costituisce un rischio per tutti
gli
utenti della strada (in Gran Bretagna rotonde ben progettate impediscono
in
tutto il paese di superare anche in rettilineo le velocità stabilite).
A fronte di questi dati, risulta evidente che la soluzione per la sicurezza
dei ciclisti non sia smettere di andare in bicicletta e nemmeno utilizzare
seggiolini per i bimbi o caschi omologati, sicuramente utili in una
passeggiata su pista ciclabile, ma non di particolare aiuto per resistere
all'urto con un veicolo veloce, se si pensa che lo stesso casco è omologato
per un impatto fino a 23 km/h.
È interessante notare che i Paesi che registrano le maggiori quote di
spostamenti su bicicletta (Olanda, Danimarca, Germania) sono anche quelli
dove, tendenzialmente, si determinano più elevati livelli di sicurezza per i
ciclisti. Si manifesta cioè una correlazione diretta tra il livello di
diffusione (spostamenti su popolazione) e il livello di sicurezza (numero
di vittime per volume di spostamento).
Questa correlazione può essere interpretata in due modi, non alternativi
tra loro:
a) si usa di più la bicicletta laddove le infrastrutture e la
regolamentazione del traffico assicurano elevati livelli di sicurezza a
questa modalità di spostamento;
b) nei Paesi dove un'ampia quota di popolazione usa la bicicletta per
gli spostamenti abituali, i responsabili della sicurezza stradale dedicano
maggiore attenzione alla sicurezza dei ciclisti.
E' proprio per queste considerazioni che la Federazione Italiana Amici
della Bicicletta (riconosciuta con decreto del Ministro LL.PP. quale
organismo di comprovata esperienza nel settore della prevenzione e della
sicurezza
stradale) propugna un uso capillare della bicicletta, come mezzo di
trasporto e di svago, e ritiene che educare i bambini a utilizzarla per
piccoli spostamenti in città, ovviamente su percorsi sicuri, contribuisca a
formare futuri utenti della strada più responsabili".
Lello Sforza
Ufficio Stampa FIAB onlus (Federazione Italiana Amici della Bicicletta)
Tel. 3200313836, Fax 0805236674, stampa@fiab-onlus.it
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