‘Violazione sistematica e continuata delle disposizioni sulla qualità dell’aria', Corte di Giustizia europea condanna l’Italia
Per otto anni, dal 2008 al 2017 incluso, lo Stato Italiano ha violato le Direttive europee sulla qualità dell’aria. La Corte ha sottolineato che il superamento del limite giornaliero e annuale fissato per il PM10 è rimasto sistematico e continuato
10 November, 2020
Condanna per l’Italia da parte della CURIA, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che ha sancito come il nostro Paese abbia violato la direttiva europea sulla qualità dell’aria (2008/50/CE) con un “superamento sistematico e continuato dei valori limite applicabili alle microparticelle (PM10) in determinate zone e agglomerati” dal 2008 al 2017 incluso.
In pratica tutta le politiche nazionali sulla qualità dell’aria attuate negli ultimi dieci anni dai vari governi sono state inutili. La sentenza della CURIA arriva dopo che nel 2014 la Commissione europea aveva avviato un procedimento per inadempimento della direttiva. Inutili sono stati i Clean Air Dialogue svoltisi a Torino nel giugno 2019 durante i quali il Ministro dell’Ambiente Costa aveva dichiarato: “Oggi abbiamo firmato un Protocollo che è un Piano d'azione operativo. Agiremo come ministri e in accordo con le Regioni con impegni concreti, perché è importante lavorare insieme. Ci siamo assunti una responsabilità politica pubblica, amministrativa e gestionale. Vogliamo fare da battistrada anche per gli altri Paesi europei in procedura d'infrazione".
Per la CURIA la difesa dell’Italia si è fondata sulla diversità delle fonti d’inquinamento dell’aria per sostenere che alcune di esse non potrebbero esserle imputate, come esempio quelle influenzate dalle politiche europee di settore, o sulle particolarità topografiche e climatiche di talune zone interessate, una difesa che però non è riuscita a dimostrare con i fatti.
La Corte ha dichiarato che l’Italia non ha manifestamente adottato, in tempo utile, le misure per evitare gli sforamenti relativi ai livelli di inquinamento. A sostegno di questa affermazione la Corte fa notare che il superamento dei valori limite giornalieri e annuali fissati per il PM10 è rimasto sistematico e continuato per almeno otto anni nelle zone interessate. Evidenzia che le misure adottate per arginare il problema sono state previste solo in tempi estremamente recenti e che molti di questi piani dichiarano una durata di realizzazione degli obiettivi relativi alla qualità dell’aria quantificabile in diversi anni, se non addirittura di due decenni dopo l’entrata in vigore dei valori limite.
Infine la Corte sottolinea che l’approccio dell’Italia si risolverebbe nell’ammettere una proroga generale, eventualmente sine die, del termine per rispettare tali valori, allorché essi sono stati fissati proprio nell’ottica di conseguire tali obiettivi. Insomma una bocciatura su tutti i fronti delle politiche nazionali sulla qualità dell’aria.
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questo link la sentenza
del 10 novembre 2020