Clima Ue, taglio emissioni del 55% entro il 2030. Soddisfatta Bruxelles, critici gli ambientalisti
Il Consiglio Europeo ha raggiunto un accordo sul nuovo obiettivo climatico dell'Unione. Greenpeace critica la poca ambizione del patto e la riluttanza dei governi ad affrontare le vere cause dell'emergenza climatica
11 December, 2020
Il nuovo obiettivo mira a mettere l'UE sulla buona strada per raggiungere zero emissioni nette entro il 2050, una scadenza che secondo gli scienziati il mondo deve rispettare per evitare gli impatti più catastrofici del cambiamento climatico.
“L'Europa è leader nella lotta al cambiamento climatico” ha detto in un tweet il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, che ha presieduto i colloqui. "Ci mettiamo su un percorso chiaro verso la neutralità climatica nel 2050", ha invece commentato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen del nuovo obiettivo.
Per Bruxelles, l'accordo offre la possibilità di affermare la propria leadership climatica sulla scena globale. L'UE presenterà il suo obiettivo sabato al vertice virtuale dei leader mondiali delle Nazioni Unite.
L'obiettivo è stato conquistato a fatica con un compromesso tra i paesi dell'UE più ricchi, per lo più occidentali e nordici, che desiderano un'azione per il clima più ambiziosa, e gli stati orientali con settori energetici dipendenti dal carbone e industrie ad alta intensità energetica, che volevano condizioni specifiche legate ai tagli delle emissioni.
L'obiettivo "almeno il 55%" è buono ma richiederà l'approvazione del Parlamento europeo, che sostiene un più ambizioso taglio delle emissioni del 60%” ha detto Jytte Guteland, il principale legislatore del parlamento sulla questione. "Ci stanno preparando per una trattativa difficile”.
Critici gli ambientalisti
L'accordo raggiunto tuttavia non soddisfa le principali organizzazioni ambientaliste del mondo. Greenpeace critica la poca ambizione del patto e la riluttanza dei governi a seguire la scienza e ad affrontare le vere cause alle origini dell'emergenza climatica in corso.
“I governi senza dubbio definiranno questo accordo come storico, ma la realtà è che si registra solo un piccolo miglioramento rispetto ai tagli alle emissioni che l'Ue aveva già in programma di raggiungere. È evidente che la convenienza politica ha la precedenza sulla scienza del clima, e che la maggior parte dei politici ha ancora paura di affrontare i grandi inquinatori”, dichiara Luca Iacoboni, responsabile della campagna clima di Greenpeace Italia. “Senza ulteriori azioni, il nuovo obiettivo dell'Ue in materia di clima permetterà alle compagnie petrolifere e del gas di continuare con il solito business, e non trasformerà la mobilità e i metodi di produzione del cibo con la velocità necessaria a superare l'emergenza climatica, lasciando così le persone più vulnerabili indifese rispetto agli impatti della crisi climatica”.
Nella tarda notte, durante il vertice Ue diversi governi hanno fatto pressioni affinché si riconoscano le cosiddette "tecnologie di transizione" come il gas, che sarebbero dunque ammissibili ai finanziamenti "verdi". Greenpeace sostiene da tempo che gli investimenti nel gas saranno catastrofici per il clima e porteranno a miliardi di euro di attività economicamente non redditizie.
I leader europei si sono accordati per ridurre le emissioni nette dell'Ue del 55% entro il 2030 (sulla base dei livelli del 1990). L'uso del termine “nette” per definire le emissioni comporta che sarà possibile l’uso dei cosiddetti “pozzi di assorbimento”, e dunque ci sarà solo un taglio del 50,5% delle emissioni reali di settori inquinanti come l'energia, i trasporti e l'agricoltura industriale, mentre ci si affida alle foreste per assorbire abbastanza carbonio da raggiungere l'obiettivo del 55%. Questo accordo rappresenta dunque un miglioramento insufficiente rispetto agli obiettivi climatici esistenti, per i quali l’Ue dovrebbe già ridurre le emissioni del 46% nel 2030.
La comunità scientifica avverte che, per evitare la catastrofe climatica, l'Ue deve ridurre le emissioni molto più velocemente di quanto accadrebbe con un obiettivo del 55%. Per aumentare le possibilità di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C ed evitare i peggiori effetti di una catastrofe climatica, Greenpeace sostiene un taglio minimo del 65% delle emissioni dell'Ue provenienti dai settori inquinanti entro il 2030.