Imballaggi: il 2020 è stato un anno ricco di sfide e novità. La parola al CONAI
Gli effetti della pandemia sui comportamenti dei consumatori, l’obbligo di etichettatura ambientale degli imballaggi, i primi passi del nuovo consorzio Biorepack: sono alcuni dei temi d'attualità affrontati nell'intervista a Luca Ruini, presidente CONAI
23 December, 2020
Giuseppe Iasparra
Quali effetti avete registrato in questo anno di pandemia? La crisi sanitaria ha cambiato l'approccio dei consumatori verso il packaging?
Il fatto che sempre più consumatori, dall’inizio dell’emergenza sanitaria, abbiano scelto prodotti imballati è sotto gli occhi di tutti. Continuano a farlo, e non solo nel comparto alimentare. La propensione agli acquisti cosiddetti sfusi si è decisamente indebolita. Il dato positivo è che i cittadini non hanno smesso di differenziare correttamente i rifiuti di imballaggio anche durante le settimane più dure di marzo e di aprile, ossia quelle del lockdown: i conferimenti al sistema CONAI sono aumentati per tutti i materiali di imballaggio nel corso del primo quadrimestre del 2020. Un grande risultato che dimostra come fare la raccolta differenziata sia ormai un’abitudine radicata in tutto il Paese. Non è stato facile garantire la continuità delle attività di raccolta quando la pandemia è esplosa: la domanda di materia prima seconda era calata vertiginosamente, a causa della chiusura di molte attività produttive. Ma grazie a un intervento coordinato di CONAI, delle istituzioni nazionali e regionali, e di tutti gli attori della filiera abbiamo evitato che i rifiuti rimanessero in strada e che gli impianti di selezione e trattamento arrivassero a saturazione. È un grande risultato per tutto il sistema. Sono contento abbia ricevuto il plauso anche del ministro Stefano Patuanelli che, in occasione della presentazione del nostro Report di Sostenibilità, ha ricordato come un’emergenza rifiuti sia stata scongiurata grazie alla prontezza con cui ci siamo adoperati insieme alle istituzioni per ovviare al blocco di interi settori economici legati al materiale riciclato.
Il Governo ha inserito la "ripresa verde" tra i temi cardine del cosiddetto Recovery Plan. Guardando nello specifico alla filiera del riciclo dei materiali da imballaggio, secondo lei quali sarebbero le leve e i progetti su cui intervenire?
Una serie di incentivi fiscali per chi sceglie materia riciclata sarebbe utilissima per il settore. Oserei dire quasi indispensabile. Per chiudere il cerchio la materia prima seconda deve trovare nuove applicazioni, ma la sua domanda e il suo valore di mercato si stanno abbassando. Penso alla plastica: quella riciclata fatica a trovare applicazioni nobili. Ma la plastica non è il solo materiale che avrebbe bisogno di incentivi per spingere la sua capacità di diventare input per nuovi cicli produttivi. CONAI continua a essere sussidiario al mercato, quando il mercato non presenta interessi economici al corretto recupero degli imballaggi, ma ciò che noi recuperiamo deve avere nuovi sbocchi. Un’applicazione concreta del Green Public Procurement sarebbe senz’altro d’aiuto, così come nuovi provvedimenti sull’End of Waste.
Una tendenza che si registra è quella legata all'eco-design: dal vostro punto di osservazione, come si sta evolvendo la progettazione di nuovi imballaggi più sostenibili e verso quale direzione sta andando?
L’edizione 2020 del nostro Bando per l’eco-design ha registrato, pur in un anno così difficile, una crescita dei casi presentati che ha sfiorato il 20% rispetto al 2019. È un risultato che parla da solo: l’eco-design conferma la sua importanza e il suo essere uno strumento indispensabile per una transizione sempre più completa verso l’economia circolare. È nel progettare un imballaggio che si definisce la maggior parte degli impatti che questo avrà sull’ambiente: una volta che un pack viene immesso al consumo, i margini di attività da mettere in campo per ridurne l’impatto ambientale sono piuttosto limitati. I modelli di business del futuro non possono non passare dalla prevenzione, se vogliono essere sostenibili: del resto, l’innovazione green aumenta anche il valore dei pack nel ridurne gli effetti sull’ecosistema. È una vera e propria filosofia del fare impresa, e negli anni si rivelerà sempre più premiante.
La fine del 2020 è segnata anche dall’ingresso nel sistema CONAI di un settimo Consorzio: Biorepack. È già operativo? Quali i primi passi in proposito?
Sono molto felice di veder nascere il settimo Consorzio CONAI durante il primo semestre del mio mandato come presidente. Anche perché siamo il primo sistema di responsabilità estesa del produttore in Europa ad veder nascere, al proprio interno, un Consorzio dedicato alla valorizzazione degli imballaggi in bioplastica. Far capire ai cittadini che anche le bioplastiche devono essere correttamente gestite nella fase del loro fine vita è fondamentale: lavorare su questo delicato tema di educazione e sensibilizzazione ambientale sarà una bellissima sfida. Dopo l’approvazione dello statuto Biorepack, con la pubblicazione del decreto costitutivo in Gazzetta Ufficiale lo scorso 14 novembre, iniziamo ora a dare concretezza alle disposizioni ministeriali. Le adesioni sono già aperte, dal 1° gennaio 2021 sarà disponibile la modulistica dichiarativa CONAI aggiornata, con evidenza delle tipologie di imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile.
Lo scorso 26 settembre, con il decreto legislativo 116, è entrato in vigore l’obbligo di etichettatura ambientale degli imballaggi. Cosa ha comportato per le aziende italiane, nel concreto?
La normativa lascia spazio a dubbi interpretativi, e le aziende avevano bisogno di chiarezza in tempi rapidi. Così, a seguito di una consultazione pubblica su una prima proposta di Linee Guida che ha registrato 1.800 presenze all’evento di lancio, CONAI ha redatto un nuovo documento che ha l’obiettivo di favorire una lettura condivisa dei nuovi obblighi, per fornire un strumento di orientamento e supporto alle imprese. Queste nuove Linee guida sono disponibili sul nostro sito ufficiale, e offrono già un quadro che identifica le informazioni minime da riportare sull’etichetta ambientale e quelle facoltative. Abbiamo lavorato con l’Istituto Italiano Imballaggio oltre che con UNI, Confindustria, Federdistribuzione e numerose Associazioni industriali, di categoria e territoriali: il loro contributo è stato fondamentale per un documento che vuole essere la risposta di un sistema alla questione dell’etichettatura ambientale. Siamo orgogliosi di aver messo attorno a un tavolo tutti gli attori della filiera. Fornire supporto e risposte concrete alle aziende, del resto, è uno dei grandi compiti istituzionali del Consorzio.