Voli, carne e video streaming: a cosa gli italiani sono disposti a rinunciare per combattere i cambiamenti climatici
La seconda pubblicazione dell’Indagine della Banca Europea sugli Investimenti (BEI) sul Clima del 2020-2021 esamina gli atteggiamenti e le opinioni dei cittadini sui cambiamenti climatici in un mondo in rapida evoluzione
11 January, 2021
Per gli italiani sarebbe più facile rinunciare ai voli aerei che smettere di mangiare carne, comprare nuovi capi di abbigliamento, possedere un'auto o utilizzare servizi di video streaming. Rinunciare ai voli aerei è la scelta che pesa meno per il 38% degli intervistati, mentre quella che costa di più per il 46% di loro, è rinunciare all’uso del proprio mezzo.
Questi sono alcuni dei risultati della seconda pubblicazione riguardante il 2020-2021 diffusa oggi dalla Banca europea per gli investimenti (BEI). La BEI è il braccio finanziario dell'Unione europea e il maggiore finanziatore multilaterale di progetti in campo climatico a livello mondiale.
Nel complesso, il 34% degli italiani afferma di mettere in atto dei correttivi radicali al proprio stile di vita per contrastare i cambiamenti climatici. Si tratta di una percentuale superiore di quindici punti alla media europea (19%). I genitori di ragazzi minorenni (39%) e gli abitanti delle città (35%) sono particolarmente rappresentati in questo gruppo.
Viaggiare in futuro risentirà sia dell’andamento della pandemia che delle preoccupazioni legate al clima
Il 33% degli intervistati italiani afferma che, superate le restrizioni di viaggio dovute alla pandemia di COVID-19, non prenderà l’aereo per considerazioni legate ai cambiamenti climatici, e il 43% intende trascorrere le vacanze in Italia o in un paese limitrofo per ridurre al minimo le emissioni di carbonio. Solo per il 12% degli italiani le abitudini di viaggio in aereo resteranno invariate rispetto a quelle pre-COVID.
Alla domanda sull’uso dei trasporti pubblici ai tempi del COVID-19, il 77% degli intervistati afferma di essere al momento meno disposto a farne uso, proprio perché teme per le conseguenze sulla propria salute.
Per una maggioranza di italiani (66 %) la paura di un contagio del coronavirus preoccupa di più rispetto agli impatti dei cambiamenti climatici sul lungo termine. La percentuale sale a 70% tra gli italiani di età pari o superiore a 65 anni, mentre scende a 59% tra coloro che appartengono alla fascia di età 15-29 anni.
Comparazione dei risultati a livello mondiale – le differenze tra le percezioni europee, americane e cinesi
Indipendentemente dal paese di residenza, gli intervistati affermano che la scelta meno pesante per contrastare i cambiamenti climatici sarebbe rinunciare agli spostamenti in aereo (40% per gli europei, 38% per gli americani e 43% per gli intervistati cinesi).
Anche le risposte in merito alle preoccupazioni sulla salute hanno un andamento trasversale tra gli intervistati dei vari paesi: il 75% degli americani, il 71% dei cinesi e il 67% degli europei sono meno inclini a utilizzare i trasporti pubblici per i propri spostamenti per motivazioni legate alla salute in un tempo segnato dalla pandemia di COVID-19.
Sebbene per la maggior parte degli intervistati prevalga il timore di contrarre il coronavirus rispetto all’impatto del proprio stile di vita sui cambiamenti climatici (79% dei cittadini cinesi, 67% degli americani e 58% degli europei), i cittadini credono ancora che le scelte e le azioni dei singoli possano contribuire alla lotta contro i cambiamenti climatici: è il parere espresso dall’82 % degli italiani, con una percentuale di dieci punti superiore alla media europea e a quella americana (entrambe al 72%), e di due punti inferiore alla media cinese (84%). Cresce ovunque il numero degli intervistati che hanno risposto positivamente a questa domanda rispetto al 2019, con un aumento di tre punti nell'UE, sette punti negli Stati Uniti e 12 punti in Cina.
I giovani intervistati sono notevolmente più propensi a credere che il proprio comportamento possa fare la differenza nella lotta ai cambiamenti climatici rispetto agli intervistati più anziani in Europa e negli Stati Uniti; un divario che non è invece rilevato in Cina. L'indagine mostra che nell'UE il 77% dei cittadini compresi nella fascia di età 15-29 anni ritiene che il proprio comportamento possa fare la differenza rispetto al 64% di quelli di età pari, o superiore, a 65 anni. Negli Stati Uniti, le percentuali sono rispettivamente del 75% (per la fascia di età 15-29 anni) e del 56% (65 anni o più).
Il Vicepresidente della Banca europea per gli investimenti Ambroise Fayolle ha dichiarato: "Il periodo post-COVID-19 offrirà l'opportunità di compiere un enorme passo avanti nella transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio e resiliente sotto il profilo climatico. Una ripresa verde potrebbe aiutarci ad accelerare la riduzione significativa delle emissioni di gas a effetto serra necessaria entro il 2030. I cittadini di tutto il mondo sono consapevoli che il loro comportamento individuale può fare la differenza. La BEI, in qualità di banca dell’UE per il clima, ha il ruolo di velocizzare questa transizione verde finanziando progetti nel campo dell’energia pulita, della mobilità sostenibile e le innovazioni che consentano ai cittadini di cambiare le proprie abitudini per contrastare i cambiamenti climatici."
Puoi scaricare la tabella Excel con i dati della survey per tutti i 30 paesi esaminati qui. Puoi cliccare qui per accedere a una pagina dedicata sul sito web della BEI che presenta i principali risultati dell’Indagine della BEI sul Clima.