PNRR, coordinamento FREE: 'Manca la visione del futuro'
Il più grande gruppo italiano di associazioni che promuovono rinnovabili ed efficienza energetica: "Nell’ultima bozza l’economia circolare, vero motore della decarbonizzazione, è relegata in uno spazio marginale e riguarda solo la realizzazione di impianti per la valorizzazione dei rifiuti"
13 January, 2021
«Manca la visione del futuro. - così commenta la nuova versione del PNRR, il Presidente del Coordinamento FREE, Livio de Santoli - Se nella prima bozza del PNRR mancava una "visione" complessiva in grado di orientare la destinazione dei fondi per il rilancio dell’economia, per uno sviluppo industriale e per un concreto cambio di rotta nel settore ambientale, sociale, territoriale, questa mancanza ora si accentua».
«Oggi sembra aver prevalso un approccio "ragionieristico", dove oltretutto l’azione politica “meno incentivi, più infrastrutture” è stata tradotta in investimenti non organici e probabilmente neppure perfettamente inerenti con l’obiettivo definito in sede europea. - prosegue Livio de Santoli - Nell’ultima bozza l’economia circolare, vero motore del processo di decarbonizzazione, è relegata in uno spazio marginale e riguarda solo la realizzazione di impianti per la valorizzazione dei rifiuti».
Si tratta di una prospettiva riduttiva perché, come ha segnalato il position paper sul PNIEC del Coordinamento FREE, mancano gli obiettivi che caratterizzano l’economia circolare: «modifica dell’intera filiera di un prodotto, coinvolgendo a monte i fornitori di materie prime e di componenti, utilizzando in tutte le fasi produttive l’ecodesign, trasformazione decisiva per minimizzare la creazione di rifiuti». S'ignora che, secondo la Commissione europea, la politica agricola comunitaria deve sfruttare il potenziale dell'economia circolare e favorire la multifunzionalità dei sistemi agricoli, quindi anche l’integrazione fra attività agricola e produzione di energia.
«A parte la visione, manca l’innovazione e gli esempi sono molti nel testo. - prosegue Livio de Santoli - Si ignora il tema dell’innovazione nello sviluppo delle fonti rinnovabili sul nodo cruciale della loro localizzazione, che non può essere risolto solo proponendo, nella sezione “Energia rinnovabile, idrogeno e mobilità sostenibile”, di realizzarli «in misura importante tramite lo sviluppo di parchi eolici e fotovoltaici offshore». Le rinnovabili sono date per scontate, come se non avessero problemi, come se non ci fossero obiettivi importanti da raggiungere nei prossimi dieci anni assolutamente impensabili in mancanza di semplificazione autorizzativa e di sviluppo industriale».
Oltre a ciò, secondo FREE, sono state ignorate le trasformazioni dell’automotive che si verificheranno in questo decennio, nella parte dedicata alla “Inclusione e coesione” si elencano proposte generiche relative alle politiche per il lavoro, alla fragilità sociale ed economica e alla coesione territoriale.
«Nemmeno una parola sulla politica industriale per assicurare la giusta transizione ai lavoratori e alle imprese dell’automotive e della raffinazione; politica che, data la problematicità e le dimensioni della riconversione, andrebbe avviata subito, per evitare effetti regressivi. - continua Livio de Santoli - Stupisce l’assenza di interventi sull’auto elettrica; sono ignorate le infrastrutture di ricarica se non a favore delle stazioni di servizio. Le ferrovie sono un pezzo della transizione è vero, ma è giusto dire che non c'è negli investimenti un'attenzione alle città, come ad esempio l’evidente squilibrio verso l'alta velocità a scapito di metro e tram, ma anche con inutili investimenti sulle autostrade, che si dovrebbero ripagare con le concessioni. Nulla sull’idrogeno per l’industria energivora, nulla sullo sviluppo delle hydrogen valleys. Manca l’interlocuzione con gli enti locali e con le associazioni».
Non un cenno sugli strumenti per l’efficienza energetica, nonostante la considerevole quota a questa dedicata, che però è stata ridotta notevolmente del 27%, se si pensa che nella prima bozza erano stati impegnati 40 miliardi di euro che ora sono diventati 29,3. Non un cenno agli ambiti della geotermia e del mini idroelettrico, nonostante il loro possibile sostegno alla filiera industriale nei settori tecnologici legati alle rinnovabili e alla tutela del territorio. E sparisce completamente il biometano nonostante sia una filiera che coinvolge il settore agricolo, quello industriale e quello energetico e che in assenza di politiche adeguate potrebbe diventare l'ennesima occasione mancata per l'Italia.
«Da tutto ciò scaturisce una scarsa adesione ai principi del Next Generation EU che - conclude Livio de Santoli - potrebbero comportare più di una perplessità in Europa perché, ricordiamolo, le azioni dovrebbero essere improntate al rafforzamento del potenziale di crescita del Paese, con la creazione di posti di lavoro e con la resilienza sociale ed economica, nonché con l'effettivo contributo alla transizione verde e digitale. Cioè con un'attenzione particolare alle giovani generazioni».