Case più fredde contro la crisi del gas
piano di Scajola: «Ridurre di due gradi il riscaldamento, dobbiamo imparare a fare le formiche» - da La Stampa del 24.01.2006
24 January, 2006
Paolo Baroni
ROMA
Non siamo ancora all’austerity ma poco ci manca. Anche ieri la Russia ha tagliato del 5,4% il quantitativo di gas che l’Italia aveva chiesto. Il freddo si fa sempre più pungente, le scorte calano, e adesso ci tocca pure abbassare il riscaldamento di casa. Spiega il responsabile delle Attività produttive, Claudio Scajola: «Nessun allarme, ma dobbiamo imparare a fare di più le formiche che le cicale». Insomma dobbiamo consumare di meno, abbassare il riscaldamento in case e uffici, ed evitare ogni possibile spreco adottando i consigli del decalogo predisposto dagli esperti del ministero e che ora il più mediatico dei governi repubblicani chiede alle tv di pubblicizzare al massimo.
Dopo il decreto che venerdì ha reso possibile il blocco delle forniture a pezzi importanti della nostra industria, Scajola ieri ha avviato la «fase due» del suo piano. Per oggi sono attesi due distinti provvedimenti. Il primo, quello di maggior impatto sui cittadini, è un decreto ministeriale col quale verranno ridotte di 1-2 gradi le temperature di uffici pubblici e case private: dal limite attuale, 20 gradi più due di tolleranza, si dovrebbe scendere a 18-19 (+2 di tolleranza) con l’esclusione di ospedali, case di cura, scuole materne e asili nido. Secondo alcune stime basterebbe infatti ridurre di un solo grado la temperature di stufe e termosifoni per risparmiare un buon 10% dei consumi.
Il Consiglio dei ministri convocato in via straordinaria per questa sera alle 18 è invece chiamato a varare il decreto, ben più complesso, che consentirà ai produttori di energia di far funzionare alcune centrali elettriche ad olio combustibile anziché a metano. In ballo ci sono una serie di deroghe alle norme sulle emissioni, che hanno già scatenato le polemiche soprattutto da parte di Regioni (Lazio e Lombardia) ed ambientalisti. Anche il ministro per l’Ambiente Altero Matteoli ha drizzato le antenne: «Da parte mia c’è tutta la buona volontà di collaborare - ha dichiarato ieri - ma servono precise garanzie ambientali, ovvero che le misure vengano adottate solo in casi di effettiva emergenza e per periodi molto limitati di tempo, e che l’olio utilizzato nelle centrali sia a basso contenuto di zolfo».
Mentre la data di scadenza delle misure è già fissata, al 26 marzo, la questione più delicata da definire è proprio quella relativa alla tipologia dei combustibili (e quindi anche delle centrali) da autorizzare. I tecnici sono al lavoro da giorni e sino all’ultimo momento sono possibili modifiche, su questo come sui altri punti del provvedimento. Che sostanzialmente sarà articolato in tre parti: una che consente il passaggio degli impianti da gas a olio, una che autorizza gli impianti più vecchi a rientrare in servizio ed una terza che impone al Gestore di rete di ritirare in via prioritaria la produzione di questi impianti. L’obiettivo è quello di realizzare un risparmio di 30-40 milioni di metri cubi di gas al giorno a fronte di un consumo medio totale di circa 400. Il parco centrali, per una produzione complessiva di circa 5.500-5.800 megawatt/giorno, sarebbe composto dagli impianti Enel di Montalto di Castro, Rossano Calabro e Porto Tolle e dalle centrali Edipower (Edison-Aem Milano/Torino e soci minori) di Turbigo (Mi), Sermide (Mn) e Piacenza. Quasi tutti possono funzionare a «btz», ovvero ad olio basso tenore di zolfo, ma non è escluso che alcuni di questi (anche per cause di forza maggiore, come la scarsa disponibilità di prodotto) debbano far ricorso al più inquinante «atz».
Nell’attesa del vertice di questa sera, intanto, il ministro alle Attività produttive ieri ha varato un’altra serie di misure: ha scritto ai prefetti per sollecitare d’intesa con i sindaci il rispetto rigoroso delle norme sugli impianti di riscaldamento che come detto si pensa di rendere più rigide, quindi ha predisposto un decalogo di suggerimenti convocando il Consiglio dei consumatori per chiedere la massima sensibilizzazione dei cittadini, ed infine ha scritto ai presidenti di Rai, Mediaset e la7 per caldeggiare il massimo appoggio delle reti tv.
Anche ieri non sono mancate le proteste: dei consumatori, che sollecitano un’inchiesta parlamentare e temono impennate delle bollette; della Legambiente, contraria alle deroghe sui limiti di inquinamento; e dell’opposizione, che con Bersani (Ds) e Realacci accusa il governo si essersi mosso troppo tardi.