«Nell’Adriatico abbiamo giacimenti interessanti. Ma resta tutto fermo»
da La Stampa del 25.01.2006
25 January, 2006
Domenico Dispenza è direttore generale di Eni divisione Gas e Power: vendere metano ed energia è il suo mestiere.
Direttore, le tariffe del gas restano quelle fissate dall’Autorità fino ad aprile: niente rincari. Passato il trimestre arriveranno gli arretrati?
«Diciamo che il prossimo aumento sarà più consistente di quello fissato a inizio gennaio allo 0,7%. A quella cifra le tariffe non coprono l’incremento dei costi energetici. D’altra parte a dicembre nessuno sapeva ancora quello che sarebbe successo».
Speriamo che ad aprile il clima sia più mite.
«Speriamo che non si ripeta un inverno come questo, che è stato uno dei più rigidi degli ultimi anni ovunque. Temperature così basse in tutti i paesi d’Europa, nello stesso periodo, non si erano mai viste: è questo che fa del 2006 un anno eccezionale. Aggiungiamoci le scaramucce tra Russia e Ucraina ed ecco spiegata la crisi del sistema».
Abbassiamo il riscaldamento di un grado, dice il governo. Servirà?
«Otterremo un risparmio notevole. Però è necessario che lo facciano tutti».
Ma chi controlla?
«Solo il buonsenso. Che dovrebbe indurci a controllare tutti gli sprechi. In ogni casa ci sono perdite di calore: finestre malsigillate, cassoni delle serrande, eccetera. Le famiglie devono controllare, nel loro interesse».
C’è poi il famigerato gas bruciato per produrre l’energia elettrica che vendiamo all’estero. Ai produttori conviene: alle famiglie?
«Questo è un capitolo a parte, ed è un altro elemento eccezionale. Per la prima volta l’energia elettrica costa molto più cara nei paesi dell’Europa centrale che in Italia. È naturale che i produttori vendano, ma le famiglie non ne risentiranno: per questo c’è l’Autorità».
Metano per il caldo, metano per cucinare, metano per l’energia. Siamo troppo metanodipendenti?
«Una scelta inevitabile. Anzitutto perché costa meno del gasolio. In secondo luogo perché le emissioni inquinanti sono dimezzate. Terzo, non c’è emissione di polveri...»
Ci ha convinti. Però ora il metano scarseggia.
«Perché dipendiamo dal duopolio Russia-Algeria. Se avessimo i rigassificatori, potremmo importarlo da altri paesi a costi più bassi, riequilibrando offerta e prezzi di mercato».
La produzione nazionale è poca cosa, d’accordo. Però è in calo. Perché?
«Lo sfruttamento dei giacimenti è cominciato durante la seconda guerra mondiale: sono in via di esaurimento. Quelli da sfruttare, nell’Adriatico, sono invece fermi per ragioni tecniche».
Perché?
«Perché si teme che togliendo il gas il fondo marino si abbassi di qualche centimetro. Gli studi di cui dispone l’Eni dicono che non c’è pericolo, ma la questione è delicata».
Si teme la rivolta ambientalista. Molti rigassificatori sono stati fermati per lo stesso motivo.
«Io faccio il manager, preferisco non entrare in questioni politiche. Sotto il mare stimiamo ci siano risorse equivalenti a 30 miliardi di metri cubi/anno».
Non sarebbe male: un terzo circa del consumo nazionale.
«Insisto: cerco di vendere gas ed energia ai prezzi più bassi possibile».
Davvero non ci sono alternative al metano?
«C’è solo un’altra fonte di energia altrettanto pulita ed economica. Ma anche qui c’è di mezzo una questione politica molto complessa».
Il nucleare.
«Appunto. Io faccio il manager, certe scelte toccano ad altri».