Per il WWF il bilancio ambientale delle Olimpiadi invernali può considerarsi positivo
Rispetto alla negative esperienze del passato, come Bormio 2005. Unici nei: gli impianti per il bob e il salto
01 February, 2006
“Tutti gli impianti hanno una destinazione d’uso post-olimpica, il villaggio olimpico è coerente con il piano regolatore, la localizzazione di gran parte delle strutture è in aree urbane dunque già antropizzate, poche sono le cubature aggiuntive: insomma, il bilancio per l’ambiente - ha detto Michele Candotti, Segretario generale del WWF Italia - si può considerare positivo alla luce soprattutto di veri e propri scempi in aree naturali che in passato si sono realizzati in occasione di alcuni grandi eventi sportivi. Primo fra tutti i recenti mondiali di sci di Bormio che, come attesta lo studio del WWF sull’impatto ambientale dell’evento, ha fatto scempio di aree preziose all’interno del Parco dello Stelvio. In sintesi, un buon modello, perfezionabile, quello di Torino 2006 da cui si può partire per poter coniugare finalmente sport e ambiente”.
Tra gli elementi positivi notati dal WWF c’è anche lo scongiurato pericolo del temuto “effetto domino” dell’evento sportivo che, come è accaduto per le Colombiane 1992 o per i Mondiali di Sci di Bormio 2005, avrebbe potuto provocare una valanga di altre opere inutili e dannose costruite in virtù dei finanziamenti a pioggia. Per le Olimpiadi di Torino questo non è accaduto: la mancata “speculazione” è un passo in avanti senz’altro apprezzabile.
I rilievi del WWF si limitano a due aspetti che da subito l’associazione ha fato notare: si sono costruiti in aree delicate e di pregio ambientale impianti imponenti per due discipline sportive assai poco praticate nel nostro paese: la pista da bob e quella del trampolino per il salto. Nel caso dei trampolini non è stata presa in considerazione la cosiddetta "opzione zero" (non interveto) in considerazione della vicinanza con gli impianti francesi di Abertville, consentita dalla normativa CIO, ma sono stati realizzati tre nuovi trampolini non previsti e non necessari, ignorando i molteplici vincoli idrogeologici (legati alle aree di esondazione del fiume Chisone), i vincoli paesaggistico-ambientali e la possibile interferenza con zone tutelate di interesse comunitario, né è stata presa in considerazione la realizzazione di strutture removibili.
Il trampolino e la pista da bob rischiano a questo punto, di restare le due ‘cattedrali nel deserto’ lasciate dai Mondiali, ma nel bilancio complessivo restano solo due nei che ci auguriamo possano servire come ‘memoria’ per il futuro