Vernice mangiasmog: il Comune di Milano avvia esperimento in un quartiere
- da Naturaeinquinamento.it del 10.12.2005
07 March, 2006
Il professor Lambicchi, mitico personaggio del Corriere dei Piccoli, utilizzava una vernice magica per rendere vive e reali le persone ritratte nei quadri. Con una vernice, meno magica ma altrettanto sorprendente, oggi si può invece combattere lo smog in città e sconfiggere chi ci ruba l’aria.
Il comune di Milano, dopo alcuni esperimenti che hanno dato ottimi risultati, è pronto ad avviare un piano per utilizzare sull’asfalto e sulle pareti delle case una vernice in grado di ridurre gli inquinanti attraverso il processo di fotocatalisi.
A Segrate, primo comune in Italia, l’esperimento è in atto da tempo in una via dove la concentrazione di inquinanti, grazie al trattamento dell’asfalto e delle pareti delle case, non ha mai raggiunto anche nei periodi più critici la soglia di attenzione. Così in una strada di Ortisei (Bolzano) e in un sottopasso ferroviario di Milano in zona Lambrate, da tempo miracolosamente bianco e non più color nero fumo, è stata registrata una diminuzione complessiva di ossido di azoto pari al 22,7%. La vernice può essere utilizzata anche per gli interni delle case e tenere così alla larga i batteri. In un esperimento effettuato in uno stabilimento alimentare i batteri sono diminuiti del 43% e i lieviti e le muffe del 76%.
La vernice (ecopittura per le pareti e ecorivestimenti per l’asfalto e le pavimentazioni industriali) è prodotta dalla Global Engineering di Milano, che opera con il Gruppo Italcementi e Millenium Chemicals (Usa). Claudio Teruzzi, amministratore unico di Global Engineering, per fugare facili entusiasmi ha precisato che la vernice non basta a combattere l’inquinamento però «certamente aiuta».
Il principio di questa scoperta è simile a quanto di più semplice esista in natura. La fotocatalisi imita in sostanza la fotosintesi clorofilliana nel trasformare le sostanze ritenute dannose per l’uomo. Il processo chimico che sta alla sua base è infatti una ossidazione che si avvia, grazie all’azione combinata della luce (solare o artificiale) e dell’aria. «I due elementi a contatto con il rivestimento delle superfici - ha spiegato Terruzzi - favoriscono l’attivazione della reazione e la conseguente decomposizione delle sostanze organiche ed inorganiche come il Pm10. Le sostanze inquinanti e tossiche vengono trasformate, attraverso il processo di fotocatalisi, i nitrati di sodio, carbonati di sodio e calcare. Sostanze assolutamente innocue».
Secondo le analisi del Cnr una superficie attiva di un metro quadrato potrebbe riuscire a depurare al 90% un metro cubo d’aria in 45 secondi. Oppure un chilometro quadrato potrebbe muovere dall’atmosfera 32 tonnellate di inquinante all’anno. I costi, tra l’altro, sono sostenibili in quanto in base ai parametri del Comune di Milano un metro quadrato di asfalto trattato costa 32,04 euro contro i 30,53 euro di una pavimentazione tradizionale. La Regione, tra l’altro, ha stanziato 5,5 milioni di euro per favorire la diffusione anche tra i privati dei rivestimenti fotocatalitici.
E’ il Giappone il paese dove la fotocatalisi è maggiormente sviluppata con oltre mille brevetti di prodotti e un mercato previsto per il 2005 pari a 10 miliardi di dollari. In Europa, invece, è attivo il progetto Picada (Photocatalytic Innovative Coverings Application for De-pollution Assessment) che ha come obiettivo la riduzione attraverso nuovi materiali dei livelli di ossido di azoto sotto i 21 ppb entro il 2010.
«In Italia - ha spiegato Terruzzi - la ricerca sulla fotocatalisi segue l’esempio giapponese. Nel corso di questi ultimi dieci anni, infatti, l’interesse scientifico ed ingegneristico sull’applicazione della fotocatalisi allo studio dei materiali semiconduttori è cresciuto altrettanto esponenzialmente rispetto al resto del mondo».