L'emergenza in Campania si poteva evitare?
Eco dalle Città non segue giorno per giorno la cronaca dell’emergenza rifiuti nel Napoletano ma vi offre alcuni elementi di valutazione
01 June, 2003
Eco dalle Città non segue giorno per giorno la cronaca dell’emergenza rifiuti nel Napoletano ma vi offre alcuni elementi di valutazione. Oltre alla selezione di rassegna stampa, una conversazione col subcommissario regionale Giulio Facchi. Che riflette con noi ad alta voce sulle difficoltà di attuazione del piano e sulle ragioni della crisi di questi giorni di maggio. “Siamo rimasti imprigionati in un meccanismo perverso e non si può solo dare la colpa alla gente che protesta in modo localistico o irrazionale. Concretamente avevo previsto che il crescente stoccaggio di montagne di ecoballe di CdR ,destinate ad attendere per anni l’apertura degli inceneritori, avrebbe provocato una nuova emergenza se non si disponeva qualcos’altro, o almeno una più articolata distribuzione di questi stessi stoccaggi. Ma il concessionario di tutto il ciclo degli impianti, Fide-Fisia, non ha dimostrato interesse a evitare il patatrac e inoltre tutti i provvedimenti che prendevamo nelle ultime settimane per spostare il Cdr venivano impugnati dai sindaci…” Il meccanismo del piano campano, (vedi precedenti edizioni di Eco dalle Città) è basato su grossi impianti di selezione dei rifiuti dai quali escono tonnellate di “ecoballe” di Cdr (dopo che il secco è stato separato dall’umido) che dovranno essere bruciate nei termovalorizzatori, la cui costruzione però è ancora bloccata dalle contestazioni. “Il meccanismo perverso di cui parlavo è alimentato dal project financing e dal carattere interamente privato della gestione dei rifiuti ottenuta dal concessionario. Come è noto, il profitto è dato dalla produzione e vendita di energia negli inceneritori. Il concessionario ottiene i crediti dalle banche solo se dimostra che recupererà i ritardi dei termovalorizzatori bruciando in futuro tutto ciò che stocca nel frattempo,o, in altri termini, stoccando tutto, il più vicino possibile agli impianti, per bruciarlo magari tra 4 anni. In questo modo la dimensione progettata per il già grande inceneritore di Acerra tende ad aumentare, e con ciò aumenta anche la opposizione popolare..” A far scattare l’emergenza sono stati gli stoccaggi di ecoballe di Cdr a Caivano e Giuliano, bloccati a un certo punto dai dimostranti. Ma che fastidio gli dà il Cdr? “Il problema è che lo stoccaggio è stato fatto tutto a Caivano e Giuliano, sono montagne vere e proprie, c’è innanzitutto un fastidio visivo comprensibile. Inoltre questo Cdr non è della migliore qualità,la separazione non è abbastanza raffinata e da un po’ di odori... Ora portiamo un po’ fuori Regione i rifiuti ma è evidente che dovremo rivedere il piano. Anche perché altrimenti il concessionario Fide Fisia tira fuori nuove proposte impraticabili come quella di stoccare il Cdr ad Acerra o di mettere in cantiere un terzo inceneritore quando già i primi due non partono.” Due sembrano essere le direttrici di questa possibile revisione del piano: la realizzazione o utilizzazione di discariche almeno provvisoriamente in attesa che il sietma Cdr-inceneritori vada in porto, e l’aumento della raccolta differenziata che riduce la massa di rifiuti da smaltire.